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Si costituisce il “Comitato per la Salute Arezzo”

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Si costituisce il “Comitato per la Salute Arezzo”

Si è costituito il 28 ottobre 2008 nella nostra città, con assemblea pubblica tenutasi presso l’Hotel Etrusco, il “COMITATO PER LA SALUTE AREZZO”, composto da cittadini di ogni estrazione, cultura e opinione che hanno in comune l’interesse di tutelare la salute, perseguendo il mantenimento e la tutela degli standard di qualità dei servizi sanitari e dell’accessibilità alle cure ad Arezzo e provincia.

Un comitato di cittadini di Arezzo che insieme a altre realtà della provincia (Comitato Casentinese per la Salute in Montagna) promuoverà iniziative pubbliche di incontro, di studio e convegni per sensibilizzare le istituzioni ad adempiere i compiti pertinenti il loro ruolo e ad esercitare le funzioni che competono loro sia per norma che in base al proprio mandato, a tutela dei cittadini e del territorio.

Il Comitato si affranca dalla logica di esprimere solo critiche fini a se stesse e vuol invece sviluppare proposte che possano essere utili ad amministratori saggi, liberi e forti per realizzare quanto di meglio in funzione degli interessi dei pazienti, date le circostanze economiche, finanziarie e geo-dimensionali delle strutture a disposizione dell’azienda.

In premessa si è affermato come l’Ospedale San Donato non possa diventare un ospedale “di serie C” o, peggio, un luogo di semplice smistamento di pazienti verso altre destinazioni (ospedali minori della provincia per la Day Surgery e Ospedali o cliniche di Firenze Siena o Pisa per interventi di alta specializzazione).

Per questo il Comitato chiede da subito all’Assessore Regionale Rossi e ai politici Aretini un’esplicita presa di posizione circa il destino disegnato per la struttura di Arezzo che chiarisca finalmente tutti i dettagli organizzativi e operativi (non solo sottoforma di “propaganda di palazzo” divulgata ai media).

E’ necessario che sul piano politico il Sindaco e i Consiglieri Regionali di Arezzo rendano pubblici i progetti per l’ospedale provinciale di Arezzo in modo da eliminare tutte le ambiguità ancora presenti e consentire quindi ai cittadini e alle loro forme associative democratiche di tutelarsi anche elettoralmente, se occorre.

Pertanto si invitano i responsabili dell’Azienda a fare da subito investimenti in base ai reali bacini d’utenza perché modalità diverse, atte a soddisfare le esigenze elettorali dei vari sindaci, porterebbero a investimenti in grado alla fine solo di alimentare sprechi con ricadute marginali sulla qualità dei servizi offerti. Il richiamo è a un’etica dell’investimento funzionale alle esigenze del territorio e che abbia – come in tutte le altre realtà provinciali della Toscana – nell’ospedale del Capoluogo la struttura principale, presidio di eccellenza e centro di una rete provinciale organica e sinergica.

Una delle componenti essenziali è recuperare quel clima di fiducia e reciproca collaborazione che, secondo il Sant’Anna di Pisa è molto carente nell’Azienda aretina e senza il quale ogni iniziativa rischia di essere vista come violenza della politica sulle questioni gestionali e tecnico operative, come ad esempio nella compilazione delle liste operatorie da parte di dirigenti che con la chirurgia non hanno nulla a che vedere.

Dall’assemblea sono emersi molti spunti per priorità ormai inderogabili, tra cui:

1) Riorganizzazione della chirurgia con il contributo di chi ci lavora. E’ la prima volta che si attiva una riorganizzazione strutturale della chirurgia (chiusura del Day Surgery, delocalizzazione degli interventi chirurgici su altre unità operative) senza il coinvolgimento dei responsabili del servizio. Medici che hanno richiesto modifiche al software in modo da rendere agevole la gestione dei ricoveri in base alla residenza dei pazienti – oggi non possibile – sono stati addirittura fatti oggetto di azione disciplinare. E’ irresponsabile tener fuori l’alta dirigenza del servizio dalla costruzione del nuovo assetto organizzativo.

2) Rispetto dei regolamenti aziendali nell’assegnazione di incarichi di responsabilità. E’ stato per esempio attribuito l’incarico di Responsabile della Direzione della Chirurgia al Direttore Sanitario Bianciardi in evidente spregio del regolamento aziendale che prevede che l’incarico in parola debba essere ricoperto da un medico specializzato in chirurgia, mentre lui non lo è. Oltre tutto il ruolo di Direttore Sanitario è in contrasto con la buona regola di separatezza tra funzioni operative e di controllo: dunque è lecito supporre un’incompatibilità di fatto tra i due ruoli ricoperti congiuntamente.

3) Rispetto delle norme contrattuali per la definizione degli spostamenti dei medici. I medici sono assegnati per contratto alle Unità Operative e non genericamente all’Azienda Sanitaria per cui ogni loro intervento fuori dall’ambito di assegnazione deve essere da essi condiviso e deve avvenire nella massima sicurezza operativa. E’ necessario che i sindacati affrontino le modalità di gestione di questa nuova configurazione della professione contemplando anche i rischi derivanti dagli spostamenti nei vari plessi.

