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Inchiesta di Altroconsumo su 657 punti vendita in 44 città

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Inchiesta di Altroconsumo su 657 punti vendita in 44 città

ROMA – Boicottare il carovita è possibile. In un anno una famiglia media può risparmiare quasi 2000 euro, sulla spesa alimentare, per l’igiene personale e della casa, se abita a Milano, 1050 euro a Roma, 1900 euro a Firenze, 1555 a Parma. Come? Scegliendo il punto vendita più conveniente, grazie alla concorrenza tra supermercati e iper, che in queste e altre città, come Verona, La Spezia, Brescia, Pisa, funziona bene e fa scattare il gioco dei prezzi al ribasso. A beneficio dei consumatori.

E’ l’Italia della grande distribuzione con rincari a macchia di leopardo e dinamiche concorrenziali attive più al centro-nord che al sud, quella fotografata da Altroconsumo. Per il ventesimo anno di fila, l’associazione indipendente di consumatori ha tracciato la mappa del dove fare la spesa in 44 città italiane, visitando 657 punti vendita e rilevando 122.000 prezzi.
Firenze risulta la piazza più conveniente. Maglia nera dell’indagine Reggio Calabria, dove la spesa alle famiglie costa ben il 32% in più che nel capoluogo toscano. Potenza e Aosta seguono a ruota, con prezzi più cari del 30%.

Modalità dell’inchiesta ormai rodate: fatta la spesa con due ipotetici carrelli, cioè due panieri di spesa-tipo, il primo con prodotti confezionati di marca e freschi, il secondo, più attento al portafogli, scegliendo solo il primo prezzo, dunque considerando anche gli hard discount.
Stilati degli indici di convenienza a base 100, conferito alla città più conveniente per la spesa-tipo, Firenze, appunto. Qui, e a Pisa, la concorrenza è da manuale. Da anni Esselunga, Coop e Ipercoop combattono nelle due città una guerra a suon di prezzi ribassati, pur di accaparrarsi i consumatori. I risultati: un costo della spesa annua attorno ai 6 mila euro, ben al di sotto della media delle altre città. Dove la concorrenza latita, il caro-spesa si fa sentire: la vicina Livorno, per esempio, con una spesa media di 6.677 euro in un anno, dove la forbice dei prezzi tra i punti vendita non varia di oltre il 12%. Male anche Aosta e gran parte delle città del sud, tra cui Palermo, Reggio Calabria e Catania.

Prodotta anche una “lista nera” della spesa: la farina Barilla è rincarata in un anno di oltre il 50%; gli spaghetti della stessa marca si presentano a scaffale con un prezzo più alto del 34% rispetto a metà 2007. Riso Scotti Ora Classico +29% e penne De Cecco +20%. Ci si potrebbe consolare con un bicchiere di spumante, il cui prezzo, in un anno, è sceso del 6,4%: non un genere di prima necessità, però.

I dettagli delle 44 città sono disponibili nella guida al Superisparmio, che può essere richiesta telefonando dalle ore 9 alle 19, dal lun al sab, al numero verde 800.90.50.38, oppure consultando il sito dell’associazione www.altroconsumo.it.