
Roma – Pil in caduta libera nel 2009 e sostanzialmente stabile nel 2010. E' l'indicazione che arriva dal Bollettino economico della Banca d'Italia, che stima un calo del 5,2% quest'anno e, dopo un ritorno alla crescita produttiva, una variazione del prodotto interno lordo nulla l'anno prossimo.
Gli economisti di Via Nazionale stimano che nel secondo trimestre il pil abbia segnato una riduzione dello 0,6% sul trimestre precedente, contro il -2,6 del primo sul quarto del 2008. Anche solo assumendo che per il resto dell'anno il prodotto si mantenga sul livello raggiunto nel primo trimestre, la sua flessione media annua si avvicinerebbe al 5%. Tenuto conto di tutte le altre informazioni al momento disponibili, Bankitalia valuta la caduta del Pil italiano nel 2009 nel 5,2%.
La forte revisione al ribasso rispetto alla riduzione prospettata nel Bollettino economico dello scorso gennaio (-2,0%), si fa notare, è dovuta al peggioramento del quadro mondiale delineato dai principali organismi internazionali, che assumiamo come esogeno nei nostri scenari. Trainata da una ripresa mondiale che, nelle valutazioni degli organismi internazionali, si avvierebbe pur a ritmi blandi già nei prossimi mesi, l'attività produttiva tornerebbe a crescere nel corso del 2010.
Vi potranno contribuire i provvedimenti recentemente varati dal governo, in particolare la temporanea agevolazione fiscale degli investimenti in macchinari e l'aumento dei fondi destinati al pagamento dei debiti commerciali alle imprese. Tenendo conto anche di ciò, nel 2010, secondo Palazzo Koch, il Pil resterebbe stazionario in media d'anno; potrebbe risultare nel quarto trimestre di quell'anno superiore di circa mezzo punto percentuale al livello di fine 2009.
Ripresa 2010 ma forza e tempi incerti – Ci sono segnali di ripresa, ma ne restano incerti i tempi e la forza. Bankitalia mostra cautela rispetto alle prospettive di uscita dal tunnel della crisi economica. I segnali che arrivano a livello internazionale "sono incoraggianti, ma restano incerte la cadenza temporale e la forza della ripresa". In particolare per l'Italia, si osserva, "l'incertezza associata allo scenario delineato per il 2010, in particolare ai tempi e all'intensita' della ripresa, è particolarmente elevata". Per quel che riguarda la dinamica dei prezzi, "i rischi di deflazione sembrano ridotti, anche se non assenti".
Preoccupante deterioramento mercato del lavoro – La recessione rischia di lasciare le sue conseguenze più negative nel mercato del lavoro: l'allarme è contenuto nel Bollettino della Banca d'Italia. "I dati sulle forze di lavoro e sulle ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni, aggiornati rispettivamente a marzo e a giugno, mostrano un preoccupante deterioramento del mercato del lavoro", osservano gli economisti di Via Nazionale.
Inflazione – Secondo le stime di bankitalia, inoltre, l'inflazione al consumo scenderebbe nella media dell'anno in corso allo 0,8%, riflettendo principalmente la caduta dei prezzi delle materie prime della seconda metà del 2008; risalirebbe all'1,5% nel 2010.
Industria – Si è invece arrestata nel primo semestre la caduta della produzione industriale. La contrazione dell'attività, secondo gli economisti di Via Nazionale, "si sarebbe arrestata nel corso del secondo trimestre: al rialzo in aprile (1,2% su marzo) è seguita una stazionarietà in maggio che, secondo le nostre stime, sarebbe sostanzialmente proseguita in giugno". Sulla base dei dati sinora disponibili, si spiega, "l'attenuazione della recessione e' piu' evidente nei settori che producono beni di consumo, meno per quelli durevoli, nonostante l'avvio in febbraio degli incentivi alla rottamazione degli autoveicoli".
Banche – Peggiora infine la redditività delle banche italiane, con gli utili dei primi cinque gruppi italiani che si sono ridotti del 40% nel primo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2008. La crescita del margine di interesse, "rimasta positiva per tutto il 2008, si è arrestata. E' proseguita la flessione degli altri ricavi, per effetto della riduzione del flusso di commissioni; il risultato dell'attività di negoziazione è tornato lievemente positivo. Nel complesso, il margine d'intermediazione si è ridotto del 3%". Il risultato di gestione "è rimasto invariato grazie al contenimento dei costi operativi.
Articlolo scritto da: Adnkronos