AREZZO – Nell’ambito dei controlli finalizzati al contrasto del sommerso d’azienda e di lavoro, i finanzieri della locale Compagnia hanno individuato all’interno di una abitazione privata dei cittadini di nazionalità pakistana che lavoravano oggetti di gioielleria, in violazione alle normative fiscali, contributive e di sicurezza.

All’atto dell’intervento i militari si sono trovati di fronte ad uno scenario ripugnante: ambienti sudici e maleodoranti adibiti a laboratori e ad uso abitativo; gli occupanti della casa (quattro adulti e nove bambini, di cui due neonati) vivevano tra solventi e polveri tossiche.
Immediata è scattata la segnalazione all’Ufficio Igiene dell’A.S.L. di Arezzo, intervenuto sul posto con propri funzionari, che ha interessato per i profili di competenza il Sindaco ed i Servizi Sociali.
Nei confronti di un pakistano, risultato titolare di partita IVA, è stato emesso dalla locale Direzione Provinciale del Lavoro un provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale, in base a quanto previsto dall’art. 5 della legge n.123/2007.
L’operazione, che prosegue per quantificare l’ammontare dell’evasione fiscale e contributiva, è scattata a seguito di un esposto a firma di diversi cittadini di Arezzo, pervenuto alle Fiamme Gialle alcuni giorni prima.
I fenomeni di abusivismo, sia su aree pubbliche che in ambiti privati, sono costantemente all’attenzione dei Reparti della Guardia di Finanza di Arezzo, poiché provocano l’acuirsi della concorrenza sleale e degli svantaggi economici a danno degli operatori che esercitano l’attività imprenditoriale nel pieno rispetto delle prescrizioni di legge.
Tali diseconomie hanno raggiunto le dimensioni di un vero e proprio mercato illegale parallelo a quello ufficiale, che determina una riduzione sleale dei margini di competitività delle concorrenti attività distributive legali ed una contemporanea sottrazione di basi imponibili.