Home Nazionale Karadzic davanti al giudice: ‘Non parlo’

Karadzic davanti al giudice: ‘Non parlo’

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BELGRADO – E' finita la latitanza di Radovan Karadzic l'ex leader dei serbo-bosniaci ricercato da 13 anni per genocidio. Secondo quanto è stato reso noto dalla presidenza della Serbia, Karadzic è stato ''localizzato e arrestato'' su un autobus a Belgrado. La cattura sarebbe avvenuta venerdì, mentre questa notte c'è stato un primo interrogatorio da parte di un giudice istruttore serbo. Secondo il diritto serbo, l'interrogatorio preliminare è il primo passo verso la procedura per l'estradizione.
Milan Dilparic, il magistrato che lo ha ascoltato, non ha voluto rivelare i contenuti del faccia a faccia. Mentre il legale dell'ex latitante, Svetozar Vujaci, ha riferito che il suo assistito è rimasto in silenzio alla lettura delle accuse a suo carico. Karadzic avrebbe rotto il mutismo soltanto per sbottare verso il giudice: "Questo processo è una farsa". Dilparic ora valuterà l'esistenza delle condizioni per la consegna al Tribunale penale dell'Aja (Tpi). L'ex capo dei serbi di Bosnia, dopo la decisione del giudice istruttore, avrà tre giorni di tempo per presentare un ricorso che, in tal caso, sarà esaminato da un collegio di giudici.
Karadzic, 63 anni, è apparso molto dimagrito rispetto al passato. L'avvocato ha fatto sapere che il suo cliente ha rifiutato i primi pasti che gli sono stati offerti in cella. Il medico legale che lo ha visitato dopo l'arresto ha assicurato che le sue condizioni di salute sono buone e stabili.
Secondo quanto reso noto dal legale, l'ex leader serbo-bosniaco è stato arrestato già nella notte di venerdì scorso. Al momento non si conoscono le circostanze della cattura, ancora avvolte da un alone di segretezza. La presidenza serba nella tarda serata di ieri ha emesso una nota in cui si limitava a riferire che "è stato localizzato e arrestato" dalle forze di sicurezza a Belgrado. Secondo la versione resa dall'avvocato Vujacic, è stato preso mentre era a bordo di un autobus in viaggio verso la località serba di Batajnica. La polizia lo ha ammanettato e incappucciato per poi trasferirlo in un centro di detenzione rimasto segreto.
In cima alla lista dei ricercati dal Tribunale penale internazionale dell'Aja (Tpi) per i crimini di guerra e contro l'umanità commessi nell'ex Jugoslavia, Karadzic deve rispondere delle accuse di genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità per il ruolo svolto nella sanguinosa guerra di Bosnia, la più feroce fra quelle scatenate dalla dissoluzione della Jugoslavia, che tra il 1991 e il 1995 provocò due milioni di profughi e duecentomila vittime. Il suo nome è inoltre legato al massacro di Srebrenica del 1995, quando furono uccisi circa 8mila civili tra i 12 e i 77 anni.
"Rincuorato" dall'arresto il segretario generale delle Nazioni Unite, il sudcoreano Ban Ki-moon. "E' un momento storico per le sue vittime, che hanno atteso 13 anni che Karadzic fosse portato davanti alla giustizia internazionale", ha detto con soddisfazione dal Palazzo di Vetro di New York. Ban Ki-moon si è congratulato con le autorità di Belgrado "per questo decisivo passo verso la fine dell'impunità di cui godevano coloro che sono accusati di gravissime violazioni del diritto internazionale" durante il conflitto dei Balcani.
"Abbiamo dimostrato di essere seri e di volere veramente fare parte dell'Unione europea", è invece stato il primo commento del ministro degli Esteri serbo, Vuk Jeremic.
"Ora il procuratore capo del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia potrebbe decidere che c'è piena collaborazione da parte della Serbia", commenta dal canto suo l'Alto rappresentante per la Politica estera e di difesa dell'Ue, Javier Solana.
Ieri sera, dopo l'annuncio della presidenza di Belgrado, centinaia di persone in festa si sono riversate per le strade di Sarajevo, città che per 43 mesi è stata sotto il tiro spietato degli uomini di Karadzic e costato la vita a 12.000 persone il massacro di 11.000 persone.