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A Perugia il ‘Festival Marocchino’

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A Perugia il ‘Festival Marocchino’

PERUGIA – Giovedì 14 agosto
Lila, musica e danze Gnawa Bambara
Evento inserito nella Notte Bianca di Castiglione del Lago

Info su Gnawa Bambara
La musica Gnawa è una vera e propria pratica terapeutica, differente da quella degli ordini mistici del sufismo popolare arabo-mussulmano, poiché i Gnawa, fedelmente alle tradizioni africane, attraverso la loro pratica, attuano una riconciliazione e alleanza con gli spiriti possessori. La trance-music Gnawa è da sempre oggetto di studio antropologico e etno musicologico.
E’ una tradizione, quella gnawa, che si tramanda di generazione in generazione da molti secoli. Attualmente questa musica sopravvive in Marocco e in Algeria dove si è conservata fino ad oggi. Un intreccio di provenienze e di colori si aggiunge al panorama del sound etnico. Un connubio tra Africa e Europa, Italia e Maghreb. In questo esperimento di fusione tra i ritmi tradizionali della musica gnawa e del ‘rai’ algerino, e quelli del patrimonio popolare europeo, dal jazz alla taranta, non si avverte alcuna dissonanza, alcuna dicotomia. Anzi il tutto si amalgama, ma ogni cosa mantiene la sua specificità. Questo connubio è quindi anche un buon auspicio: perché non solo nella musica, ma in ogni frangente delle nostre esistenze quotidiane si realizzi questa fusione, pur nel rispetto delle diversità. I Gnawa o Gnaoua marocchini sono musicisti neri eredi degli antichi schiavi originari del Ghana, Sudan occidentale, Guinea, Mali, Niger, Senegal e presenti nelle regioni di Essauira, Fes Marocco., Marrakesh, Casablanca.
Il rito praticato si chiama Derdeba e comporta un sacrificio, una processione fino alla “sede” che ha fatto l’invito e un rituale notturno, la Lila, con danze profane e sacre di possessione. In quest’ ultima parte vengono invocate entità sovrannaturali, i Mlouk, attraverso musiche corrispondenti. Nella Derdeba e nella Lila, musica e danza sono vissuti come liberazione catartica, avvicinamento spirituale, perdita di coscienza, guarigioni.
Gli strumenti principali che appartengono a questo stile sono il gumbri e le qraqeb oltre alle percussioni e ad altri strumenti sia a corda che a fiato. Il gumbri è simile ad un grande basso acustico con la cassa di legno e le corde di una fibra ricavata dalle interiora degli animali. Le qraqeb somigliano a delle nacchere di metallo di grandi dimensioni e costituiscono la base ritmica di questa musica.
Col tempo, la musica gnawa ha cominciato a destare interesse anche al di fuori della società tradizionale, ed è salita alla ribalta internazionale. Suonatori gnawa si esibiscono ora anche in collaborazione con musicisti di origine non nordafricana, come Bill Laswell, Adam Rudolph e Randy Weston. Alcuni tradizionalisti sono scettici riguardo a questa commistione di un genere sacro con musiche dagli scopi più marcatamente commerciali.

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Venerdì 15 agosto
Danza del ventre con musica berbera dal Sahara

La danza orientale o baladi è una danza originaria del Medio-Oriente e dei paesi arabi, eseguita soprattutto, ma non esclusivamente, dalle donne. Si pensa che l'origine di questa danza si trovi nei riti di fertilità, associata sia alla religione che all'esoterismo. In senso stretto, il termine indica la danza classica orientale che si è sviluppata nelle corti principesche del Medio-Oriente. In un senso più vasto, può indicare tutte le forme che si conoscono al giorno d'oggi. La danza orientale è tradizionalmente praticata dalle donne, perché esprime interamente la femminilità, la vitalità e la sensualità. La danza del ventre è unica nel suo genere: esistono diversi stili, che cambiano a seconda del Paese d'origine, come la danza col velo. In generale, questa danza è caratterizzata dalla sinuosità e dalla sensualità dei movimenti: è di effetto sia con musiche ritmate che lente. Di solito è praticata da danzatrici professioniste. La danza del ventre è particolarmente adatta al corpo femminile, perché aumenta la flessibilità e la tonicità del seno, delle spalle, delle braccia, del bacino, ma soprattutto della pancia: gli addominali sono coinvolti profondamente nei movimenti, modellando la linea e giovando agli organi interni. Tonifica le cosce, migliora l'agilità delle articolazioni e sembra ritardare l'osteoporosi. Inoltre, la danzatrice orientale ha il diritto di essere in carne – le danzatrici formose sono le più apprezzate – e può mostrare le proprie forme, come una statua di Maillol. Quello che importa non è la rotondità ma la sensualità, la grazia e la sinuosità dei movimenti.

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Sabato 16 agosto
Nour Eddine, presentazione nuovo album.
Musicista, cantante e coreografo dalle antiche origini berbere. Autore di diverse opere musicali del deserto e del mediterraneo. Ha fondato vari gruppi musicali di musica etnica del deserto e Gnawa, fra cui il gruppo Azahara, Desert Sound, Jajouka, con i quali ha realizzato concerti sia in Italia che all’estero. Ha collaborato con Tony Esposito alla realizzazione della colonna sonora del film "Storie d’amore con i crampi’ e con il gruppo Trancendental (premio Globo d’oro per la colonna sonora de "Il Bagno Turco"). Ha partecipato con il suo gruppo musicale e di danza all’ultimo film del regista algerino "L’albero dei Destini Sospesi" (54° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia) e come cantante al film "L’appartamento" di Marco Bellocchio. Ha fondato nel 1997 il gruppo NOUR-EDDINE, progetto culturale e musicale del deserto, con il quale ha vinto il festival folklorico di Vejano ed ha partecipato alla trasmissione "Condominio Mediterraneo" in onda su RAI 3. Ha inoltre collaborato, sempre con i Trancendental, per la realizzazione della colonna sonora del film "Elvjs & Merilijn" di Armando Manni. Dopo il commosso omaggio ai sapori, ai profumi, ai colori e alle musiche di Zri–Zrat, il suo villaggio d’origine, Nour–Eddine si è dedicato alla realizzazione di un progetto discografico basato sul recupero della ricchissima e affascinante tradizione tribale e rituale Gnâwa e Jahjûka, di ascendenza sufi, dal titolo appunto "Gnawa & Jahjuka Trance".
Il suo è uno spettacolo che coniuga suoni e atmosfere intrisi di profonda spiritualità con i ritmi liberatori della festosità rituale: il risultato è una trascinante cura collettiva per la mente e per il corpo.