Home Cronaca Gli immigrati regolari sono 4,5 milioni in Italia

Gli immigrati regolari sono 4,5 milioni in Italia

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ROMA – Non sono persone dal tasso di delinquenza più alto, non stanno dando luogo ad una invasione di carattere religioso, non consumano risorse pubbliche più di quanto versino con tasse e contributi, non sono disaffezionati al Paese che li ha accolti e, al contrario, sono un efficace ammortizzatore demografico e occupazionale. E' quanto emerge dal 19° Dossier Statistico 2009 sull'Immigrazione redatto da Caritas-Migrantes, che fotografa la presenza di cittadini stranieri nel nostro paese, da cui risulta che l'aumento annuo di 250 mila unità, considerato nelle previsioni dell'Istat come scenario alto, è risultato inferiore a quanto effettivamente avvenuto (+458.644 residenti nel 2008, +13,4% rispetto all'anno precedente).

I cittadini stranieri residenti erano 2.670.514 nel 2005 e sono risultati 3.891.295 alla fine del 2008, ma si arriva a circa 4.330.000 includendo anche le presenze regolari non ancora registrate in anagrafe. Incidono, quindi, tra il 6,5% (residenti) e il 7,2% (totale presenze regolari) sull'intera popolazione; ma il dato arriva al 10% se si fa riferimento alla sola classe dei più giovani (minori e giovani fino ai 39 anni).

Se poi si tiene conto che la regolarizzazione di settembre 2009, pur in tempo di crisi, ha coinvolto quasi 300 mila persone nel solo settore della collaborazione familiare, l'Italia oltrepassa abbondantemente i 4,5 milioni di presenze: siamo sulla scia della Spagna (oltre 5 milioni) e non tanto distanti dalla Germania (circa 7 milioni).

Per quanto riguarda la provenienza, continua a prevalere la presenza di origine europea (53,6%, per più della metà da Paesi comunitari). Seguono gli africani (22,4%), gli asiatici (15,8%) e gli americani (8,1%). Risulta fortemente attenuato il policentrismo delle provenienze, che per molti anni è stato una spiccata caratteristica dell'immigrazione italiana: le prime 5 collettività superano la metà dell'intera presenza (800mila romeni, 440mila albanesi, 400mila marocchini, 170mila cinesi e 150mila ucraini).

A livello territoriale il Centro (25,1%) e il Meridione (12,8%) sono molto distanziati dal Nord quanto a numero di residenti stranieri (62,1%), così come il Lazio (11,6%) lo è dalla Lombardia (23,3%), tra l'altro preceduto, seppure di poco, dal Veneto (11,7%). Il dinamismo della popolazione straniera è da ricondurre principalmente alla sua evoluzione demografica da una parte e alla domanda di occupazione del Paese dall'altra, mentre influiscono in misura veramente minima le poche decine di migliaia di sbarchi, pari a meno dell'1% della presenza regolare.

Nel 2008 sono state 36.951 le persone sbarcate sulle coste italiane, 17.880 i rimpatri forzati, 10.539 gli stranieri transitati nei centri di identificazione ed espulsione e 6.358 quelli respinti alle frontiere. Non si tratta neppure di un cinquantesimo rispetto alla presenza di immigrati regolari in Italia, eppure il contrasto dei flussi irregolari ha monopolizzato l'attenzione dell'opinione pubblica e le decisioni politiche; tanto più che il rapporto tra allontanati e intercettati è di 34 ogni 100, il più basso dal 2004, e si registra una crescente confusione tra immigrati ''clandestini'', irregolari, richiedenti asilo e persone aventi diritto alla protezione umanitaria.

CITTADINANZA – Nel 2008 sono stati 39.484 i ''nuovi'' cittadini italiani. Sono quadruplicati rispetto al 2000 e più che quintuplicati (53.696) se si tiene conto anche delle cittadinanze riconosciute direttamente dai Comuni. Neppure la rigidità della normativa costituisce un freno al dinamismo dell'integrazione e ormai in 4 casi su 10 l'acquisizione della cittadinanza viene concessa a seguito della residenza previamente maturata. Il rapporto evidenzia come siano sempre più ''consistenti gli indicatori di un intreccio sempre più stretto tra i nuovi venuti e la società che li ha accolti, che vanno oltre il piano lavorativo''.

MATRIMONI – Un indicatore significativo dell'intreccio tra gli immigrati e il paese che li ha accolti sono i matrimoni misti: in 12 anni (1995-2007) sono stati celebrati 222.521 matrimoni misti, dei quali 23.560 nell'ultimo anno, pari a circa un decimo del totale.

MINORI STRANIERI – Sono i 72.472 bambini nati nel nostro Paese da genitori stranieri nel 2008 e costituiscono più di un quinto della popolazione straniera (862.453). Se, infatti, un abitante su 14 (7,2%) in Italia è di cittadinanza straniera, l'incidenza è maggiore tra i minori e i giovani adulti (18-44 anni), con conseguente maggiore visibilità a scuola e nel mercato del lavoro.

SCUOLA – Passando appunto alla scuola, le aule italiane sono sempre più multietniche. Secondo il dossier gli alunni figli di genitori stranieri, nell'anno scolastico 2008/2009, sono saliti a 628.937 su un totale di 8.943.796 iscritti, per un'incidenza del 7%. L'aumento annuale è stato di 54.800 unità, pari a circa il 10%. L'incidenza più elevata si registra alle elementari (8,3%) e, a livello regionale, in Emilia Romagna e in Umbria, dove viene superato il 12%, mentre si scende al 2% al Sud e nelle Isole. Di questi studenti, uno ogni 6 è romeno, uno ogni 7 albanese e uno ogni 8 marocchino, ma si rileva di fatto una miriade di nazionalità, veramente un 'mondo in classe', come mettono in evidenza i progetti interculturali.

UNIVERSITA' – A differenza delle scuole, nelle università del Bel Paese la presenza internazionale è ridotta: solo 1 ogni 35 iscritti è straniero, con concentrazioni particolarmente elevate negli atenei di Roma ''La Sapienza'', Bologna, Torino, Firenze e Padova. I 51.803 universitari esteri, dei quali 11.500 immatricolati nell'ultimo anno, si orientano maggiormente verso le facoltà di economia e di medicina. A laurearsi nel 2007 sono stati in 5.842 ed è probabile che la maggioranza ritornerà nei Paesi di origine.

LAVORO – Nonostante la crisi, nel 2008 il numero degli immigrati è aumentato tra gli occupati di 200mila unità. Del resto, nel mercato occupazionale italiano l'internazionalizzazione è in corso da tempo e i lavoratori nati all'estero sono il 15,5% del totale. Tra di essi non mancano gli italiani di ritorno, a testimonianza degli oltre 4 milioni di emigrati italiani residenti all'estero, ma la stragrande maggioranza è costituita da lavoratori stranieri, il cui afflusso si è incrementato specialmente nell'ultimo decennio. I lavoratori stranieri in senso stretto sono quasi un decimo degli occupati e contribuiscono per una analoga quota alla creazione della ricchezza del Paese. In particolare, 187.466 sono i cittadini stranieri titolari di impresa, in prevalenza a carattere artigiano, che garantiscono il lavoro a loro stessi e anche a diversi dipendenti.

Articlolo scritto da: Adnkronos/Ign