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Un progetto per difendere per abetine delle casentinesi

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Il prossimo 27 settembre a Badia Prataglia si terrà un grosso convegno sul cervo al quale sarà presente anche la Comunità Montana del Casentino con il suo Servizio Forestazione. In quella occasione, inserita nel grande evento del cervo al bramito, la Comunità Montana presenterà un grande progetto per la conservazione delle abetine delle Foreste Casentinesi, anche in rapporto all’elevato numero degli ungulati, in particolare il nobile cervo. L’abete bianco rappresenta un elemento caratterizzante il paesaggio casentinese, tanto che all’interno della stessa area protetta, i boschi a prevalenza di abete si estendono su una superficie di 2.234 ettari. Tuttavia in natura l’abete non forma boschi puri; le fustaie pure e coetanee di abete delle foreste casentinesi, sono quindi boschi di origine artificiale diffusi e coltivati fino dal XII secolo dai monaci camaldolesi. E’ da questa antica tradizione, alla quale il Casentino deve molto in termini culturali e naturalistici, che parte lo studio della Comunità Montana per la loro conservazione. L’esistenza dell’abetina inizia con la piantagione dei giovani abeti, prosegue con le cure colturali e i diradamenti volti a favorire gli esemplari migliori, termina con il taglio delle piante residue ad un’età superiore a cento anni per poi avvio ad un nuovo ciclo. Questo delicato equilibrio è però continuamente minacciato dagli ungulati selvatici che popolano le nostre zone in numeri elevati e soprattutto dal cervo. Ecco che il Servizio Forestazione ha messo a punto una nuova tecnica per eliminare i danni alla rinnovazione con la realizzazione di recinzioni di piccole dimensioni ( superficie inferiore a 400 metri quadrati) disposte a macchia di leopardo all’interno della tagliata in modo da permettere la libera circolazione degli animali nei corridoi tra una struttura ed un’altra e lo sfruttamento delle risorse che si vengono a creare.