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Tragedia sul K2, ‘colpa di una valanga’

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Tragedia sul K2, ‘colpa di una valanga’

ROMA – Prima il crollo di un seracco, che ha spazzato via le corde fisse. Poi una valanga, che ha travolto e ucciso 7 alpinisti che stavano bivaccando nella neve. Sarebbe questa la tragica successione dei fatti accaduti nella notte tra venerdì e sabato a 8.300 metri, sul K2. L'agghiacciante racconto arriva dalla voce degli alpinisti coreani sopravvissuti alla strage, che sono appena giunti a campo avanzato e hanno informato Mario Panzeri dell'accaduto e del fatto che Marco Confortola, il valtellinese superstite della tragica spedizione, passerà probabilmente la notte a campo 2, si legge sul sito di montagna.tv.
"Erano circa le otto del mattino – hanno raccontato i coreani a Mario Panzeri – Stavamo tutti bivaccando nei pressi del traverso, cercando di capire come scendere dopo che il crollo del seracco aveva portato via le corde fisse. Improvvisamente un boato, poi la valanga… proprio sopra gli alpinisti. Ne ha portati via sette. Sono morti tutti".
"Marco Confortola si trovava 15 metri più a sinistra del punto dove si è staccata la valanga – hanno riferito ancora – Il distacco lo ha schivato per miracolo. Si è salvato perché era all'estremità del traverso". I coreani sono arrivati poco dopo le 19, ora pachistana, al campo avanzato. Anche loro, come Confortola, sono partiti questa mattina da campo 4 e sono scesi lungo lo sperone Abruzzi. ''Marco era più indietro di noi – hanno raccontato – si era fermato a campo 2 con gli sherpa che lo accompagnavano e un altro alpinista. Probabilmente loro si fermeranno lì per la notte e riprenderanno il cammino domattina all'alba". Con lui scendono anche alcuni compagni di cordata che ieri hanno raggiunto il campo 4 a quota 8.000 metri. Tra loro la scalatrice norvegese Cecilie Skog. Mentre la squadra di soccorso incaricata di salire incontro agli alpinisti in discesa è partita dal campo base verso la montagna.
Intanto, al centro di soccorso del campo base, si cerca di ricostruire con precisione cosa sia accaduto lassù per capire quante persone siano ancora disperse. Dopo il racconto dei coreani, il bilancio di morti e dispersi potrebbe anche essere più grave di quello già terribile di questa mattina, che parlava di 9 deceduti e 4 alpinisti mancanti all'appello.
Secondo lo scalatore svedese, Fredrik Strang, sarebbero comunque 11 gli alpinisti rimasti uccisi "per colpa di una cattiva conoscenza della montagna". Alcuni di loro, ha denunciato Strang, 31 anni, parlando con l'edizione on line del quotidiano Aftonbladet, "non sono tornati indietro in tempo", quando si sono accorti che erano in difficoltà, "affindandosi alle capacità degli altri piuttosto che alle loro". Lo scalatore ha anche raccontato che, durante la discesa dal "collo di bottiglia", una guida pachistana ha perso il suo punto di appiglio, precipitando, dopo averlo quasi trascinato con sé. L'alpinista attualmente si trova al campo base a un'altezza di 5.100 metri, dove è arrivato dopo essersi caricato sulle spalle il corpo di un suo amico, compagno di spedizione, morto nella scalata.
Tuttavia è ancora troppo presto per tracciare un bilancio definitivo di questi tragici giorni, dal momento che non esistono informazioni ufficiali sull'identità degli alpinisti che mancano all'appello e la dinamica degli incidenti accaduti nella giornata di ieri, riferiti da fonti diverse in momenti diversi, non è ancora stata chiarita del tutto. E si lotta contro il tempo per il recupero dei dispersi dopo aver trascorso 48 ore all'addiaccio. Le condizioni meteo oggi favoriscono le ricerche ma per domani è previsto un peggioramento del tempo in vetta al K2, il che aggraverebbe la già difficile situazione.
In nottata, è stato recuperato il capospedizione olandese Wilco van Rooijen. Era lui il puntino arancione avvistato ieri sera tardi nei pressi della via Cesen: il capospedizione olandese è stato tratto in salvo dai compagni e portato a campo 3. E' esausto, ma sembra stia piuttosto bene, ha alcuni problemi ai piedi per principi di congelamento, ma ancora non è chiaro quanto siano gravi.