Home Attualità ‘Brava’ mostra di Gian Domenico Sozzi

‘Brava’ mostra di Gian Domenico Sozzi

0
‘Brava’ mostra di Gian Domenico Sozzi

AREZZO – Dopo Dust defying gravity di Grace Weir e Birdcatcher di Mike Marshall, il programma di video screening della Galleria Image-Furini Arte Contemporanea prosegue con Brava (2006) di Gian Domenico Sozzi.
Brava (2006) potrebbe essere definito una specie di percorso a tappe, una sorta di itinerario che ad ogni sua sosta si è servito di nuoveappendici e ulteriori episodi che hanno alterato le esigenze narrative e la genesi dell’originario frammento di spettacolo. Dopo la prima proiezione alla ex fabbrica Presbitero di Via Farini a Milano nel settembre del 2006 in occasione della collettiva “The Three Cities” a cura di Gyonata Bonvicini, Anna-Catharina Gebbers e Paolo Zani, Brava è stato in seguito proiettato presso la galleria Zero di Milano. Nelle sue successive soste, il lavoro è stato ospitato dal gruppo di artisti inglesi “Canal” presso lo spazio espositivo Peer nell’East End di Londra, dal museo Fesch di Ajaccio in Corsica e quindi dalla Galleria Isabella Bortolozzi di Berlino e, nello scorso dicembre, dalla Galleria Civica Montevergini di Siracusa.
Brava (2006) è un “found footage”, nasce dal caso, da un incontro fortuito e dalla volontà dell’artista di condividere questo momento prezioso e inatteso. Consiste nell’utilizzo di un frammento di un filmato a bassa definizione della cineteca RAI. Il documento televisivo riprende l’edizione del “Macbeth” di Giuseppe Verdi (Teatro alla Scala Milano, 1977) diretta da Claudio Abbado per la messa in scena di Giorgio Strehler e ricorda una delle più straordinarie performance nella carriera della soprano afro-americana Shirley Verret. Il frammento selezionato da Gian Domenico Sozzi si apre con la figura della cantante unica protagonista del proscenio, tutto tace e si concentra sul volto della diva pronta ad evocare con il canto tutte le potenze infernali e si conclude sempre con lo stesso volto che alla fine dell’aria, tra l’ovazione incontenibile del pubblico, sublima il vertiginoso crescere delle tensioni in una lacrima.
In questa sede Brava si accompagna ad ulteriori brevi momenti e a nuovi suggestivi capitoli.
Io credo (2007) è un collage che si riferisce ad un altro episodio della carriera di Shirley Verret quando, anni dopo, richiamata alla Scala per interpretare una Carmen non ottiene lo stesso successo di pubblico e ad un giornalista che le chiede di ritornare sul palco risponde per l’appunto “io credo applausi finiti per me”. “La Ievo Nieviesta” (2007) nuovo sviluppo di questa storia, nasce dalla lettura di Oblomov e ripercorre la storia di una fanciulla che scoprendosi innamorata incontra una “felicità senza ornamento”!, non più dunque all’orizzonte la donna guerriera della tragedia shakesperiana, ma un paesaggio dove “la tristezza dell’anima domanda alla vita il suo segreto”.
“Ficappesa” (2008) sottolinea ancora una volta come la pratica artistica di Gian Domenico Sozzi nasca da una serie di inciampi e incontri fortuiti, dal suo sapere cogliere e nutrire la casualità degli eventi, l’ordinario accadere delle cose. Il semplice nastro che richiudeva un pacco si riallaccia simbolicamente per dare forma ad un contenitore pieno di promesse, prima fra tutte quella della fertilità.