Home Attualità Banche, arrivano le prime condanne per bond argentini

Banche, arrivano le prime condanne per bond argentini

0

MILANO – E' stata una calda estate nei Tribunali per le banche italiane. Ad anni di distanza dai default della Repubblica Argentina, della Finmek e della Parmalat, nelle aule di giustizia le cause giungono a conclusione.

Sono sette le sentenze piu' recenti, sei di primo grado e una non definitiva, di cui l'ADNKRONOS e' venuta a conoscenza, che vedono protagonisti alcuni istituti bancari italiani, grandi e piccoli: si tratta del Banco di Brescia (gruppo Ubi Banca), della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, della Cariparo (gruppo Intesa SanPaolo) e della stessa Intesa SanPaolo, di Unicredit Banca (gruppo Unicredit) e di Banca Toscana (gruppo Mps).

I vincitori, tutti difesi dall'avvocato mantovano Roberto Vassalle, sono comuni risparmiatori: un ristoratore della provincia di Milano, un pensionato anch'egli del Milanese, una coppia di pensionati padovani, un pensionato di Forli', una coppia di imprenditori di Firenze, una donna di Desenzano del Garda e due donne di Milano.

La prima sentenza, depositata il 3 agosto scorso, e' del Tribunale di Milano, che ha condannato il Banco di Brescia (gruppo Ubi Banca) a restituire ad un ristoratore del Milanese la somma di 300mila euro, comprensiva di capitale, interessi, rivalutazioni e spese, a fronte di un investimento effettuato nel maggio 2000 in obbligazioni Argentina, con spesa di 240mila euro. La decisione del giudice e' fondata sulla mancanza di un documento fondamentale, il contratto di intermediazione individuale, che deve essere stipulato per iscritto prima di qualsiasi investimento. Nel corso del procedimento e' stato infatti accertato, mediante perizia grafologica, che il contratto prodotto dalla banca recava una firma del cliente falsa.

"La banca – commenta il gruppo Ubi – non ha ancora potuto prendere visione della sentenza ne' la stessa risulta ancora notificata. E' stato comunque possibile individuare ugualmente la posizione cui si fa riferimento. Da quanto segnalato la condanna della banca parrebbe discendere principalmente dall'esito della perizia grafologica nel corso di causa: al riguardo la banca precisa che le conclusioni cui e' giunta la Ctu hanno gia' formato oggetto nel corso del giudizio di articolate obiezioni e puntuali critiche in ordine ai principi metodologici adottati. Non appena la sentenza sara' disponibile ci si riserva di effettuare le opportune valutazioni per le conseguenti determinazioni da assumere".

Un'altra sentenza del Tribunale di Milano e' datata 19 maggio 2009, ma e' stata comunicata solo il primo settembre. Il giudice ha condannato la Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate a risarcire ad un pensionato della provincia di Milano 230mila euro, per investimenti effettuati nel settembre 2000 per obbligazioni Buenos Aires, con spesa di 210mila euro. In questo caso la sentenza e' fondata sull'inadempimento della banca ad obblighi comportamentali. La banca, in sostanza, avrebbe dovuto informare i clienti della natura dei rischi e delle implicazioni degli investimenti e sconsigliare l'operazione, perche' inadeguata al profilo di rischio dei clienti.

La Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, interpellata sulla vicenda, precisa tra l'altro che "quei titoli sono stati espressamente acquistati sul mercato per volonta' e richiesta del cliente. Riprova ne sia il fatto che il giudice non ha rilevato alcun conflitto di interessi (quindi ha confermato che i titoli acquistati dal cliente non erano di proprieta' della Bcc). La condanna e' dovuta al fatto che per quei titoli mancava la documentazione di assunzione del rischio da parte del cliente. Cliente che ha acquistato i 240mila euro in due tranche, il 7 e l'11 settembre 2000, acquistando poi altri 130mila euro degli stessi titoli nel marzo 2001".

"Anche di questi titoli acquistati nel marzo 2001 – continua la Bcc – si e' discusso nella causa, ma siccome in questo caso c'era la firma del cliente sul documento di assunzione del rischio, il giudice ha stabilito come non accoglibile la richiesta di rimborso". Nel 2006, continua la banca, "il consiglio di amministrazione ha deliberato che presso i nostri sportelli non e' possibile acquistare titoli al di sotto della soglia BBB, che e' il rating minimo posto dal mondo finanziario sotto al quale l'investimento e' considerato ad alto rischio. La vicenda risale al 2000 quindi non e' in alcun modo riconducibile ne' al consiglio di amministrazione attuale ne' alla direzione generale. Gli errori non si rinnegano. La vicenda in questione fu un errore della struttura che non fece firmare il documento di assunzione del rischio. E per questo la Bcc non presentera' alcun ricorso".

