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Riccò: ‘Ho preso Epo prima del Tour’

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Riccò: ‘Ho preso Epo prima del Tour’

ROMA – ''Ho assunto la sostanza, che tutti conoscete, prima di partire per il Tour''. E' una confessione totale quella di Riccardo Riccò davanti alla Procura antidoping del Coni. Incontrando i giornalisti al termine dell'audizione, cominciata alle 12.50 e durata circa un'ora, il ciclista emiliano ha ammesso di aver assunto Epo di terza generazione prima della Grande Boucle.
''Ho sbagliato, è stato un errore di gioventù. Sono venuto qui non per ottenere clemenza ma perché avevo un peso e mi volevo liberare. E' stato soltanto un mio errore – ripete – e anche per questo ho rifiutato di presentare la richiesta per controanalisi''.
''Dopo il Giro d'Italia non avevo in programma di partecipare al Tour. Ero stanco sia di testa che fisicamente, allora ho deciso di fare questo errore di gioventù'', spiega l'emiliano. ''Ho assunto la sostanza prima di partire per il Tour, è stato il fascino della corsa a spingermi a fare questo. Su Internet si trovano tutte le informazioni necessarie: se l'ho preso, ero convinto di non rischiare. Non sono stato consigliato da nessuno''. Sull'eventuale coinvolgimento di altri soggetti, si è limitato a rispondere: ''Ci sono indagini in corso''.
Dopo la positività al Tour de France, Riccò è stato licenziato dalla sua ex squadra, la Saunier Duval. ''Ho un pensiero per la mia squadra, per chi lavora grazie ai nostri risultati e per i miei compagni che hanno dovuto lasciare il Tour. A loro vanno le mie scuse. Ora pagherò per questo errore, per il momento non penso minimamente di tornare in bici'', dice l'atleta, che si è presentato allo stadio Olimpico con gli avvocati Alessandro Sivelli e Valeria De Biase, rappresentante dello studio Ascari.
Al Tour ''due controlli sono risultati positivi. In Francia non ho ammesso le responsabilità'', precisa l'emiliano. Quando la positività è stata ufficializzata dall'Agenzia antidoping francese, Riccò è stato prelevato dai gendarmi. Ha trascorso una notte in cella ed è stato interrogato dagli inquirenti transalpini. ''Ero frastornato, ho trascorso una notte in cella e mi è passato di tutto per la testa'', dice ripensando alle vicende di un paio di settimane fa. La bicicletta ora non la voglio neppure vedere. Me ne vado in vacanza e poi riprenderò a lavorare con mio padre. Non so se tornerò''.