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Ricerca medica e nanotecnologie per sconfiggere l’Alzheimer

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Ricerca medica e nanotecnologie per sconfiggere l’Alzheimer

MILANO – Parte oggi il Progetto NAD (Nanoparticles for therapy and diagnosis of Alzheimer Disease), un progetto di ricerca multidisciplinare che ha l’obiettivo di diagnosticare con largo anticipo e contrastare in modo efficace la malattia di Alzheimer. La ricerca, finanziata dal Settimo Programma Quadro dell’Unione Europea, avrà un costo totale di 14,6 milioni di euro, di cui 3,8 milioni per l’Università di Milano-Bicocca, capofila del progetto. Coordinatore scientifico del progetto è il professor Massimo Masserini, ordinario di biochimica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia. Per l’Università di Milano-Bicocca sono tre i dipartimenti coinvolti nella ricerca: dipartimento di Medicina Sperimentale, dipartimento di Neuroscienze e Tecnologie Biomediche e dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze.

Recenti statistiche indicano che nel mondo 24,3 milioni di persone sono affette da demenza con 4,6 milioni di nuovi casi all’anno (un nuovo caso ogni 7 secondi). In Europa i casi di demenza sono circa 5 milioni, di cui oltre 3 milioni dovuti alla malattia di Alzheimer. Questo valore è comunque destinato ad innalzarsi drasticamente, visto il continuo aumento delle aspettative di vita; nel 2040 è previsto che il numero di casi raddoppierà nell’Europa Occidentale e triplicherà nell’Europa dell’Est. Nonostante i numerosi progressi in ambito scientifico, che hanno permesso di interpretare le basi molecolari della malattia, ben pochi sono stati i progressi in campo terapeutico e diagnostico.

L'obiettivo dello studio, sviluppato nel campo delle nanotecnologie, è quello di realizzare nanoparticelle (NPs) in grado di attraversare la barriera emato-encefalica per raggiungere il cervello, sede principale della malattia di Alzheimer. Alle nanoparticelle verranno legate molecole in grado di riconoscere (diagnosi) e distruggere (terapia) le placche amiloidi che si depositano nel cervello in tale malattia. L’efficacia delle NPs sarà alla fine verificata su modelli animali della malattia (ratti transgenici). Se le aspettative della ricerca saranno attese, si potrà passare alla sperimentazione sull’uomo. I risultati ottenuti potranno avere un enorme impatto nella diagnosi precoce e nella cura di una malattia ad elevato costo sociale ed alta incidenza.

Nella insorgenza e nello sviluppo del morbo di Alzheimer la produzione e l’accumulo del peptide beta-amiloide (Aβ), un frammento della Proteina Precursore dell’Amiloide (APP), svolgono un ruolo centrale. I frammenti di beta-amiloide si aggregano formando oligomeri, fibrille e placche che inducono una progressiva degenerazione delle cellule nervose. I tre tipi di nanoparticelle sviluppate e impiegate nel Progetto NAD, polimeriche (PNP), solido-lipidiche (SLN) e liposomi (LIP), avranno il compito di disgregare e rimuovere dal cervello e dal sangue il peptide beta-amiloide in eccesso.

Il Progetto NAD
La ricerca, che avrà una durata di cinque anni, si svolge nell’ambito della Nanomedicina – un settore di ricerca innovativo che unisce competenze mediche e tecnologiche – ha lo scopo di progettare particelle di dimensioni nanometriche (miliardesimo di metro) con metodi altamente tecnologici per utilizzi scientifici nell’ambito della malattia di Alzheimer. Queste nanoparticelle possiedono numerosi requisiti, che le rendono uniche nell’ambito diagnostico e terapeutico. Tra le caratteristiche si segnalano alta biocompatibilità, bassa immunogenicità, assenza di tossicità, biodegradabilità, stabilità e facilità di preparazione.

Il progetto NAD coinvolge diciannove partner tra centri di ricerca e piccole e medie imprese provenienti da Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Slovacchia, Svezia, Olanda, Ungheria, Finlandia, Grecia, Belgio e Inghilterra, impegnati in un connubio multidisciplinare.