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Dichiarazione di Marco Bianchi

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AREZZO – Dichiarazione dei consiglieri comunali Marco Bianchi (membro Cat) e Marco Paolucci Capogruppo Rifondazione comunista: 'Ad un primo parziale esito della vicenda variantopoli possiamo trarre alcune riflessioni.
Colpiscono particolarmente, a seguito delle sentenze emesse, alcune considerazioni espresse dagli esponenti del centro destra .
Aldilà delle doverose e comprensibilmente umane attestazioni di solidarietà , il refrain dei commenti si incentra sul vittimismo giudiziario, a cui ormai un numero sempre maggiore di uomini politici di centrodestra, anche molto autorevoli si affida, ragione per cui diventa difficile considerare questa questione come credibile, entro i limiti del buon senso.
Occorre premettere che il consistente intreccio tra affari e politica e la particolare ricezione del consenso non rendono nessuno immune da eventuali degenerazioni a carattere personale. Pur sentendo di poter affermare che esiste ancora molto forte un senso dell'etica da parte di forze che storicamente hanno posto al centro della loro attenzione tale questione, molti episodi impongono ormai una riflessione a tutte le componenti politiche.
Ma in questa vicenda preoccupa più che il caso personale il contesto generale di sistema.
Negli anni di amministrazione del centrodestra abbiamo assistito a molteplici episodi che attestavano un certo tipo di mentalità di governo. Non ci riferiamo al merito delle azioni intraprese sulle quali il giudizio può essere articolato e non sempre necessariamente negativo, quanto piuttosto ad un clima in cui un mal tradotto senso del pragmatismo e dell'efficientismo assurgeva a giustificazione del sacrificio di quelli che venivano considerati i lacci e lacciuoli della democrazia, affossando così non solo la partecipazione dei cittadini, ma anche quella più istituzionale del consiglio comunale e delle circoscrizioni, nonché della stessa macchina comunale. La vittoria alle elezioni più che un viatico alla rappresentanza ha finito per rappresentare una sorta di appropriazione delle istituzioni, in qualche caso nel completo abbandono o disprezzo delle più elementari regole di convivenza istituzionale. Molti gli episodi grandi e piccoli , non solo la gestione della politica urbanistica con gli esiti che oggi vediamo e con una sistematica sottrazione degli elementi di programmazione, anche la politica culturale attraverso bandi e affidamenti finiti al centro di alcuni scandali per il legami parenterali e clientelari che li caratterizzavano, l'alienazione sistematica di beni e servizi, le innumerevoli convenzioni pagate salate e funzionali ad esautorare la macchina comunale, l'arbitrio sistematico nella gestione istituzionale delle regole super partes con conseguente delegittimazione delle prerogative del consiglio comunale, per non parlare di bollette telefoniche stratosferiche e molto personali…ecc
Elemento trascinante e degenerante di questo sistema e da noi per primi e continuamente denunciato è stato il conflitto di interessi, effetto scontato del passaggio dalla politica alla tecnocrazia. In molti hanno cercato di far credere che si potessero risolvere i problemi dei cittadini attraverso la soluzione di quelli personali e in molti (trasversalmente in questo caso) hanno abdicato al ruolo di rinnovamento della politica affidando la rappresentanza amministrativa e istituzionale ai tecnici. Anche questo ha finito per nutrire l'antipolitica pervadente e fuorviante che sta prendendo il sopravvento. Quella per capirsi che stigmatizza le cravatte di Bertinotti, ma permette la rielezione di un Presidente del Consiglio legittimato solo dalle sue leggi ad personam. Il centrodestra ha rappresentato ad Arezzo proprio questo quadro e oggi si fa scudo solo di un assordante vittimismo teso a sviare più che a chiarire. E invece chiarezza servirebbe, forse proprio anche al popolo della libertà. Questa città è stata ben amministrata per molti anni dalle forze della sinistra e l'avvento di Lucherini ha costituito una ghiotta opportunità per le forze di centrodestra. L'occasione è stata persa, tanto da costituire un'esperienza che rimarrà nella storia per il grado di degenerazione a cui sono giunti molti amministratori. Più che una difesa stizzita indignata e fuorviante, servirebbe una chiara e approfondita autocritica. Ma anche qui evidentemente dobbiamo trarne una lezione: non sono cambiati e non ne hanno intenzione. Dobbiamo dimostrare che invece può cambiare questa città e questa cultura. Alcune cose sono state fatte, la politica urbanistica ha visto l'approvazione del piano strutturale e sta recuperando gli elementi di programmazione, il consiglio comunale è tornato ad essere un luogo civile e democratico, ci siamo dotati di un regolamento per le convenzioni in forma trasparente, si sono iniziati percorsi da perfezionare di forma partecipativa ed altro ancora. Dobbiamo continuare e rafforzare questo cammino e toglierci da un equivoco purtroppo esteso nell'opinione pubblica, secondo cui il discrimine tra una buona e una cattiva amministrazione, risiede nella capacità di sviluppare giardini o rotonde, nell'illudere su faraoniche infrastrutture mai realizzabili, o semplicemente abbellire la città. Le rotonde possono essere state una felice intuizione di quell'amministrazione ma oggi le fa anche il centrosinistra e non possono comunque cancellare gli altri disastri. Progettare attraverso le esigenze reali dei cittadini, attivando una democratica partecipazione e soprattutto avendone rispetto non utilizzando le strutture pubbliche a scopo privato, costituiscono discriminanti fondamentali per accreditarsi come forza di governo. Il centrosinistra si sta impegnando su questo solco, mentre il centrodestra oggi balbetta delle scuse e non trova il coraggio di rompere con un imbarazzante passato.'