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‘Stop Aids, manifesti dal mondo’

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‘Stop Aids, manifesti dal mondo’

AREZZO – Da lunedì a sabato prossimi nella palestra ex Inadel di via Leone Leoni n. 18 ad Arezzo, si può visitare una singolare ed interessante mostra intitolata di viaggio nella comunicazione universale. "Stop Aids, Manifesti dal mondo".
Si tratta di un excursus tra i manifesti di campagne per la lotta all'AIDS di tutto il mondo in una sorta di viaggio nella comunicazione universale.
La mostra (aperta a tutta la cittadinanza con ingresso gratuito) è organizzata dalla Regione Toscana, dall'Azienda Sanitaria Locale (Educazione alla Salute, U.O. Malattie Infettive) e dall'Associazione
Aiuto SieroPositivi. Ognuna delle 4 sezioni in cui la mostra si divide ("educare e prevenire", "la discriminazione", "un problema mondiale", "fatti il test!") è indice di quanto l'Aids sia ancora un problema aperto con il quale tutti, in tutto il mondo, in modo diverso, siamo chiamati a confrontarci.
La mostra ha tre presupposti: non esiste né prevenzione né lotta alla discriminazione senza informazione e comunicazione; il problema dell'Aids è fenomeno globale e come tale va trattato; il linguaggio visuale è oggi il più importante strumento di comunicazione, a livello mondiale. Un linguaggio che consente di scoprire comportamenti a rischio, emergenze sociali e sanitarie nell'altrui e nel proprio paese.

L'orario di accesso è dalle 9,00 alle 13,00, e dalle 15,30 alle 18,30
Lunedì 22, alle ore 9, la mostra sarà inaugurata dal Dr. Marcello Caremani (Direttore Unità Operativa di Malattie Infettive della Usl 8) e dal Dr. Giovanni Poggini Presidente del Comitato Provinciale per l'UNICEF.

L'EDUCAZIONE ALLA SALUTE DI AREZZO E L'AIDS
Già dall'inizio degli anni '90 l'Educazione alla Salute dell'Azienda USL 8 di Arezzo ha attivato sul proprio territorio varie iniziative per la prevenzione dell'AIDS, molte delle quali in raccordo con le Scuole: interventi informativo-educativi, mostre tematiche, indagini svolte nel tempo con l'utilizzo di "questionari" per saggiare la conoscenza sull'"argomento", spettacoli teatrali, iniziative di "piazza" per sensibilizzare, con gadget, manifesti e altro materiale informativo anche la popolazione non scolastica.
All'interno dell'Azienda esiste da diversi anni la "rete AIDS" in cui svolge un ruolo prevalente l'U.O. Malattie Infettive diretta dal Dr. Marcello Caremani.
La rete è rappresentata da vari Servizi, collegati tra loro, sia con lo scopo di prendere in carico i soggetti sieropositivi all'HIV o con AIDS conclamato e instradarli in percorsi, sia con l'obiettivo di promuovere iniziative di prevenzione e informazione oltre che monitorare il fenomeno nel territorio dell'Azienda USL 8.

PER SAPERNE DI PIU'
U.O. Malattie Infettive
Ospedale S.Donato
tel. 0575/255399 – 0575/254551
Associazione Aiuto Sieropositivi onlus
Corso Italia, 205 – Arezzo
tel. 0575/295005
Consultorio Giovani
Viale Cittadini, 33 – Arezzo
tel. 0575/255829
(con accesso tutti i martedi pomeriggio ore 15.00-18.00)
Educazione alla Salute
Ospedale S. Donato
Via P. Nenni, 20 – Arezzo
Tel. e fax 0575/254190

