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Imprese moda nel territorio aretino

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Imprese moda nel territorio aretino

Sono stati presentati durante la tavola rotonda organizzata da Federmoda Cna, i risultati di “Smart”, un progetto di ricerca per le imprese della moda organizzato dall’agenzia formativa SSA e condotta dalla società di consulenza Klink di Empoli. L’indagine ha coinvolto 78 imprese aretine del tessile abbigliamento che sono state intervistate con 55 domande e hanno consentivo una verifica complessiva della situazione del comparto. E’ stato effettuato uno studio comparativo, tra alcune province – tra cui quella di Arezzo – per individuare le impresa più efficienti.
Il Presidente Federmoda CNA di Arezzo Aldo Cappetti commenta i risultati della ricerca: “le imprese con le performance migliori hanno mediamente un fatturato inferiore a 2 milioni di euro ed operano prevalentemente a livello nazionale concentrandosi all’estero quasi esclusivamente su un unico mercato. Di rilevanza strategica il rapporto con il personale: il numero ideale è di 6 addetti ed i risultati migliori si ottengono responsabilizzandoli e coinvolgendoli nelle decisioni aziendali. Le imprese più efficienti sono quelle che danno autonomia al personale dentro l’azienda e lo responsabilizzano nel prendere decisioni, in particolare nei rapporti con fornitori e clienti”.
Per la maggior parte delle imprese del campione il personale incide per la metà sul costo del prodotto e un terzo degli imprenditori è preoccupato di non trovare risorse umane specializzate in grado di sostituire in futuro l’attuale manodopera. L’80% del ricambio interesserà l’area della produzione mentre solo per il 10% l’area commerciale.
Cappetti prosegue commentando i risultati “Altra caratteristica delle imprese più performanti è quella di avere tutte il controllo di qualità interno e di produrre, non solo in base alle indicazioni del cliente, ma anche su disegni propri, investendo sul design e sulla creatività ed hanno quasi la metà della produzione realizzata su progetto proprio. Segnali poco incoraggianti dalla strategia: la metà delle imprese programma a non più di 6 mesi e le aspettative per il futuro sono disomogenee: un terzo delle imprese si attende per i prossimi anni una crescita del fatturato, un terzo stabile e un terzo in calo”. La grande maggioranza del campione non vuole fare investimenti in nessuna area d’impresa e chi è disposto ad investire privilegia nuovi campionari e nuove tecnologie. La metà del campione promuove il proprio marchio d’impresa mentre solo una su dieci arriva a perseguire politiche di investimento che sostengono la private label aziendale; non è un caso che solo 1 impresa su quattro investa in pubblicità.
Le proposte di Aldo Cappetti dopo i risultati: “Alla luce di questa situazione critica generalizzata l’ultima cosa che dobbiamo fare è quella di impressionarci. E’ invece opportuno ribadire un concentrato di quattro punti che possono permettere al mondo della moda di fare la differenza: promozione, banche, governo, pubblica amministrazione. L’errore più grande sarebbe quello di camminare disuniti e in modo non omogeneo. Per portare avanti l’azione politica necessaria occorre un tavolo dove si discuta senza perdere del tempo prezioso”.
Ecco altri dettagli dello studio presentato da Cna: oltre l’88% del campione fattura ogni anno meno di 2 milioni di euro ed è perciò da classificare come microimpresa. Un quarto delle imprese opera a livello internazionale, un terzo a livello nazionale, le altre a livello regionale. Il 60% delle imprese sono sub-fornitori. Tasto dolente quello dei committenti: 1 impresa su 4 realizza con un solo cliente il 70% del fatturato e il 50% delle imprese dipende per metà del proprio fatturato da un solo cliente. Sul fronte dei fornitori l’articolazione aumenta a seconda del mercato in cui l’impresa opera.
La redditività è più bassa per le imprese che si rivolgono direttamente ai negozi o al consumatore mentre migliora per chi vende alla grande distribuzione o a grossisti: tra queste, le più redditizie sono le imprese con pochi dipendenti. Il 72% del campione adotta una politica di prezzo concorrenziale e il 16% delle imprese dichiara che le tecnologie presenti all’interno sono frutto di ricerche fatte in proprio. La metà dichiara di non svolgere attività di progettazione.