PECHINO – Il Presidente del comitato olimpico internazionale Jacques Rogge l'aveva previsto: a Pechino il doping non si farà attendere, 'prevediamo almeno il doppio dei casi che ci furono ad Atene nel 2004'. Detto, fatto. Quarto giorno dei giochi e primo caso di doping: la 27enne ciclista spagnola Maria Isabel Moreno e' risultata positiva all'Epo in un controllo eseguito il 31 luglio nel villaggio olimpico. Epo ricombinante e non Epo di terza generazione: questo il verdetto della provetta.
L'atleta, che rischia due anni di squalifica, non ha nemmeno aspettato l'esito del test ed è volata a casa. Nessuna cronometro per lei, fine dei giochi. Secondo le informazioni raccolte dall'agenzia Dpa, il campione della Moreno e' stato inviato a Parigi per ulteriori esami dopo quelli eseguiti ai Giochi. La crociata antidoping di Pechino 2008 si sviluppa attraverso 4500 test, quasi 1000 in piu' rispetto a quelli di Atene 2004. ''Chiedo a questa ciclista di dirci chi le ha dato questa sostanza'' ha tuonato il governo di Madrid per bocca del segretario allo Sport iberico, Jaime Lissavetzky. ''Non possiamo permettere che si faccia un danno tale al nostro paese''. Durissimo il presidente dell'Unione ciclistica internazionale Pat McQuaid che ha accusato la Spagna di essere troppo 'indulgente davanti al doping'. 'Non mi sorprende particolarmente 'ha dichiarato McQuaid – che sia spagnola l'atleta coinvolta. Gli spagnoli sono troppo indulgenti davanti al doping e stanno rimanendo indietro nella lotta all'uso di sostanze illecite. Devono rendersi conto del problema e devono affrontarlo. Altri paesi gia' lo fanno da anni. Questa notizia mi ha molto infastidito'. Un'attenzione particolare, in questi giorni, e' stata infatti dedicata ai ciclisti spagnoli. La formazione maschile, che ha conquistato il titolo con Samuel Sanchez nella prova in linea, si e' lamentata per le visite troppo frequenti degli ispettori: 3 in 4 giorni, tra emissari Wada e Uci, durante la scorsa settimana. Ora, il caso della Moreno contribuisce ad alimentare nuovi sospetti ed offre l'occasione a Pat McQuaid di caricare a testa bassa sul ciclismo iberico, che da tempo è avvolto da non troppe luci e moltissime ombre.