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Dichiarazione di Stefano Baldi sulla Fiera

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Dichiarazione di Stefano Baldi sulla Fiera

AREZZO – Dichiarazione del capogruppo di Fi in Consiglio Comunale: «Ancora una volta ci piace constatare che attorno alla Fiera c’è il vuoto assoluto. Nicchi, assieme ai suoi esperti, in oltre due anni non è riuscito a realizzare nemmeno l’ombra di un progetto per il rilancio della Fiera Antiquaria.
L’edizione dei “Quaranta Anni” ha toccato il suo culmine con il volo in mongolfiera di Sindaco e amici. Poi, a questo raffinato evento di promozione, si è aggiunta la consegna delle medagliette agli antiquari (in vero mal digerita da molti). È seguìto un concorso da “discount” con biglietti aerei in premio, ghirlande, annunci, fanfare e bandiere.
In più, il giorno dopo, a consuntivo della manifestazione, i suoi promotori hanno fatto una serie di valutazioni basate sugli indici della “scala nasometrica” sulla quale sembrano fondarsi tutti i riscontri dell’attuale management della Fiera: “Ci sembra che ci fosse più gente del solito!”, “In centro non si passava!”. Queste le interessanti e scientifiche dichiarazioni rilasciate. E pensare che tutti siamo stati in attesa, sperando che, per il quarantennale, il “Team Nicchi” ci regalasse un bel progetto. Nulla, eccetto i soliti andremo, diremo e faremo.
In realtà la Fiera ha bisogno di un piano industriale attento, preciso e ambizioso. Un piano che abbia come fulcro gli antiquari e il loro commercio.
In primo luogo, la Fiera deve essere un evento commerciale poi, se ben gestito, anche turistico. Se fallisce la missione commerciale del piano crollano anche tutte le altre appendici: questo purtroppo sta inesorabilmente accadendo.
Ecco perché il prezioso evento aretino ha bisogno di un management realmente esperto del settore, che sappia confrontarsi con un mercato antiquario, nazionale ed internazionale, che ha mutato schemi, riferimenti, modi d’essere, prodotto. Che sappia sostituire all’asfittico respiro delle trovate da “strapaese” una progettualità verificabile a breve, medio e lungo termine. Un management che sappia scegliere, proporre e assumersi le responsabilità senza il salvagente della politica di parte.
Non è più tollerabile che la città affidi le proprie eccellenze a che fa dell’immobilismo la propria ragione d’esistere. Perché, a nostro parere, “non fare” vuol dire “sbagliare”.»