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Consiglio Comunale: gli atti di indirizzo

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Consiglio Comunale: gli atti di indirizzo

AREZZO – I costi della politica è stato l’argomento dell’atto di indirizzo presentato dal consigliere comunale Giovanni Pelini (Ps): “I costi della politica non vanno confusi con i costi della democrazia, imputati impropriamente alle circoscrizioni. Sono semmai nei consigli di amministrazione delle società partecipate dove pletoricità ed entità dei gettoni di presenza rappresentano un sottobosco di aggravi per la collettività spesso non sostenuti da efficienza e capacità gestionali”.
Marco Manneschi (Città aperta) si è dichiarato favorevole all’atto di indirizzo: “La razionalizzazione dei costi della politica va rapportato al controllo dei risultati. Il parametro di riferimento di questi ultimi è il perseguimento dell’interesse pubblico al quale devono tendere i rappresentanti politici nelle società partecipate”.
Luigi Polli (Pd) ha ritenuto l’argomento da “campagna elettorale. Se da qualche parte bisogna partire è dal Parlamento e dalle Regioni. L’atto di indirizzo di Pelini è più di propaganda che di reale intervento: se è pur giusto andare a verificare i costi di gestione dei consigli di amministrazione, esso cavalca un clima da ‘anti-politica’ attualmente in voga che non condivido”.
Raffaello Giorgetti (Fi) ha ritenuto che per incidere sui costi sarebbe più opportuno intervenire sugli enti inutili ma “l’atto di indirizzo è un segnale di moralizzazione che come Consiglio Comunale dovremmo dare”.
Francesco Macrì (An) si è detto “contrario all’abolizione delle circoscrizioni avvenuta con il governo di centrosinistra, organi dalla portata economica modesta e che consentono a giovani e anziani di interessarsi della vita dei loro quartieri. Va interrotto il nesso tra controllo del consenso territoriale e politica: se uno dei primi atti del Pd è stato decidere di non nominare persone con tessera partitica nelle municipalizzate e nelle partecipate, vediamo se questo Consiglio Comunale rispetterà tale direttiva”. Macrì ha poi proposto con un emendamento che la stessa riduzione dei compensi indicata nell’atto di indirizzo e relativa ai consiglieri di amministrazione sia estesa a Sindaco, assessori e Presidente del Consiglio Comunale”.
Marco Tulli (Verdi) ha affermato di dover distinguere “tra costi della democrazia e costi della politica. Il rischio è quello di creare una democrazia per censo che non permetta a tutti, anche a operai e precari, di poter partecipare alla vita democratica di questo paese”.
Per Marco Bianchi (Prc/Se) “la materia è complessa e dovremmo avere il coraggio di guardare a questi problemi colpendo gli sprechi veri e non lanciando messaggi generici”.
Per Giuseppe Matteucci (Fi) “municipalizzate, convenzioni, andrebbero riviste a tutti i livelli. Ma senza un’iniziativa forte, condivisa e pubblicizzata nei dovuti modi, il tema resterà nell’ambito dell’aula consiliare e avremmo discusso solo fra noi”.
Guglielmo Borri (Udc) ha ribadito che il “compenso per gli amministratori è l’apertura alla strada della partecipazione. La democrazia ha i suoi costi, da sempre, ma non è che tagliando del 10% il compenso dei sindaci e degli assessori si risolve il problema cosiddetto della quarta settimana. Dovremmo preoccuparci semmai della qualità dei consiglieri di amministrazione perché i veri costi della politica sono le inefficienze che si vengono a creare per nomine partitiche”.
Anche Luigi Triggiano (Pd) ha invitato “tutto il Consiglio a dare risposte ai cittadini elettori ma non in modo demagogico”.
Per Luciano Ralli (Pd) “l’atto di indirizzo di Pelini potrebbe essere oggetto di ulteriore approfondimento della conferenza dei capigruppo per arrivare a un documento condiviso di tutto il Consiglio Comunale”.
Il Sindaco Giuseppe Fanfani ha voluto sviluppare alcune considerazioni: “la prima esigenza che pongono i costi della politica è di carattere etico. Ma il problema complessivo è l’inefficienza del sistema se paragonata alla rapidità decisionale di altre strutture. Le stesse leggi escono dal Parlamento con testi scoordinati che devono per forza di cose passare da un ufficio apposito al fine di recuperare razionalità lessicale e nel contenuto: se lo stesso livello istituzionale statale e legittimato democraticamente dà risposte del genere, non dobbiamo sorprenderci se, a scalare, i vari livelli amministrativo mostrano le loro pecche e forti sperequazioni. I cittadini hanno le loro ragioni, noi dobbiamo dare risposte adeguate ma dovremmo elaborare un documento più ampio dell’atto di Pelini dove il Consiglio Comunale di Arezzo si faccia portavoce del sentimento dei suoi cittadini”.
Giovanni Pelini si è detto nella sua replica soddisfatto del dibattito ma in disaccordo con l’accusa di “demagogia” rivolta al suo atto. In realtà esso riguarda “alcune oasi pubbliche dove il sistema si è fatto prendere la mano e rispetto alle quali i cittadini esigono una svolta”. Ha semmai definito “demagogico” l’emendamento di Macrì, non accettandolo, e sospendendo infine il suo atto trasferendone la discussione preventiva alla conferenza dei capigruppo per giungere a una nuova formulazione condivisa da riproporre al Consiglio Comunale nella prima seduta utile.

Il secondo atto di indirizzo discusso dall’assemblea è stato di Marco Tulli (Verdi), inerente il tema della sicurezza urbana, “che esiste quando c’è il controllo sociale dei luoghi dove si vive. E i luoghi sono controllati quando sono vissuti, quando cioè restano appannaggio dei cittadini stessi, diventano spazi pubblici di incontro e non di parcheggio automobilistico. In attesa di liberare il centro storico dal traffico, è opportuno dunque fare rispettare in questa zona il codice della strada, estendere alla domenica la Ztl A, monitorare gli accessi e il rispetto della disciplina sulla cartellonistica. Quest’ultimo è un problema grave perché spesso bisogna fare i conti con la cartellonistica abusiva. Un centro storico vivibile è premessa per la sicurezza urbana”.
Roberto Barone (Pd) ha sostenuto che questi provvedimenti potrebbero essere affrontati “nell’ambito del PUM e del Piano Urbano della Sosta potendosi così inserire in un quadro più organico e complessivo”.
Con alcune modifiche proposte dal Presidente Giuseppe Caroti l’atto di indirizzo è stato posto al voto ma non è stato raggiunto il numero legale.