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Tavola rotonda al teatrotenda di Rondine

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Sabato 20 settembre alle 21.15 concerto di flauto e pianoforte con musiche scritte da chi ha vissuto guerre e conflitti. Per riflettere, per non dimenticare.
Domani venerdì 19 settembre al teatrotenda di Rondine alle ore 17 la Cittadella della Pace ospiterà una tavola rotonda dal titolo “Musica, ambiente, culture: diversi linguaggi per un unico pianeta”. Si tratta di un incontro sul legame tra musica, ambiente e paesaggio a cui prenderanno parte Nadia Breda (docente di Antropologia all'Università di Firenze), Emilio Marengo (docente di Chimica analitica presso l'Università del Piemonte orientale) e Francesco Vallerani (docente di Geografia presso l'Università Ca' Foscari di Venezia).
Nadia Breda, con un intervento dal titolo, ‘Saperi Naturalistici. Le comunità locali tradizionali e i loro ambienti’ spiegherà il concetto e le pratiche di IK (Indigenous Knowledges), o Saperi naturalistici locali, secondo una prospettiva antropologica, mostrando come e perché le comunità organizzino i loro saperi riguardanti il mondo naturale in complessi sistemi di conoscenza e pratica, fino a giungere a volte ad elaborare vere e proprie filosofie locali. Emilio Marengo spazierà tra vari temi, tra cui energia rinnovabile e chimica. Francesco Vallerani parlerà del rapporto tra qualità del paesaggio e eticità, declinando la ricerca scientifica sui territori con l'ascolto della poesia e della letteratura in genere.

Modera l’incontro Federica Lotti musicista e docente di flauto all’Università di Venezia che chiuderà la due giorni dedicata a musica e ambiente sabato 20 settembre alle 21.15 sempre a Rondine con un concerto di musica classica flauto e pianoforte assieme a Teresa Carunchio.
E’ un concerto che vuole focalizzare e proporre l’arte come strumento per non dimenticare i mali della guerra e riflettere sui disastri umani e ambientali generati dai conflitti. Il concerto consiste in una scelta di brani di repertorio per flauto e pianoforte di alcuni musicisti (il praghese di origini ebraico cristiane Erwin Schulhoff, i francesi André Caplet ed André Jolivet, lo svizzero naturalizzato statunitense Ernest Bloch ed il russo Sergej Sergeevič Prokofjew) che hanno pagato un pesante tributo personale alla guerra e alle tragiche vicende ad essa connesse e che oggi, con la loro musica, ci ricordano il carico negativo che ogni conflitto porta con sé.
Una sorta di passerella ideale sulle vicende personali, umane, artistiche di compositori di nazioni, religioni, credi politici, correnti estetiche differenti. Chi come Caplet, amico di Debussy, muore per le conseguenze del gas respirato in trincea durante la prima guerra mondiale. Chi come Schulhoff (boemo, ebreo, 'artista degenerato', che dopo la traumatizzante esperienza da volontario sul fronte occidentale nella guerra '15-'18 decide di iscriversi al partito Comunista) è fra i primi a perdere la vita in un campo di concentramento nazista. Chi è costretto a scegliere l'esilio negli USA come Bloch, ebreo svizzero. Chi scrive nel '44 un pezzo ispirato ai canti funebri della tradizione tragica greca (i'thrènoi') come il francese Jolivet, pezzo denso di canti struggenti inframmezzati da grida. Chi compone un capolavoro della musica da camera per flauto e pianoforte nel drammatico inverno del'43 come il russo Prokof'ev, che in seguito pagherà un altissimo prezzo per la sua dissidenza.