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Allarme di Legambiente

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ROMA – Se Alassio sta piangendo i metri di spiaggia portati via dalle mareggiate con onde forza 6 dei giorni scorsi e corre il rischio di vedere battere la ritirata ai turisti, l'allarme erosione coste è pero' diffuso su tutto lo stivale. E ogni due anni sparisce in Italia un'area grande quanto l'isola di Capri. L'erosione dei litorali "è un fenomeno italiano che colpisce non solo la Liguria e la cittadina di Alassio ma diverse aree del Paese, dall'Adriatico, specie da Ancona in su, al Lazio alla Toscana" afferma all'ADNKRONOS l'esperto dell'Istituto di Scienze Marine del Cnr di Venezia, Stefano Guerzoni.

"L'erosione dei litorali è molto diffusa sulle nostre coste, eèun fenomeno documentato da studi realizzati anche dal Cnr ed esiste un Atlante italiano in cui si rilevano i tratti di costa a rischio". E non solo. "Anche l'Europa lamenta questo problema e ha realizzato studi e un Atlante delle coste erose come l'Italia" spiega ancora Guerzoni. Un situazione documentata anche nello studio del Gruppo Nazionale per la Ricerca sull'Ambito Costiero dal titolo "Lo Stato di salute dei litorali italiani" diffuso da Legambiente in un suo Rapporto "Mare Monstrum" che conferma, infatti, che in Italia, "su 7.465 km di costa, le spiagge rappresentano il 50% della lunghezza totale, con una lunghezza di 3.950 km e di questi 1.661 km sono in erosione".

"Ogni due anni, insomma, sparisce, inghiottita dal mare, un'area di litorale grande quanto l'isola di Capri" e sebbene sia "un fenomeno naturale" è "certo accelerato però dall'uomo" sottolinea Legambiente. "Le cause dell'erosione -spiega ancora il ricercatore del Cnr Stefano Guerzoni, deriva da due fattori principali: non arriva più materiale da terra, cioè dai fiumi o dai torrenti non arrivano più sui litorali i materiali che vengono, invece, trattenuti da cave e scavamenti. In secondo luogo tutte le zone di costa sono come 'paralizzate' dalle costruzioni artificiali, come porti, case, stabilimenti balneari, e non hanno piu' la possibilita' di evolversi naturalmente".

"Quando non ci sono costruzioni sulle coste – continua Guerzoni – le mareggiate erodono la sabbia su una parte di litorale e, dopo qualche tempo, la ridepositano piu' in la', da un'altra parte. E' cosi' che le coste rimangono vive. Se invece sulla costa ci sono costruzioni, il meccanismo naturale viene appunto come 'paralizzato'". "Sui litorali dove tutto e' artificiale -spiega ancora- la sabbia viene portata dai gestori dei litorali e quando arriva una mareggiata viene spinta al largo non trovando altro 'approdo' libero sulla costa. E se la mareggiata arriva durante la stagione turistica, ecco che si apre il dramma ed il danno economico".

"In altre parole, – conclude Guerzon i- un normale evento diventa grave per questo. Cosi' come un'esondazione di un fiume diventa catastrofe e provoca vittime perché è stato alterato il corso del fiume dall'uomo e il corso d'acqua e' costretto ad un cammino artificiale a causa delle costruzioni che lo circondano". Insomma il quadro delle nostre coste è allarmante. "La gran parte dei tratti che non risultano in erosione -spiega Legambiente nel suo Rapporto- deve la propria stabilita' a massicce opere di difesa, che modificano l'ambiente e il paesaggio costiero e spesso rendono piu' difficile l'uso balneare della spiaggia".

"Inoltre -continua Legambiente – non sempre queste strutture permettono di risolvere il problema e il più delle volte sono causa di erosione nei tratti di costa adiacenti: un cane che si morde la coda. Ne è un esempio la breve costa molisana: dei suoi 36 km, ben 25 sono difesi da scogliere, nonostante ciò su 22 km di spiagge 20 km sono in erosione (91%). Anche in Basilicata si raggiungono valori estremi con il 78%, seguono la Puglia (65%), Abruzzo (61%) e Marche e Lazio con il 54%". I valori più bassi – prosegue ancora Legambiente- si trovano in Friuli (13%), Veneto (18%) e in Emilia Romagna (25%), regioni in cui sono stati realizzati importanti interventi di difesa dei litorali, facendo spesso ricorso ai ripascimenti artificiali con sabbie prelevate sui fondali marini.

Le altre regioni si collocano fra il 33% della Liguria ed il 43% della Calabria". "In epoca storica -aggiunge Legambiente- tutte le spiagge italiane sono state in accrescimento grazie alla grande quantita' di sedimenti portati a mare dai fiumi per gli estesi disboscamenti che venivano praticati nei rispettivi bacini idrografici". "I fiumi portavano alla foce piu' materiali di quanto il mare non riuscisse a rimuovere e le nostre ampie spiagge altro non sono -conclude l'associazione ambientalista- che il prodotto di frane ed erosioni accelerate. E' evidente quindi che vi e' una conflittualita' tra la difesa del suolo e la difesa delle coste, dato che ogni intervento teso a ridurre il rischio alluvioni e frane, avra' una ricaduta negativa ed immediata sull'equilibrio delle spiagge. E l'erosione delle nostre coste e' iniziato da almeno due secoli".

Articlolo scritto da: Adnkronos