Home Cronaca Dolore dei parenti nelle ultime lettere ai parà uccisi a Kabul

Dolore dei parenti nelle ultime lettere ai parà uccisi a Kabul

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ROMA – "Mi hai comprato una tv enorme che avremmo messo nella nostra casa dopo il matrimonio. Da quella tv ho sentito i telegiornali che annunciavano la tua fine. Ti abbiamo parlato l'ultima volta il 15 settembre. Il 16 sera non c'era campo, ho mandato un sms. Chissà se hai fatto in tempo a leggerio quella mattina del 17 settembre, quando tutto è finito". Zueca, la ragazza che fra un mese avrebbe sposato il primo caporalmaggiore Giandomenico Pistonami, morto a Kabul con altri cinque commilitoni, affida a 'Panorama' un'ultima lettera.

Il settimanale, sul numero in edicola da domani, 25 settembre, pubblica altre tre lettere ai militari italiani morti nell'attentato, scritte da persone a loro molto vicine. "L'ultima volta che ti ho visto, a Pasqua, mi avevi promesso: 'Me la caverò", scrive Sandro Fortunato, fratello del capitano Antonio, che aggiunge: "Ti sbagliavi. Il 17 settembre, Capitano, non hai chiamato. E non lo faral più. Ora Anto' torno dalla mamma. Prima però devo togliermi un peso. Non sono mai riuscito a dirtelo (sai, siamo maschi), ma oggi ho bisogno di scriverlo: ti voglio bene".

"Eri un soldato ma non ti piaceva la guerra. Lo consideravi un lavoro. Un lavoro molto speciale, certo. E !o amavi, perché ti consentiva di esprimere un altro aspetto del tuo carattere: la generosità. Avresti fatto qualsiasi cosa per aiutare gli altri. Se fosse stato necessario, avresti dato anche la vita per non vedere altre persona soffrire", è il messaggio dei fratelli del prlmo caporalmaggiore Davide Ricchiuto, Ippazio Salvatore e Anna Lucia.

Infine scrive un frate francescano, fra Gigino Petrone, al caporalmaggiore Massimiliano Randino: "Eri una persona semplice. Straordinario nella tua semplicità. Hai sempre avuto fede tanto da voler dare il tuo primo stipendio a noi francescani affinché ricostruissimo la chiesa danneggiata dal terremoto''.

''Come dimenticare – aggiunge il religioso – quella volta in cui, pronto per il concorso necessario per entrare nella Folgore, sei venuto da me dicendomi che ti eri affidato alla fede. Eri sicuro che ti avrebbe guidato. E lo ha fatto. E lo farà anche oggi che sei volato in cielo".

Articlolo scritto da: Adnkronos