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Settore moda: analisi del tessuto produttivo

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Settore moda: analisi del tessuto produttivo

AREZZO – Non proprio mutevole come le collezioni di stagione, lo scenario economico del settore tessile, abbigliamento e calzaturiero, è comunque in costante evoluzione. E se il tessuto produttivo della moda è cambiato velocemente, non sempre le aziende sono state in grado di percepirne i mutamenti. Ecco allora che la Federazione Moda di Confartigianato Imprese Arezzo ha cercato, attraverso un’analisi del comparto, di mettere in luce gli aspetti caratterizzanti del mercato locale.
‘Per avere un quadro nitido della situazione occorre ricordare che nel territorio provinciale il 98,7% delle imprese del settore moda non supera i 20 addetti – spiega Manuela Boncompagni Coordinatrice della Federazione Moda di Confartigianato Imprese Arezzo – e che oltre il 50% della manodopera richiesta dalle imprese è relativa a figure professionali difficilmente reperibili sul mercato locale. E’ necessario pertanto procedere quanto prima ad un potenziamento della formazione di base, di quella specialistica e professionale, favorendo inoltre il dialogo tra l’Università, i responsabili dell’orientamento e le imprese in modo da coordinare l’attività svolta a monte dai primi con le necessità espresse dalle ultime’.
Il mercato inoltre si presenta in continua evoluzione, un cambiamento a cui le imprese non sempre riescono ad adeguarsi. ‘Le conseguenze sono la crescente perdita di competitività ed il rischio di uscire da un mercato che fino a qualche anno fa si era in grado di dominare – continua Manuela Boncompagni – Le imprese maggiormente penalizzate da questi cambiamenti sono sia quelle di modeste dimensioni strutturali che le grandi; le prime perché non riescono a sviluppare le necessità di marketing e le seconde perché non hanno il diretto contatto con il mercato. Recuperare il contatto da un lato con il consumatore finale e dall’altro con il cliente, è perciò diventato un elemento strategico della gestione d’impresa, in quanto sono mutati strutturalmente i concetti di business; mi riferisco specificatamente al fatto che il settore non è più sales oriented ma market oriented, quindi non avere il “polso del mercato” significa non avere i presupposti per competere’.
Per recuperare il terreno perduto la parola d’ordine delle aziende quindi è attenzione verso i canali distributivi, specifica ritenuta strategica anche dalle griffes, visto l’importanza del ruolo rivestito dalla grande distribuzione e dalla distribuzione organizzata.
‘La commercializzazione, sia per la propensione di molte aziende ad effettuare lavorazioni conto terzi che per le ridotte dimensioni, è infatti quasi sempre intermediata, limitando il contatto diretto con il cliente finale – continua la Coordinatrice della Federazione Moda di Confartigianato Imprese Arezzo – Tutto ciò non permette all’imprenditore di essere soggetto attivo nelle politiche di marketing e di commercializzazione, rendendolo al contempo totalmente dipendente dalle centrali di intermediazione commerciale. Occorre inoltre riconsiderare anche gli aspetti della così detta internazionalizzazione e di tutti quegli strumenti, che devono essere studiati ad hoc per le aziende. Per quanto riguarda invece le specifiche di marketing, occorre valorizzare adeguatamente: marchio, packaging, design, prezzo, attività di customer service e di immagine’.
Confartigianato Imprese Arezzo è fortemente convinta che il comparto manifatturiero Tessile–Abbigliamento–Calzaturiero (TAC) abbia un futuro e possa svolgere un ruolo determinante per la creazione di valore e ricchezza nella provincia, oltre che a livello nazionale. Su questo presupposto per l’Associazione è fondamentale costruire politiche mirate a supporto di processi di qualificazione e innalzamento dei livelli di competitività del sistema produttivo. Occorre pertanto proseguire con sistemi di incentivazione che garantiscano la messa in campo di strumenti di sostegno attivo alla crescita imprenditoriale e dimensionale delle imprese.