Il Tribunale di Padova, invece, ha emesso una sentenza non definitiva nei confronti della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo (gruppo Intesa SanPaolo), con la quale ha dichiarato nulli quattro investimenti in bond argentini effettuati, per complessivi 255mila euro, da una coppia di padovani, entrambi pensionati. Anche in questo caso, la sentenza e' fondata sulla mancanza del contratto di negoziazione, non prodotto in causa dalla banca. Dopo aver emesso la sentenza che ha dichiarato la nullita' dell'investimento, il Tribunale ha disposto una consulenza tecnica per la quantificazione del danno. Quantificazione che dovra' tenere conto anche dell'eventuale ricavato dai clienti dall'eventuale vendita dei titoli medesimi.

Il Tribunale di Forli', inoltre, ha condannato Unicredit Banca a restituire circa 278mila euro, oltre agli interessi, ad un pensionato forlivese, per acquisti di obbligazioni Ford e Parmalat, posti in essere, anche in questo caso, senza preventiva stipulazione di un valido contratto di negoziazione, in quanto il documento prodotto in causa non era sottoscritto dal funzionario della banca, ma solo dal cliente.

Interpellata sulla vicenda, UniCredit Banca precisa che "il Tribunale di Forli' ha dichiarato la nullita' delle operazioni contestate in quanto eseguite in forza di un contratto quadro che e' stato ritenuto nullo perche' stipulato prima dell'entrata in vigore del Testo Unico della Finanza e successivamente non aggiornato. Nelle motivazioni della sentenza, non si individua invece alcun riferimento all'invalida' degli ordini di acquisto riconducibile alla presenza o meno delle firme dei funzionari della banca. La sentenza del Tribunale di Forli' si basa su un orientamento giurisprudenziale non univoco ne' consolidato. Per questo la banca sta valutando se interporre appello. Quanto all'entita' della condanna, dall'importo di circa 279mila euro deve essere detratto il valore dei titoli, per cui la quantificazione economica e' stimabile in circa 140mila euro''.

Il Tribunale di Firenze, con sentenza depositata il 14 agosto scorso, ha condannato la Banca Toscana (gruppo Mps) al pagamento di 119mila euro per capitale, interessi e spese, in favore di due coniugi fiorentini imprenditori che avevano acquistato obbligazioni Argentina. La sentenza e' fondata sull'inadempimento della banca agli obblighi comportamentali in tema di informazioni sulla natura, il ruolo e le implicazioni dell'investimento. Il gruppo senese, interpellato sulla vicenda, ha preferito non commentare, non disponendo ancora delle motivazioni della sentenza.

Il Tribunale di Crema, con sentenza depositata il 3 settembre 2009, ha condannato Intesa SanPaolo a risarcire a due signore milanesi, madre e figlia, 180mila euro tra capitale, interessi e spese, per il danno derivato dall'acquisto di obbligazioni Argentina, anche in questo caso vendute dalla banca senza che fossero adempiuti gli obblighi di informazione specifica. ''La banca, preso atto della sentenza – informa Intesa SanPaolo – sta valutando la proposizione dell'appello''.

Il Tribunale di Brescia, infine, ha condannato Banca Intesa, oggi Intesa SanPaolo, a restituire ad una signora di Desenzano del Garda la somma di 51.493 euro di capitali, oltre a interessi e spese, investita nel gennaio 2002 in obbligazioni Finmek. La sentenza e' fondata sulla mancanza del contratto di intermediazione finanziaria, in quanto il relativo modulo prodotto dalla banca recava la sottoscrizione solo della cliente e non della banca.

"La pioggia di sentenze che sta continuando con severe condanne – commenta Vassalle, avvocato che ha vinto un gran numero di cause nei confronti delle banche – nei confronti degli istituti di credito, per una serie innumerevole di illeciti dagli stessi commessi, e' la prova piu' evidente di quanto grave sia la situazione del sistema bancario italiano, in ordine alla tutela del risparmiatore e all'assenza di trasparenza".

"Le riforme e gli interventi fino ad oggi effettuati dalle competenti autorita' – prosegue l'avvocato – non sono servite a niente e, anzi, tuttora permettono il reiterarsi di comportamenti gravemente illeciti, in relazione ai quali la Banca d'Italia e il Governo nulla vedono. E la tutela dei cittadini – conclude – resta affidata solo alla magistratura".

Articlolo scritto da: Adnkronos