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Pane e pasta: le ragioni dei rincari

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AREZZO – Cna Alimentare non ci sta. “La categoria non può essere accusata di speculare sui prezzi di pane e pasta – afferma il Presidente regionale Alfredo Landucci. Panificatori e pastai negli ultimi anni hanno invece fatto da cuscinetto agli aumenti di materie prime, energia, tasse, costo del lavoro. Stretti nella morsa tra calo dei consumi, una grande distribuzione non disposta a riconoscere l'impennata dei costi e una dinamica crescente dei prezzi di farine; semole ma anche uova, imballaggi, latte e così via, le piccole imprese della panificazione e della pasta si ribellano. Non vogliono essere additate come responsabili di odiose speculazioni proprio tra generi di prima necessità”.
E’ una posizione, quella di CNA alimentare, che emerge anche a seguito degli incontri avuti presso il Ministero dello Sviluppo economico con Antonio Lirosi, l’authority per la sorveglianza dei prezzi, per discutere proprio sui rincari della pasta e del pane.
I panificatori in particolare – prosegue Walter Ferracci, responsabile di Cna alimentare Arezzo – non ci stanno a quella che ritengono una campagna di demonizzazione nei loro confronti soprattutto se si tiene conto che dal 2000 in poi gli aumenti del pane sono sempre stati al di sotto del tasso di inflazione, e questo nonostante l'impennata di tutti i prezzi dovuta all'introduzione dell'euro”.
Ma nel 2007 qualcosa è cambiato: i prezzi delle materie prime e i costi aziendali, a cominciare dall'energia, le tasse, i trasporti, il costo del lavoro, hanno subito un aumento improvviso. Il grano e la farina sono cresciuti del 100 per cento e le imprese non hanno potuto fare altro che incorporare sul pane almeno questo aumento.
I panificatori sono in difficoltà prosegue Walter Ferracci “ le vendite del pane sono in calo sia per un uso minore di questo alimento nella dieta giornaliera ma anche perché la grande distribuzione non riconosce ai fornitori i costi dell'invenduto. Più di così panificatori e pastai italiani non possono proprio fare e apprezziamo quindi la volontà dell’ authority di comprendere le dinamiche autentiche dei settori”.
E proprio Mister prezzi ha chiesto un ulteriore sforzo ai panificatori che si sono impegnati fino al 15 aprile ad effettuare sconti su alcune delle qualità di pane più diffuse e a fare offerte in vendita promozionale nelle ultime ore della giornata. In cambio il garante ha promesso di accelerare i tempi di firma del decreto di «denominazione di panificio», convocare i molitori e il tavolo energia per un approfondimento del tema.
Discorso a parte merita la pasta fresca, anch'essa nell'occhio del ciclone per i rincari. I rialzi delle farine infatti si sono attestati a oltre il 130%; del 30-40% sono aumentate le farine di frumento tenero; del 22% il burro; del 68% la ricotta e di ben 1'80% il latte in polvere. Ma non basta. Sono saliti anche i prezzi del Grana padano (+20%), delle uova (30%). Senza dimenticare i costi energetici, lievitati in modo esponenziale per effetto del caro-petrolio a cui poi si legano inevitabilmente gli aumenti anche degli imballaggi. “In uno scenario del genere, i pastai non avrebbero potuto sopravvivere senza ritoccare i propri listini – afferma ancora Landucci. Anche se è doveroso far notare che, nonostante gli aumenti anomali di quest’anno che sono arrivati mediamente al 40%, i listini hanno visto un aumento in linea con gli anni passati cioè del 5%. Anche per loro nessun riconoscimento del caro-costi da parte della grande distribuzione. “Nessuno sa che le offerte tre per due, per esempio, conclude Landucci, le pagano i pastai, rimettendoci spesso di tasca loro”.