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Caso Sandri, il poliziotto: ‘Spero di rientrare in servizio’

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Caso Sandri, il poliziotto: ‘Spero di rientrare in servizio’

Roma – Tensione ieri sera a Roma dopo la condanna a 6 anni di carcere per ''omicidio colposo'' all'agente Luigi Spaccarotella , responsabile della morte del tifoso laziale Gabriele Sandri ucciso da un proiettile l'11 novembre 2007 nell'area di servizio dell'A1 Badia al Pino.

Due ultras della Lazio, di 23 e 28 anni, sono stati arrestati la notte scorsa dai Carabinieri a Roma per danneggiamento e resistenza. Poco dopo la mezzanotte mezzi del Reparto mobile che trasitavano vicino a Ponte Milvio sono stati assaliti da tifosi che hanno lanciato sassi, bottiglie e petardi in reazione alla condanna a sei anni inflitta dalla Corte d'Assise di Arezzo a Spaccarotella.

E anche la Caserma dei Carabinieri di Ponte Milvio è stata presa di mira da una decina di giovani tifosi con lanci di bottiglie e sassi. I militari hanno poi proceduto alla perquisizione delle abitazioni dei due arrestati e hanno trovato bandiere naziste, mazze, bastoni, passamontagna e caschi. E' stato anche rinvenuto sempre a Ponte Milvio, uno striscione con la scritta: "Sei anni di vergogna". I Carabinieri di Roma hanno effettuato perquisizioni anche nelle case e nelle sedi di altri ultras della Lazio alla ricerca dei responsabili dei disordini di ieri sera a Ponte Milvio.

Spaccarotella in un'intervista al settimanale 'Visto', domani in edicola, si difende: "Sono un cretino, non un Rambo. Sono solo una persona che ha creduto di fare il suo dovere. Non ho mai preso la mira, lo ripeterò sempre. Non sono un pazzo che rischia di colpire un'auto di passaggio: c'era un'autostrada di mezzo".

"Non c'è giustizia – prosegue Spaccarotella – in questo Paese sono i prepotenti, i forti, quelli che sanno parlare bene, sanno raccontarti e rigirarti, ad avere la meglio. Non gli ignoranti morti di fame come me. Le persone oneste che hanno rispettato le leggi non valgono niente. Antipatica la mia voce, il mio accento meridionale e anche il mio cognome, Spaccarotella. Tutti hanno visto in me l'uomo forte che 'spacca', che uccide. Invece io sono un padre, un marito e un figlio".

L'agente spiega che quella di ieri è stata "una sentenza in cui speravo ma che non mi aspettavo proprio. Mi vergogno un po' a dirlo ma mi è uscita qualche lacrima. Ho cercato di far capire ai genitori – aggiunge – che il mio non è stato un gesto volontario, ma quando si alza un muro davanti è difficile scavalcarlo, spero se ne facciano una ragione. Non ho mai voluto uccidere in vita mia".

"Non mi sono presentato in aula perché c'erano gli ultras – ha risposto Spaccarotella alla domanda sulla sua assenza – per evitare un motivo ulteriore di caos o scontri vari, meglio così. Finché ci riesco continuerò a nascondermi, ho paura, gli ultras sono gente avvezza alla violenza. Spero di rientrare in servizio, ne parlerò con i miei avvocati". "Se riuscirò a rientrare in servizio e a guadagnare il mio stipendio – ha assicurato – devolverò il denaro ai figli degli agenti di Polizia morti in servizio".

Spaccarotella, nell'intervista, ringrazia tutti coloro che gli sono stati vicini, in particolare i colleghi poliziotti, "perché hanno riconosciuto che quanto accaduto a me poteva accadere anche a loro. Se ammazzano volontariamente un poliziotto, questo resta un eroe anonimo. Quando un agente sbaglia, o un colpo parte per errore, allora è un killer. Quel giorno dall'altra parte dell'autostrada avrebbero potuto uccidere, sequestrare, rapinare, ma io non dovevo fare nulla. Oggi lo so".

Articlolo scritto da: Adnkronos/Ign