ALTRE NOTIZIE A CORREDO SU AIDS E POLITICHE DI PREVENZIONE
L'HIV è causa di emarginazione e discriminazione in ogni parte del mondo. Nonostante le modalità di trasmissione del virus siano ormai ben chiare, la stragrande maggioranza della popolazione mondiale crede ancora, erroneamente, che sia necessario isolare o addirittura segregare chi è sieropositivo, come se si trattasse di un individuo socialmente pericoloso.
Eppure in molti Paesi oggi (non vent'anni
fa!) essere sieropositivo può significare essere estromesso dalla famiglia, dal giro degli amici, cacciato dal lavoro, incarcerato e in casi estremi, com'è realmente accaduto, anche ucciso.
Nei Paesi occidentali (qui da noi, quindi…) la discriminazione è presente in forme più subdole, ma è presente! E più spesso colpisce gli individui più deboli: donne e bambini sono le vittime più frequenti.
La perdita del lavoro e l'emarginazione a scuola sono pericoli attuali per le persone sieropositive.
Sebbene sia illegale richiedere a un lavoratore di sottoporsi al test per l'HIV, ancora oggi molte persone sieropositive sono soggette a mobbing.
Si leggono e si sentono d'informazione, notizie di genitori che hanno smesso di mandare i propri figli a scuola perché in classe vi è un ragazzo sieropositivo.
L'Alto Commissariato dell'ONU per i diritti umani ha individuato nella discriminazione una delle principali cause di fallimento delle campagne mondiali di prevenzione dell'AIDS.
La paura di essere vittima di emarginazione e, in molti casi, di veri e propri maltrattamenti fisici induce le persone a non fare il test per l'HIV. Nel caso di sieropositività, a non adottare comportamenti che impediscano la trasmissione del virus per paura che la loro condizione venga scoperta.
La mostra può dare un'idea di quale sia l'entità del fenomeno nel mondo e stimolare a combattere ogni forma di discriminazione. Dobbiamo smettere di provocare, a chi già soffre per malattia, ulteriori sofferenze inutili, ingiustificate e vergognose per l'intera umanità.
Al mondo ci sono milioni di persone che oggi dicono, con i fatti, "stop aids".
La mostra raccoglie alcuni tra i più significativi manifesti prodotti nel mondo, a partire dalla seconda metà degli anni ottanta, per le campagne di lotta all'AIDS (SIDA in lingua spagnola, portoghese e francese).
È da allora che l'intera umanità si è resa conto di dover fronteggiare un pericolo reale a cui tutte le persone, senza distinzione di razza, sesso, nazionalità, credo religioso, orientamento sessuale, tipo di lavoro, stile di vita, sono esposte.
Nel ventennio di lotta all'AIDS che la mostra fa rivivere, la ricerca medica ha fatto progressi incredibili e oggi vi sono farmaci che, se assunti in tempo utile e continuativamente, consentono alle persone contagiate dal virus HIV di vivere una vita quasi normale, senza sviluppare la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita: l'AIDS.
Purtroppo i farmaci non sono ancora in grado di arrestare il contagio da persona a persona né permettono di arrestare la malattia quando essa è già in fase avanzata.
Presentano anche un altro problema: costano molto. Così tanto che solo le nazioni più ricche della terra possono permettersi di acquistarli per garantire ai propri cittadini sieropositivi la possibilità di curarsi per tutta la vita. Così tanto che, per l'umanità svantaggiata di questa stessa terra, l'AIDS resta un nemico mortale e inarrestabile che uccide adulti, ragazzi e neonati colpevoli solo di essere nati poveri.
La mostra di Arezzo permette di comprendere quanto l'AIDS sia insidioso e pericoloso, quanto spaventi e induca a comportamenti discriminanti verso altre persone, quanto sia in ogni parte del mondo, come qui tra noi.
I manifesti degli anni ottanta adottano uno stile di comunicazione quasi "terroristico", ma bisogna ricordare che in quegli anni l'Aids era una malattia nuova, sconosciuta e incontrollabile con le terapie. Per fortuna, grazie al progresso scientifico, molte notizie negative e allarmistiche dei vecchi manifesti oggi non sono più vere.
Nel percorso della mostra si incontrano i temi fondamentali della lotta all'Aids: la prevenzione, la lotta alla discriminazione, la presenza della malattia in tutto il mondo e, ultimo nel percorso, l'importanza di sottoporsi al test dell'HIV.

EDUCARE E PREVENIRE
In questa sezione ci sono manifesti molto belli ma soprattutto molto utili, perché seguendo le loro indicazioni si è al sicuro dall'Aids!
Il virus HIV è insidioso e pericoloso perché rimane nascosto nelle persone contagiate senza dare segni di malattia per molti anni. In questo lungo periodo di tempo le persone sieropositive non sanno di esserlo (ecco perché è molto importante fare il test!) e possono contagiare senza volerlo altre persone a loro care.
Non vi sono medicine in grado di guarire l'Aids, né di arrestare la sua trasmissione attraverso i liquidi biologici infetti, tuttavia esiste una potente arma per impedire che l'HIV si insinui nella nostra vita: la prevenzione.
I modi di evitare il contagio permettono di non privarsi delle cose belle della vita, godendone anzi con maggior tranquillità e sicurezza.
Vi sono barriere che l'HIV non può superare: il preservativo, la fedeltà
reciproca col proprio partner e l'astinenza sessuale. Uno può scegliere.
Da ricordare anche che ogni oggetto venuto in contatto col sangue umano può contenere il virus HIV per cui, se non viene impiegato sempre e solo dalla stessa persona, deve essere monouso: in questo modo si può gettare l'AIDS nel cestino!
Oggi una mamma con l' Aids, grazie all'aiuto di ostetrici e pediatri preparati a impedire la trasmissione del virus HIV, può avere la certezza quasi assoluta di dare alla luce un figlio sano. Purtroppo ciò non è ancora possibile nei paesi poveri.
Purtroppo nessuna nazione del mondo può dirsi al sicuro dall'Aids. Il lungo periodo di tempo durante il quale chi è sieropositivo sta bene ma è contagioso, i continui spostamenti intercontinentali di persone per lavoro e turismo (pericolosissimo quello sessuale!), le migrazioni di popoli su larga scala, fanno sì che non esistano frontiere, muraglie o posti di blocco in grado di arrestare la diffusione della malattia.
Il virus HIV assedia costantemente il genere umano ed è inesorabile nel colpire chi non si protegge e chi… non ha le risorse per proteggersi!
I principali ostacoli nella lotta contro l' Aids sono infatti la povertà e l'ignoranza. Le popolazioni che vivono nel sud del mondo, in particolare quelle dell'Africa sub-sahariana, dall'inizio dell'epidemia hanno pagato e stanno pagando all'Aids un tributo spaventoso in termini di vite umane.
Non hanno i farmaci in grado di tenere sotto controllo la malattia.
Non hanno gli ospedali per far nascere i bambini al sicuro dal contagio.
Non hanno il latte artificiale per farli crescere senza infettarsi, dato che il latte delle mamme sieropositive è ricco di virus HIV.
Pochissime sono, in percentuale di popolazione, le campagne di educazione e istruzione sulla prevenzione primaria.
In conseguenza di ciò, nei paesi dove vi è povertà, ignoranza o dove i diritti umani non sono tutelati, moltissime donne e ragazze sono costrette a vendere il proprio corpo per sopravvivere od obbligate dai propri uomini a praticare sesso non protetto.
Per queste ragioni sono colpite dall'Aids in percentuale maggiore rispetto agli uomini.