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Dalla Chiesa il vademecum del buon cattolico

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Dal sesso agli sguardi all'occultismo, dalla Chiesa il vademecum per il buon cattolico

Città del Vaticano, 29 giu. (Adnkronos/Ign) – Per tornare a un'autentica vita spirituale è necessario che i fedeli riconoscano pienamente tutti i sacramenti e tutte le verità della Chiesa, che prendano parte alla messa, che sappiano poi applicare una certa disciplina del corpo, compreso il dominio degli istinti sessuali e una certa custodia negli sguardi nonché sobrietà nel bere e nel vestire. E' quanto scrive l'arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, nella lettera pastorale per l'anno 2009-2010 'Camminare nelle vie dello Spirito. Alle sorgenti della Vita Spirituale'. Il testo è stato reso noto e distribuito oggi agli oltre 160 sacerdoti che hanno preso parte nella cattedrale di San Lorenzo alla celebrazione diocesana per l'apertura dell'Anno Sacerdotale.

Nell'elencare gli strumenti per arrivare alle sorgenti della vita spirituale, il cardinale afferma la necessità di ''immergersi nelle Scritture Sante, affidarsi con semplicità e costanza alla Parola del Signore, è la prima sorgente della vita spirituale''. Ma ''la Bibbia va sempre letta nella Chiesa e con la Chiesa, per non correre il rischio di dare interpretazioni puramente soggettive e distorte''. Allo stesso tempo è importante la ''conoscenza progressiva di tutte le verità della fede cattolica'', senza dimenticare l'importanza della preghiera comunitaria, e in particolare dell'eucarestia: ''Non si può camminare nella via dello Spirito senza partecipare il più possibile alla santa messa, a cominciare dalla domenica''.

Altrettanto importante il sacramento della riconciliazione. C'è poi spazio per la carità: essa è anzitutto, nelle parole di Bagnasco, una ''risposta d'amore'' a Dio, è ''obbedienza fiduciosa'' che si concretizza nella ''solidarietà evangelica''. In materia di ascesi, il cardinale raccomanda la ''disciplina del corpo'', invitando ''alla sobrietà nel cibo, nel vestire, nell'uso dei beni di consumo'', nonché a una ''certa custodia negli sguardi'' e al ''dominio dell'istinto sessuale''. Ad internet, poi, deve essere riservata una ''particolare attenzione'' in modo che ''sia strumento di vantaggio nel bene e non mercato del peggio''.

In particolare, ''lo specifico della fede cristiana non è avere buoni sentimenti e neppure un codice di comportamento, ma è la vita della grazia''. Oggi, invece, ''il rischio diffuso è di pensare il cristianesimo come fatto morale e non innanzitutto soprannaturale, come riserva di valori – una specie di 'religione civile' – e non innanzitutto come apertura al mistero''.

Nella lettera si legge poi che anche l'occultismo, il new age, la superstizione sono in una certa misura segni della ricerca di Dio, esprimono l'esigenza di spiritualità.

Ma ''nonostante il secolarismo che vorrebbe indurre a vivere senza Dio'', si avverte una ''diffusa e a volte confusa esigenza di spiritualità'', che ''esprime un rinnovato bisogno di interiorità, di punti di riferimento per ritrovare se stessi e la strada del vivere''. ''Basta guardarsi attorno – scrive il cardinale – e vediamo moltitudini che sembrano languire nell'inedia, o altre dibattersi tra violenze di ogni genere, o ancora cercare disperatamente la speranza''. Ma ''nonostante il secolarismo che vorrebbe indurre a vivere senza Dio'', si avverte una ''diffusa e a volte confusa esigenza di spiritualità'', che ''esprime un rinnovato bisogno di interiorità, di punti di riferimento per ritrovare se stessi e la strada del vivere''.

Anche fenomeni come ''l'occultismo e la superstizione, la suggestione delle filosofie orientali, la ricerca di spiritualità esoteriche, le diverse forme di new age'' sono ''a loro modo segni di una ricerca'' afferma ancora il cardinale.

Che rimarca anche la necessità di ritrovare ''il centro'', perché l'uomo cerca ''il senso globale dell'esistenza e non solo quello parziale delle singole azioni''. E ''condizione indispensabile'' per ritrovare il centro è il silenzio. ''Oggi – afferma il porporato – sembra si abbia paura del silenzio, forse perché fa sentire di essere soli, perché mette di fronte a se stessi''. ''A volte – prosegue – la compagnia di sé spaventa: meglio il rumore assordante che distoglie da questo difficile confronto; meglio la compagnia chiassosa che illude di essere 'insieme' mentre si è solo 'accanto'''. Senza il ''centro'', ammonisce il cardinale, il rischio ''è quello di rincorrere le cose da fare, tanto da esserne presi e da rimanere alla superficie degli avvenimenti, dei rapporti con gli altri e di noi stessi senza cogliere la dimensione più intima, l'anima''.