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Cina, riaperta inchiesta sulla morte della studentessa 17enne

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PECHINO – La polizia cinese ha riaperto l'inchiesta sulla morte di una studentessa di 17 anni, Li Shufen, che sabato scorso ha scatenato le violente proteste della popolazione che ha accusato le autorità del distretto di Weng'an di voler insabbiare la vicenda e proteggere il presunto stupratore e assassino della giovane, perché figlio di un responsabile locale.
Il capo del partito comunista della provincia di Guizhou, Shi Zongyuan, ha sottolineato l'importanza di prevenire ogni "contraddizione sociale" che possa pregiudicare le Olimpiadi, ammettendo poi che i 30mila manifestanti di sabato scorso rappresentano un segnale di insoddisfazione nei confronti dell'autorità locale.
Il corpo della studentessa è stato rinvenuto in un fiume il 22 giugno scorso; la polizia aveva archiviato il caso come suicidio per annegamento, ma la famiglia di Li ha regito di fronte a queste conclusioni ritenute affrettate. Dopo la manifestazione con scontri, feriti e auto date alle fiamme di sabato, sono state arrestate 14 persone secondo le autorità locali, oltre 300 per il Centro d'informazione per i diritti dell'uomo e la democrazia con sede ad Hong Kong.