4) Recupero della condivisione delle linee fondamentali con la Conferenza dei Sindaci. E’ necessario che questo organismo recuperi un ruolo quantomeno di controllo. Presso l’Assessore alle politiche sociali e sanitarie del Comune Capoluogo deve essere collocata una struttura di controllo e verifica delle determinazioni assunte dall’Asl, specie riguardo all’attuazione del Piano Sanitario (quando ci sarà). Tale struttura deve verificare in modo autonomo le segnalazioni dei cittadini e avere accesso alle liste di attesa dell’Azienda. La Conferenza dei Sindaci deve essere convocata con regolarità.

5) Verifica degli standard di sicurezza e di presidio delle strutture ospedaliere della provincia rispetto alle nuove funzioni assegnate. Il decentramento delle operazioni di Day Surgery presso i plessi de La Fratta, Bibbiena e Sansepolcro deve essere compatibile con gli standard di sicurezza previsti dalla legge. Chi si presta al “nomadismo operatorio” deve avere la garanzia che nel plesso in cui va a operarsi esistano tutti i presidi di sicurezza necessari per la gestione anche di eventuali situazioni di emergenza. Tale garanzia vale anche per i medici che accettano di spostarsi per eseguire le operazioni programmate sui plessi in questione. Loro per primi devono pretendere di operare nelle stesse condizioni di sicurezza dell’Unità Operativa da cui provengono.

6) Per i cittadini che si rendono disponibili a recarsi fuori del comune di Arezzo per interventi chirurgici è necessario prevedere un’adeguata assistenza nel trasferimento. Va garantito il servizio di ambulanza per tutti quei pazienti che non sono in condizioni di raggiungere privatamente il plesso Ospedaliero di intervento.

7) Riassetto del dipartimento di Emergenza Urgenza più adatto alle esigenze di una struttura con dignità di Ospedale Provinciale. E’ necessario individuare modalità e assetti organizzativi che consentano una miglior gestione del Pronto Soccorso dell’Ospedale San Donato. Troppo semplicistico prendere a esempio esperimenti – tra l’altro mal riusciti – fatti su plessi con minor afflusso di utenti.

8) Riassetto di un sistema di soccorso 118 che assicuri su scala provinciale il pronto intervento con standard garantiti per qualità, tempistica e appropriatezza dei mezzi (tipo “auto medica” veloce, elisoccorso, ecc.); nonché per sicurezza e continuità dell’intervento, valutazione e stabilizzazione dell’evento, esecuzione di diagnosi differenziale, invio immediato – con appropriato sistema di trasporto sanitario – all’ospedale più idoneo.

9) Smettere di utilizzare il potere per creare facili condizionamenti ambientali e azioni di auto propaganda. La lettera uscita recentemente sulla stampa a firma dei Responsabili dei Dipartimenti dell’Ospedale è solo un maldestro tentativo di autodifesa dell’Amministrazione Aziendale. Chi tra i Dirigenti poteva permettersi di non firmare quel documento? Sappiamo che nomina e revoca dei Dirigenti sono di esclusiva competenza del Direttore Generale! Forse solo qualche buontempone in procinto di pensionamento poteva smarcarsi da questo schiacciante gioco di potere!

10) Istituzione di un servizio “auditing” e controllo, imparziale, sull’operato dei plenipotenziari delle ASL e Aziende Ospedaliere, alle dipendenze dirette della Commissione Consiliare Regionale per la Salute. Alla luce dei fatti che emergono è necessario che il Consiglio Regionale si doti di strumenti di attività ispettiva nei confronti della Gestione delle Aziende. Sembra assurdo che persone dotate di così ampi poteri di vita e di morte – e non è un eufemismo, né sui pazienti né sulle carriere dei medici – come i Direttori Generali Asl, non siano soggetti ad alcun controllo imparziale rispetto a chi li ha nominati.

11) Necessità di rendere trasparente il convenzionamento delle Cliniche private. Le convenzioni devono essere rese pubbliche e i contribuenti devono sapere quali sono i costi

12) Necessità che le carriere dirigenziali non siano manovrate da un ruolo giocato da taluni sindacati, in particolare quelli che – triangolando fra Azienda e Partito Politico – determinano nomine e carriere spesso completamente avulse da meriti professionali

Ringraziando i presenti per il contributo dato, tutti gli iscritti e quanti si iscriveranno, il Comitato e i cittadini chiedono che la stampa torni a svolgere, nel nostro tempo, un’azione di tutela della democrazia reale e garanzia dell’etica gestionale, attraverso un libero giornalismo che abbia a cuore il concetto di responsabilità sociale, specie nell’occuparsi di fatti così strettamente connessi con la salute dei cittadini.
Tutti gli approfondimenti e le coordinate per contattare il Comitato sono disponibili presso i suoi riferimenti web nel sito http://comitatosalutearezzo.myblog.it e tramite l’e-mail [email protected]

Articlolo scritto da: Comitato Salute Arezzo