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Mercati degli agricoltori: non una moda, ma una vera opportunità

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Mercati degli agricoltori: non una moda, ma una vera opportunità

AREZZO – «Il mercato degli agricoltori locali? Ma quale, quello di Sant’Agostino il primo sabato di ogni mese? Beh, è una cosa carina, ci trovi i formaggi o gli ortaggi biologici delle tue terre… Ma non scherziamo, la spesa vera si fa al supermercato». Chi ha passeggiato il primo sabato di ogni mese ad Arezzo, in Piazza Sant’Agostino, nel pieno centro storico, ha forse pensato questo mentre acquistava un miele biologico solo perché al supermercato non si trova. E’ ora però che si faccia chiarezza sul valore reale dei mercati di vendita diretta. A suonare il campanello d’allarme è Legambiente Arezzo, principale promotore, insieme a Comune, Provincia, Asci, associazioni agricole e rete dei GAS di Arezzo del mensile Mercatale “Campagna Aperta” che tornerà anche per sabato 5 luglio, stessa sede stessi orari.

«E’ ancora diffusa l’opinione che in fondo un mercato di agricoltori che allevano maiali in bosco allo stato brado o che si rimettono a coltivare varietà di mele o patate locali quasi dimenticate, sia poco più che una moda culturale, uno sfizio tanto per far rivivere i bei tempi dei mulini e della pasta fatta in casa dalla nonna» dice Beppe Croce, presidente del Circolo Laura Conti di Arezzo. Secondo Legambiente Arezzo l’organizzazione su scala mondiale dell’agrobusiness, con stabilimenti da decine di migliaia di capi, grande impiego di acqua per irrigazione, concimi e pesticidi, ci ha permesso di mangiare le fragole e le zucchine per tutto l’anno, oltre alla possibilità di scegliere vassoi di sole cosce di pollo.

«Tuttavia l’agrobusiness – prosegue Croce – è anche quello che oggi ci regala terreni sempre meno fertili e la spirale incontrollabile tra prezzi del petrolio e prezzi delle derrate alimentari». Un peso quello dell’agrobusiness quantificato tra il 15 e il 30 per cento dei motivi del surriscaldamento globale tra tagli delle foreste tropicali per dare spazio a nuovi allevamenti bovini e colture intensive di mais, soia e riso,.

«La sfida di tornare a consumare prodotti e varietà locali secondo il ritmo delle stagioni, tornare a un rapporto diretto tra agricoltori e cittadini (la cosiddetta ‘filiera corta’) – sostiene Legambiente Arezzo – è tutt’altro che marginale o nostalgica, ma rappresenta la strada maestra per garantire un futuro di fertilità per le nostre terre e una sovranità delle nostre comunità nelle scelte alimentari. Ed è una proposta che sta suscitando nuove energie e iniziative in molte città del mondo». E’ la stessa sfida che ha lanciato da alcuni anni il mercato ormai quasi quotidiano che gli agricoltori bio di Vermont, Pennsylvania e New York organizzano a Union Square nel cuore di Manhattan o i mercati degli orti urbani biologici di Lima in Perù o di Rosario in Argentina. Orti nati nei quartieri più disagiati non per la noda del ‘bio’, ma per attenuare la miseria delle popolazioni dei barrios e la loro totale dipendenza dai capricci del mercato per ogni genere di prima necessità.

L’agricoltura biologica ad Arezzo è sempre più in crescita negli ultimi anni. Proprio la provincia di Arezzo rappresenta una delle prime in Toscana per numero di operatori biologici. Attualmente operano nel territorio aretino circa 400 aziende che praticano l’agricoltura biologica. Il territorio aretino è leader in Toscana per la produzione di miele biologico. Sabato 5 luglio, in piazza Sant’Agostino ad Arezzo, dal mattino al tramonto, saranno presenti numerosi produttori. Inoltre tra gli eventi collaterali è prevista per le 10,30 la presentazione della pubblicazione “Piante Antiche” a cura di Vivai Belfiore. Alle ore 11 una dimostrazione sul recupero degli oli usati domestici, tappi di sughero e nobilitazione di altri rifiuti, a cura del DES Distretto Economia Solidale. Dalle 17,30 saranno i suoni popolari della tradizione contadina locale ad accompagnare l’acquisto di prodotti locali.