TEHERAN – Un blocco cilindrico d'argilla che risale al VI secolo A.C., con iscrizioni in accadico cuneiforme, sta causando una nuova crisi nelle relazioni tra Gran Bretagna e Iran. Dopo le tensioni seguite all'arresto in estate a Teheran di alcuni funzionari dell'ambasciata britannica, poi rilasciati, questa volta motivo dello scontro è il celebre Cilindro di Ciro. La richiesta di prestito avanzata dal Museo nazionale dell'Iran, infatti, è stata respinta dal British Museum di Londra.
Il Cilindro di Ciro deve la propria notorietà al fatto di essere considerato la prima carta dei diritti umani della storia, anticipando la Magna Charta di più di un millennio. I responsabili del Museo nazionale dell'Iran hanno già espresso, secondo quanto riporta l'emittente 'Press Tv', l'intenzione di cessare ogni cooperazione con il British finché non sarà accordato loro il prestito del Cilindro di Ciro, scoperto nel 1878 dall'archeologo Hormuz Rassam durante gli scavi del tempio di Marduk a Babilonia.
La motivazione principale del rifiuto dei britannici è da imputare, secondo le autorità iraniane, alla crisi politica in corso nella Repubblica Islamica.
"Il British Museum motiva la decisione di non prestarci il Cilindro di Ciro, con la situazione che si è creata in Iran dopo le elezioni presidenziali" dello scorso 12 giugno, ha affermato Hamid Baqaei, vicepresidente dell'Organizzazione per l'eredità culturale iraniana e il turismo. "Se il British Museum continua a utilizzare questo pretesto per non prestare l'artefatto al nostro Museo Nazionale – ha aggiunto Baqaei – cesseremo ogni cooperazione con loro, comprese le ricerche sul campo e le spedizioni archeologiche".
La notizia del 'contenzioso' sul Cilindro di Ciro arriva dopo il caso scoppiato tra Egitto e Francia. Le autorità egiziane, infatti, hanno chiesto ai dirigenti del Louvre di restituire cinque stele acquistate dal museo francese negli anni Ottanta. Le stele facevano parte di una tomba della Valle dei re e secondo il responsabile del consiglio nazionale egiziano per le Antichità, Zahi Hawass, sarebbero state acquistate dai francesi pur sapendo che erano trafugate. Parigi si è detta immediatamente disposta a restituire gli oggetti, ma per una decisione ufficiale bisogna attendere che si pronunci il ministero della Cultura francese.
Articlolo scritto da: Adnkronos/Aki