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Cooperazione: vale il contratto nazionale e non la regola interna

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«Sentenza 453/2008 del Giudice del Lavoro del Tribunale di Arezzo. Il numero non dice molto ma la il contenuto è destinato a fare scuola. “Afferma il principio che anche nel mondo della cooperazione devono essere applicati i contratti nazionali di lavoro e non i semplici regolamenti interni”. Giorgio Cartocci, Segretario provinciale della Cgil, commenta così la recente sentenza che ha dato ragione ad un gruppo di ex socie lavoratrici della cooperativa Magic di Sansepolcro. “Una vertenza che la Cgil ha sostenuto con grande convinzione” afferma Marco Rossi, dirigente sindacale e responsabile Cgil Valtiberina nel 2005, cioè nel momento in cui si aprì la vertenza.
Molti fili si sono intrecciati: cooperazione, istituzioni locali, diritti sindacali. Le lavoratrici vennero assunte in Magic nel 2002, nel momento in cui la cooperativa ottenne dal Comune di Sansepolcro l’appalto per servizi di pulizia. “E la paga fu di 4,64 euro comprensivi di tutti gli emolumenti diretti e indiretti – ricorda Marco Rossi. Una cifra di gran lunga inferiore a quella del contratto nazionale del settore. Tanto da provocare prima uno sciopero e quindi il licenziamento delle operaie. Queste vennero riassunte ma per poco tempo: il rapporto di lavoro terminò definitivamente al momento della perdita dell’appalto da parte della cooperativa”.
Le socie lavoratrici, sostenute dalla Cgil, decisero però di rivolgersi al Giudice per avere quanto di loro spettanza sulla base del contratto nazionale. E la magistratura le ha dato ragione. “Il giudice – ricorda il loro legale, l’avvocato Mauro Petruccioli – ha recepito il canone istituzionale della retribuzione proporzionale e sufficiente al lavoro svolto. Un trattamento che non può essere inferiore ai minimi previsti nel contratto nazionale”.
Secondo la Cgil siamo di fronte ad una sentenza destinata ad affermare, in tutta Italia, i diritti dei lavoratori soci di cooperative: “si mettono da parte i contratti di “comodo” che servono solo ad azzerare i diritti dei lavoratori e si conferma la centralità di quello nazionale di categoria – commenta Marco Rossi. Inoltre un regolamento interno non può essere peggiorativo ma eventualmente solo migliorativo di un contratto nazionale”.
E’ una sentenza per i diritti dei lavoratori ma anche un messaggio agli enti pubblici: “deve essere chiaro per tutti, anche per le amministrazioni pubbliche, che la clausola del massimo ribasso, senza alcuna attenzione alla qualità dei servizi, non può essere applicata alle gare di appalto – afferma Loretto Ricci, segretario della Filcams Cgil. Se continuerà ad esserlo, molte cooperative, soprattutto quelle che di questa forma giuridica hanno solo l’apparenza, tenteranno di vincere la gare sulla pelle dei lavoratori, applicando regolamenti interni altamente penalizzanti sul piano dei salari e dei diritti”.»