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Shel Shapiro a Poppi

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AREZZO – Continua il tour casentinese offerto da Pievi & Castelli in Musica, che dopo aver fatto tappa a Stia e a Capolona, trascina la sua carovana di artisti fino a Poppi. E la stessa terra che fu rifugio per il Dante esiliato, stavolta ospiterà un prototipo virgiliano piuttosto moderno, che ci accompagnerà nell’inferno paradisiaco degli anni ’60: Shell Shapiro. Mentre a far la parte del Sommo Poeta, sarà Edmondo Berselli, penna assai tagliente e fine, che ha scritto i testi dello spettacolo: in piazza Jacopo Bordoni, infatti, nel pieno centro del paese casentinese, domenica 20 luglio (ore 21.15), l’icona beat italiana porterà in scena Sarà una Bella Società, raccontandoci i sogni, le speranze, la storia di un decennio cruciale per lo scorso secolo. O sarebbe meglio dire, un decennio “seminale”, dove tutto ebbe inizio.

La voce, la chitarra, l’immagine anche fisica di Shel Shapiro, accompagnati dal suo gruppo (la Shel Shapiro’s Band) rappresentano un esercizio mentale irresistibile, che serve a recuperare il clima di un’epoca, lo spirito del tempo, l’intera psicologia di chi ha attraversato i decenni dai primi anni Sessanta in poi. Ripercorrendo tutto ciò che accadde, o almeno le fasi salienti: la rivoluzione musicale, dai grandi raduni (Monterey, Woodstock, Newport), alle nuove star (Bob Dylan, Beach Boys, i Beatles); il grande benessere di massa (con il boom economico), che investì come una ventata di freschezza tutto il mondo occidentale; i cambiamenti negli stili di vita, nei comportamenti (gli hippie); le rotture con il vecchio e il nuovo che avanza; i cambiamenti. Questo è Sarà una Bella Società, uno spettacolo che trova il miglior punto di equilibrio possibile fra musica e prosa e che in più, è impreziosito da una regia, di Ruggero Cara, che punta su una scenografia scarna, ma su dei giochi di luce veramente suggestivi.

“Molto di quegli anni merita di sopravvivere, perché quella era più o meno l’ultima chiamata per cambiare il mondo” così Michele Serra, su L’Espresso a proposito dello spettacolo. Ed è proprio per questo, che a quarant’anni da quel momento, è ancora giusto parlarne e studiare un fenomeno, anche attraverso una dimensione più spettacolare. E sarà ancora più giusto godersi uno show più unico, che raro, che serva sia a chi quegli anni li ha vissuti, a chi no e a quelli che, invece, quegli anni continua a sognarli!