Home Cronaca Blitz contro i ‘protettori’ del boss Messina Denaro, 13 arresti

Blitz contro i ‘protettori’ del boss Messina Denaro, 13 arresti

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PALERMO – Imponente operazione antimafia questa mattina contro i presunti fiancheggiatori del boss mafioso latitante dal 1993 Matteo Messina Denaro, ritenuto il nuovo capo di Cosa Nostra. Gli agenti del Servizio centrale operativo (Sco) e delle Squadre mobili di Trapani e Palermo hanno eseguito 13 arresti nei confronti di altrettanti indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di società e valori. I provvedimenti sono stati emessi dal gip di Palermo che ha accolto le richieste del procuratore aggiunto Teresa Principato e dei pm Roberto Scarpinato, Paolo Guido, Sara Micucci e Roberto Piscitello.

Le ordinanze di custodia cautelare hanno colpito insospettabili, imprenditori caseari e alcuni pregiudicati: si tratta di Vito Angelo Barruzza, pregiudicato di 43 anni; Leonardo Bonafede, presunto mafioso di 77 anni; Giuseppe Bonetto, imprenditore di 54 anni; Lea Cataldo, 47 anni; Salvatore Dell'Aquila, 48 anni; Leonardo Ferrante, 65 anni; Franco Indelicato, 40 anni; Giuseppe Indelicato di 36 anni; Aldo Luppino, sorvegliato speciale, 53 anni; Giovanni Salvatore Madonia, 43 anni e Domenico Nardo, 50 anni, pregiudicato. Quest'ultimo, titolare della World protection, un'agenzia che offre guardie del corpo a starlet del cinema e a veline, è il padre di Alessandra Nardo, la showgirl ventiquattrenne che fino a un anno fa era fidanzata con l'attore comico Andrea Roncato+.

In manette anche Mario Messina Denaro, cugino del boss. Secondo gli inquirenti l'uomo, imprenditore caseario, avrebbe imposto il 'pizzo' a imprenditori locali sostenendo di raccogliere i soldi delle estorsioni a nome del cugino. Avrebbe anche gestito un traffico di stupefacenti tra Roma e il territorio trapanese, sempre finalizzato a finanziare l'organizzazione criminale.

La Dda di Palermo ha emesso diciotto avvisi di garanzia: tra gli indagati ci sono anche un funzionario regionale, Girolamo Coppola, che l'anno scorso organizzò il 'Cous Cous Fest' di San Vito Lo Capo. Indagato anche Achille Felli, finanziere in pensione, che collabora nella segreteria politica di Carlo Vizzini, senatore del Pdl. Felli è accusato di favoreggiamento aggravato. Gli inquirenti, nel corso dell'indagine, hanno scoperto che Felli aveva "rapporti confidenziali con personaggi vicini a Cosa nostra".

E' stata, inoltre, sequestrata un'intera impresa olearia con beni immobili annessi, per un valore di circa 2 milioni di euro, fittiziamente intestata a terze persone, al fine di sottrarre il patrimonio mafioso ad eventuali aggressioni di carattere patrimoniale da parte degli inquirenti Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, gli arrestati hanno svolto, "primariamente, un fondamentale ruolo nel sostegno alla latitanza di Messina Denaro, assicurandogli, tra le altre cose, il mantenimento di riservati canali di comunicazione con i componenti di vertice di Cosa nostra palermitana". L'azione di copertura si è anche sostanziata attraverso la fornitura di documenti d'identità falsi al ricercato, per consentirgli di eludere le indagini.

Nel corso dell'operazione 'Golem' gli inquirenti hanno contestualmente eseguito delle perquisizioni in quindici istituti penitenziari nei confronti di trentasette detenuti. I detenuti, secondo quanto accertato dagli inquirenti, avrebbero comunicato con gli indagati. Tra questi figurano 'boss' di primissimo piano nel panorama di Cosa Nostra, tra cui Mariano Agate, capo indiscusso del 'mandamento' mafioso di Mazara del Vallo, detenuto ininterrottamente da oltre 15 anni e condannato a più ergastoli per associazione mafiosa, omicidi e traffico di sostanze stupefacenti. Storicamente legato all'ala corleonese di Cosa Nostra, è da sempre considerato vicinissimo alla famiglia Messina Denaro. Ma anche Filippo Guattaduro, cognato del latitante Messina Denaro Matteo, per averne sposato la sorella. "Le perquisizioni hanno, finora, consentito – si apprende da ambienti giudiziari – di acquisire numerosa documentazione, già al vaglio degli inquirenti che stanno valutando la possibilità di disporre l'immediato trasferimento di alcuni dei soggetti perquisiti in Istituti Penitenziari diversi".

Secondo quanto emerge dalle indagini, inoltre, nonostante sia uno dei boss latitanti più ricercati d'Italia dal 1993, il capomafia di Castelvetrano avrebbe fatto dei viaggi anche all'estero in Austria, Svizzera, Grecia, Spagna e Tunisia per mostrare "ancora una volta, la particolare 'mobilità' che lo caratterizza da sempre. Per questa ragione, in collaborazione con l'Interpol, sono stati svolti diversi approfondimenti investigativi in diversi Paesi europei ed extraeuropei, "dove risultano essere presenti diversi soggetti in rapporti con Messina Denaro". In questo stesso contesto, tra le altre cose, le indagini hanno consentito di localizzare e catturare in Venezuela, nonché di estradare in Italia, alcuni esponenti di spicco di Cosa nostra, fortemente legati a Messina Denaro: come Vincenzo Spezia, killer ed elemento di vertice della "famiglia" mafiosa di Campobello di Mazara.

Infine, agli atti dell'operazione anche il 'pizzino' ritrovato tempo fa nel quale Denaro rassicurava i suoi amici detenuti: "… io non andrò mai via di mia volontà, ho un codice d'onore da rispettare. Lo devo a Papà e lo devo ai miei principi, lo devo a tanti amici che sono rinchiusi e che hanno ancora bisogno, lo devo a me stesso per tutto quello in cui ho creduto e per tutto quello che sono stato". "Ad onore del vero- scrive ancora Messina Denaro – se avessi voluto già me ne sarei andato da tempo, ne avevo la possibilità, solo che non ho mai tenuto in considerazione quest'ipotesi perché non fa parte di me ciò; io starò nella mia terra fino a quando il destino lo vorrà e sarò sempre disponibile per i miei amici, è il mio modo tacito di dire a loro che non hanno sbagliato a credere in me. …".

Articlolo scritto da: Adnkronos/Ign