Home Nazionale Crisi sul Mar Nero: ‘Se si apre il ‘caso Ucraina’

Crisi sul Mar Nero: ‘Se si apre il ‘caso Ucraina’

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ROMA – ''Sebastopoli sarà lo snodo per la stabilità e l'equilibrio nel Mar Nero, così come Sarajevo è stata cruciale nella guerra della ex Jugoslavia, e dalle prossime scelte si capirà se dovremo affrontare la seconda guerra fredda''. Lo dice a Ign, testata on line del Gruppo Adnkronos, Arduino Paniccia (nella foto), docente di Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Trieste, uno dei massimi esperti italiani di strategie diplomatiche e militari.

Per l'esperto, la città ucraina è ''la chiave per l'equilibrio perché la flotta russa è 'ospite' nel Mar Nero e Mosca è consapevole che Kiev sta forzando la mano per cambiare il trattato sulla presenza di una flotta 'rivale', di cui fanno parte anche sottomarini e armamenti nucleari''. Il modo in cui l'Ucraina sta affrontando il 'nodo' ''allarma la Federazione russa che, da parte sua, consapevole dell'importanza di esercitare un controllo nell'area, sfrutta l'Abkhazia come unica base militare sul Mar Nero''.

Kiev, infatti, ''proprio questa mattina ha fatto sapere per bocca del ministro della Difesa ucraino Yurii Yekhanurov che intende porre alcuni limiti alla presenza russa a Sebastopoli. Il primo riguarda limitazioni agli spostamenti dei sottomarini di Mosca; il secondo la possibilità di fare controlli agli equipaggi russi che scendono sul suolo ucraino''. E se anche ''quest'ultima richiesta appare inattuabile, la tensione fra i due Paesi è alta'', sostiene Paniccia.

Verosimilmente, prosegue l'esperto, ''la Russia risponderà negativamente alla richiesta di modifica del trattato e prenderà tempo, chiedendo una proroga, per riflettere sul futuro. Seguirà un lunga fase diplomatica in cui dovranno inserirsi la Nato e l'Unione europea per aprire un tavolo prima che la situazione precipiti''. Dopo la Georgia, sottolinea, ''questo è il nuovo fronte cui l'Alleanza Atlantica deve guardare con attenzione''.

''E in questa delicata situazione, a quanto mi dicono – prosegue Paniccia – il grande mediatore, la persona di cui si fidano Putin e Medvedev, è il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Può essere il momento di svolgere un ruolo importante da parte dell'Italia, a livello internazionale, considerando l'affidabilità che il premier russo dà a Berlusconi e considerando anche che abbiamo l'ammiraglio Di Paola come capo del Comitato militare Nato''.

Dopo lo scoppio della crisi in Georgia, e passando per la delicata situazione ucraina, ''come sostenuto in un recente articolo da Edward Luttwak, amico e collega – conclude il professor Paniccia – dalla caduta del muro di Berlino nel 1989, siamo di fronte alla fine del 'mondo unilaterale'. Luttwak ha praticamente scritto l'epitaffio per la fine del 'mondo unilaterale'''.