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Beethoven e l’arte del quartetto

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Beethoven e l’arte del quartetto

Auryn, l’amuleto magico descritto nel romanzo “La storia infinita” di Michael Ende ha dato il nome a uno dei quartetti più prestigiosi presenti oggi nel panorama musicale, una formazione autorevolmente sulle scene concertistiche da più di venticinque anni. Il Quartetto Auryn sarà ospite il 2, 3, 5 e 6 dicembre ad Arezzo per il Festival I Grandi Appuntamenti della musica, realizzato con il patrocinio e i contributi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con il supporto di Comune e Provincia di Arezzo, e della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
La residenza del Quartetto, rappresenta un progetto dal forte valore sia didattico che divulgativo,
caratteristica che rappresenta, da sempre, uno degli obiettivi del Festival. Tutti i Quartetti per archi di Beethoven saranno infatti eseguiti in sei concerti nell’arco di due anni (tre in questa edizione e tre nell’edizione 2009). “Un’esperienza d’ascolto fra le più appaganti – racconta il musicologo Francesco Ermini Polacci – nutrimento imprescindibile per lo spirito e l’intelletto”. Il programma delle esecuzioni non si limiterà ad una scelta cronologica, ma è stato strutturato attraverso interessanti accostamenti che riveleranno, per affinità e contrasti, tutta l’originalità, la maestria e la sempre più profonda espressività con le quali Beethoven coltivò il genere. ” Un itinerario – spiega Ermini Polacci – che comincia nel 1800, con i primi sei Quartetti dell’op. 18: snelli e fluidi, ben torniti e classicamente intesi, che guardano ai modelli imperituri di Haydn e Mozart, pur non senza novità (Sabato 6 dicembre, ore 21.15 – Teatro Pietro Aretino). Con i successivi tre Quartetti op. 59, portati a termine nel 1806, la scrittura di Beethoven si fa più sinfonica e drammatica, conosce sonorità più spesse; ancor oggi li chiamiamo Quartetti Rasumowsky, perché destinati all’ambasciatore russo a Vienna, conte Andreas, che Beethoven omaggiò nascondendo in quel fitto tessuto temi popolari provenienti dalla madrepatria del dedicatario (Martedì 2 e venerdì 5 dicembre, ore 21.15 – Teatro Pietro Aretino). Ravvicinatissimi seguono poi, fra il 1809 e il 1810, altri due lavori isolati: il Quartetto op. 74, detto Delle arpe per i caratteristici arpeggi, quasi fremiti, del primo movimento (Sabato 6 dicembre, ore 21.15 – Teatro Pietro Aretino); il Quartetto op. 95, passato alla storia come Serioso per il suo carattere predominante, lavoro bruscamente rapido, il più breve di tutti i quartetti di Beethoven (Martedì 2 dicembre, ore 21.15 – Teatro Pietro Aretino). Dunque ragione e sentimento, scienza e natura – conclude Ermini Polacci – principi apparentemente opposti ma che l’arte di Beethoven fa miracolosamente convivere, lasciandoci ancora oggi commossi e stupiti”. Ragione e sentimento, scienza e natura che il musicologo racconterà martedì, 2 dicembre, alle ore 10.00 agli studenti del Liceo Classico e Musicale “Francesco Petrarca” di Arezzo “così da concretizzare degnamente i protocolli d’intesa in essere con il locale Liceo e la Facoltà di Lettere e Filosofia – spiega Giulia Ambrosio, direttore artistico del Festival – ovvero mettendo a disposizione un progetto musicale che si riveli anche un potente messaggio didattico”.