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Baarìa, una lezione di vita tutta italiana

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Baarìa, una lezione di vita tutta italiana

FIRENZE – Venerdì scorso è uscito nelle sale italiane Baarìa, il tanto atteso e discusso film di Giuseppe Tornatore presentato alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il 2 settembre. Fin dai primi fotogrammi si intuisce che non si tratta semplicemente dell’annunciato colossal composto da un cast di attori più o meno noti o della compiaciuta biografia di un regista ormai affermato, ma di una storia di vita reale e universale. Il film racconta la storia di Bagheria, un comune della provincia di Palermo, tra gli anni ’20 e ’80 del Novecento, attraverso il vissuto dei singoli personaggi e soprattutto attraverso lo sguardo di Peppino. Le prime immagini mostrano Peppino bambino lanciarsi in una forsennata corsa che conduce lo spettatore fino all’ultimo fotogramma tutto d’un fiato. Intorno alla storia personale del bambino, pastore durante i tempi della guerra e marito, padre e uomo politico poi, si articola un’umanità ricca e sfaccettata, proprio come la sua terra rappresentata. Il reale protagonista della storia è, infatti, il vissuto di Bagheria, con le sue tradizioni, ma anche superstizioni, con la sua storia sofferta ma anche orgogliosa durante gli anni del Fascismo e della guerra, il suo contesto politico fatto di grandi ideali ma anche di viltà, e con le sue passioni, speranze e illusioni. Insomma la storia dell’uomo. Certo non mancano i riferimenti alla storia personale e artistica del regista e momenti di lirismo puro, che trovano come sempre la massima espressione nell’unione tra immagini intense e la musica del maestro Morricone. Ma la sensazione che prevale è certamente il senso di vicinanza e coinvolgimento, quasi di identificazione, di fronte alle immagini che scorrono e un pizzico di malinconia e disillusione per ciò che ha fatto ed è ancora parte del vissuto italiano.

Articlolo scritto da: Maddalena De Donato