
AREZZO – Il ’68 ha lasciato tracce indelebili sulla lingua italiana, sul teatro, sul cinema, sul costume, sulle relazioni interpersonali, sul modo di fare politica, sulla scuola. Dei diversi “linguaggi” di questa esperienza, che cambiò profondamente la società italiana, si parlerà mercoledì 28 maggio alla facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo dell’Università di Siena (viale Cittadini, Pionta, dalle ore 15), in un convegno organizzato in collaborazione con il Comune di Arezzo.
I lavori, coordinati dal preside Camillo Brezzi, si apriranno con le relazioni introduttive di Mariano Bianca, docente di Filosofia della mente, sugli ideali e le utopie del ’68, e della storica Patrizia Gabrielli che parlerà delle trasformazioni nel rapporto pubblico-privato e nelle relazioni tra uomo e donna. Seguiranno gli interventi di Laura Caretti, docente di Storia del teatro e dello spettacolo, Andrea Martini, docente di Storia e critica del cinema, Andrea Messeri, docente di Sociologia e Giuseppe Patota, docente di Storia della lingua italiana.
Proprio Giuseppe Patota presenterà anche alcune curiosità linguistiche, spiegando, ad esempio, come proprio con il ’68 finisca il tabù delle parolacce e si diffonda l’uso del ‘tu’, «che», dice, «da pronome della confidenza diventa pronome della solidarietà sociale».
Ma il ’68 ha lasciato tracce profonde anche sulle espressioni dello spettacolo: da lì «nasce un’idea di teatro che non sia morto o mortale per gli spettatori», spiega Laura Caretti, «che non addormenti il pubblico, ma che sia vivo, che crei un contatto diretto, che cancelli la distanza tra la platea e lo spazio dell’illusione, un teatro che si può fare in qualsiasi luogo, nelle piazze nelle palestre nelle strade». Andrea Martini spiegherà invece come «il cinema avesse già annunciato le esigenze, gli obiettivi, le rivendicazioni del ’68, cambiando il linguaggio e il modo di rappresentare la società: penso a film», dice, «come Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard (1960) o a I 400 colpi di Francois Truffaut (1959)».
L'iniziativa di mercoledì prossimo è la prima di una serie che la facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo organizzerà quest'anno per raccontare il ’68. Un ciclo che inizia a maggio, mese in cui scoppiò la protesta in Francia. “Del ’68 si ricorda soprattutto il movimento studentesco”, spiega il preside della facoltà di Lettere e Filosofia Camillo Brezzi: «anche per questo la facoltà promuoverà varie occasioni di riflessione scientifica per far conoscere agli studenti, oltre che al pubblico, cosa significò questa esperienza e come ha cambiato la società italiana».