
AREZZO – La penultima serata del festival aretino ha voluto sul palco i Subsonica, formazione torinese sulle scene ormai da quindici anni. Un concerto importante in pieno stile Subsonica, con un impatto scenico e scenografico quanto più potente possibile, che evoca l'atavica ricerca dell'opera d'arte totale; è con la forma d'arte più facilmente fruibile, la musica, che i Subsonica fanno il da sempre difficile mestiere dell'artista, raccontando il mondo dal proprio punto di vista.
Un racconto in musica e parole che vuol trasmettere un significato ben preciso, voluto e ricercato. E' questa la missione che i Subsonica svolgono dando corpo al proprio modo di stare sul palco, rendendo lo show fisico e dinamico coinvolgendo profondamente la platea. Perciò sfruttano tutto l'utile al raggiungimento dello scopo, a partire dall'elettronica con cui modulano a piacimento suoni e ritmi, passando per la luce, l'oscurità, il colore e persino l'abito.
Due enormi pannelli luminosi si muovono in verticale, l'uno colorando l'atmosfera, l'altro trasmettendo figure e forme che danzano insieme al pubblico.
Una scarica abbagliante di bianco squarcia il palco per tutta la lunghezza poco prima delle Ventidue, mentre dietro appaiono in nero i Subsonica.
“Veleno” e “Glaciazione” aprono la danza di Samuel che chiama i giovani di fronte a lui ad alzare le mani, quindi un saluto tirando il fiato “ Buonasera a tutti, ogni volta che veniamo qua ad Arezzo ci sentiamo come a casa per una serie di fattori. Tanti amici musicisti che ritroviamo con piacere.
Vorremmo stasera insieme a voi trasformare questo bellissimo luogo in una Discoteca Labirinto”. Una discoteca strana per altro, bianca senza luci colorate lunga centinaia di chilometri dalla quale non si possa uscire, immaginata su di un ritmo dispari in sette ottavi.
Viene riproposto anche il brano “Istantanee”, primo singolo della band che “rappresenta tutto il nostro suono” ricorda Samuel.
Un suono che, ci ha spiegato Max Casacci, chitarrista e fondatore della band, raggiunto telefonicamente prima del concerto, “Nasce principalmente dai bit e dalle linee di basso, anche se alcuni brani vengono fuori come classiche canzoni acustiche, tant'è che abbiamo pubblicato nel 2003 Anomalia Subsonica di soli brani acustici. Per quanto riguarda i testi, di cui ci occupiamo principalmente io e Samuel, tutto avviene esattamente come per le musiche: le parole seguono la musica in modo molto naturale, di costruito non c'è nulla perchè si cerca di parlare dello smarrimento dei nostri tempi”.
Ed è appunto l'introspezione nell'essere umano uno dei filoni più affascinanti della musica Subsonica. Propongono l'indagine del lato oscuro “quello che ognuno di noi vorrebbe non esistesse” ricorda Samuel introducendo “Alba Oscura”, raccontano la violenza domestica in “Cane Nero”, un brano altamente evocativo in cui suoni e luci si fondono perfettamente per raccontare il disastro nell'animo della vittima, mentre terrorizzata avverte impietrita e tremante i passi dell'orco.
Tanta è anche l'attenzione per i temi d'attualità che coinvolgono la vita quotidiana di tutti. “Ali Scure” invita a riflettere su tutte le guerre causate dal petrolio , per protestare contro le quali sul palco si spengono le luci, “Nei nostri Luoghi”, introdotto da Max Casacci con una critica netta alla reintroduzione delle centrali nucleari in Italia, è uno spunto per fermarsi a pensare sulla preziosità della natura che ci circonda.
“Noi – ci ha risposto Casacci interrogato su quale sia secondo lui la possibile eredità dei Subsonica – lasciamo sempre dei punti in sospeso all'interno dei nostri testi, qualcosa di irrisolto che lascia la porta aperta alla libertà dell'ascoltatore, alla sua fantasia, alla sua voglia di interpretare. In questo senso i nostri brani conoscono un'eredità comune che appartiene a chi ci ascolta”. E' un amore per il pubblico che sul palco è dimostrato da performances sempre al massimo, senza risparmiare alcun che
Un'ultima riflessione: visto che siamo in Italia, chi salverà la musica secondo i Subsonica?
Risponde Max “Chi ha voglia di cercarla e di amarla, chi ha voglia di ascoltarla e di suonarla!”
Auguriamo ai Subsonica di non stancarsi mai di continuare a salvare la musica.
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Articlolo scritto da: Sandro Farinelli