AREZZO – Dichiarazione di Giovanni Peline (PS) – «Negli anni Cinquanta, i padri di un D’Alema giovincello e di un Veltroni bambino, scesero in piazza con le bandierine inneggianti a “falce e martello” contro la cosiddetta “legge truffa”, una legge elettorale simile all’attuale che avrebbe assegnato un bel premio di maggioranza alla Dc. L’attuale legge è ancora peggiore visto che impedisce perfino di esprimere preferenze. Anche a seguito di quella esperienza di lotta politica, il giovane D’Alema e il bambino Veltroni maturarono la consapevolezza che la democrazia è un bene prezioso che va difeso.
E giustamente la partecipazione eccezionale scongiurò la “legge truffa” salvo poi trasformarsi a volte, è il caso dell’assurda difesa delle pensioni-baby, in strumento propagandistico che ha costituito zavorra per la realizzazione di riforme necessarie al paese. Oggi, con una legge simile a quella che anche noi socialisti combattemmo, anzi peggiore, il Pd scende in piazza in nome del cambiamento per cercare consensi, insieme solo a Di Pietro e ai Radicali, formazione quest’ultima che fino a qualche mese fa, mentre stava con i socialisti, si è caratterizzati come elemento di difficoltà aggregativa. Che fine ha fatto l’Ulivo? Pensare, abbiamo speso tante energie assieme! Ma un'altra domanda si impone: questo nuovo corso avrà ripercussioni sulle amministrazioni locali?
Il neo-Pd vola al centro, dove dovrebbe esserci più spazio, (un tempo al centro si collocavano i conservatori). Sembra che uno dei massimi partiti politica debba collocarsi, nell’agone politico, lì dove stanno i ceti sociali espressione di un benessere consolidato da conservare per il futuro, come se l’impoverimento delle famiglie, la precarietà, non riguardi tutti, come se da dopo la Prima Repubblica non vi fosse stato un declino della politica. Senza considerare come paesi un tempo ben lontani dal nostro livello economico, penso alla Spagna, oggi ci sorpassano dopo il buon governo di centrosinistra rappresentato dai socialisti. Paesi che ottengono risultati eccezionali dando dimostrazione che con la capacità politica si può fare un’economia forte.
Noi socialisti difendiamo quella identità e quella cultura europea del socialismo, compreso quello italiano che contribuì al boom economico, come successo in Spagna e in tutti i maggiori paesi europei. Quindi noi ci rivolgiamo sì anche a un elettorato di centro ma nella convinzione che occorre risolvere i problemi generali del paese e soprattutto dei più deboli.
La scelta del bipolarismo spinto tenta di giustificarsi in nome della governabilità, certamente auspicabile, ma con una legge che distrugge valori rappresentativi storici, dove il sondaggio la fa da padrone e diventa propaganda elettorale.
Un appello quindi agli elettori: votate secondo i fatti e non le supposizioni, e un fatto è che in tutta Europa il socialismo democratico ha dato benessere e sviluppo.»