Home Politica “Furbate e amnesie”

“Furbate e amnesie”

0

AREZZO – Dichiarazione dei consiglieri di Rifondazione Comunista e Verdi Marco Bianchi, Cristiano Rossi, Marco Paolucci e Marco Tulli: «Il Dott. Armao nell’articolo scritto alcuni giorni fa in risposta ai giovani dell’ANPI, evita accuratamente di dirci cosa pensa dei commenti in questione e addirittura con un’iperbole davvero fantasiosa, ne attribuisce la responsabilità alla cultura di sinistra. Pensiamo che la violenza sia da condannare, specie nelle forme barbare con cui si propone nel nostro paese, chiunque sia a perseguirla, di qualunque razza e credo politico. Ma non alimentiamo volutamente facili confusioni. Se si parla di ronde, di fucili, di lotta al diverso e si espongono senza pudori anzi ostentandone orgoglio, simboli che la cultura del progresso in Italia ha combattuto e che la nostra costituzione considera estranei, si raccolgono frutti amari, si imbarbarisce la nostra popolazione e la nostra gioventù. Sul fascismo e sulla violenza insensata che esprime, un piccolo sforzo poteva farlo anche Armao, a meno che non ne condivida principi e comportamenti. Non ci sfugge l’ansia trasversale di abbattere il nemico comunista. Onorati da tanta attenzione, non siamo così ingenui da non capire da dove nasca. Nasce soprattutto dalla voglia di non avere più nessuno a intralciare i manovratori, dal poter perseguire qualsiasi tipo di interesse economico e politico, dal poter usare le istituzioni in modo autoritario e padronale asservendole ai poteri di questo o quell’amministratore, dal poter evocare la trasparenza quando fa comodo e occultarla quando non si vuol far vedere chi paga o no le tasse, dal voler anteporre gli interessi personali a quelli collettivi, da perseguire un’idea di società basato sullo sfruttamento delle fasce meno abbienti facendo credere però per ragioni elettorali di essere dalla loro parte. Contro queste e altre ipocrisie, per ripristinare un livello decente di democrazia abbiamo modestamente combattuto le nostre battaglie. Chissà se Armao ne ricorda qualcuna.»