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Hamas: ‘No alle condizioni israeliane’

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TEL AVIV – Hamas non accetterà le condizioni israeliane per un cessate il fuoco a Gaza e continuerà ad opporre resistenza armata fino alla fine dell'offensiva. A dichiararlo è stato Khaled Meshaal, leader politico del movimento islamico palestinese. Meshal è intervenuto in apertura di una riunione straordinaria su Gaza a Doha. Oggi il quotidiano al-Sharq al-Awset aveva annunciato che Hamas era pronto ad accettare un cessate il fuoco con Israele a partire da domani, ad alcune condizioni. Tra queste, la durata di un anno della tregua.

Haaretz, citando fonti israeliane e occidentali, aveva fatto sapere che Israele ha rifiutato alcune delle condizioni poste da Hamas per il cessate il fuoco, compresa quella riguardo alla sua durata e la gestione dei valichi. Gerusalemme contesta l'idea di mettere un limite di tempo alla tregua, come richiesto da Hamas. "Il limite di tempo è un errore – ha spiegato una fonte israeliana – abbiamo già visto che quando scade il periodo di tregua, diventa una scusa per una nuova escalation di violenza: abbiamo bisogno di una tregua illimitata".

Sono proseguiti la notte scorsa gli attacchi israeliani contro la Striscia di Gaza
. I mezzi dell'aeronautica hanno colpito 40 obiettivi del movimento islamico Hamas, stando a quanto riferito oggi da un portavoce militare. Tra i bersagli colpiti, depositi di armi, tunnel usati per il contrabbando attraverso il confine tra Egitto e Striscia di Gaza, e postazioni dalle quali vengono lanciati i razzi contro il territorio dello stato ebraico.

L'esercito israeliano ha presentato oggi un suo 'primo bilancio' dell'offensiva militare su Gaza, sostenendo di aver attaccato oltre duemila obiettivi e distrutto tra il 60 e il 70 per cento dei tunnel usati per il contrabbando di armi tra l'Egitto e la Striscia di Gaza. Un portavoce militare ha anche reso noto che dal 27 dicembre – data di inizio dell'operazione militare israeliana – i militanti palestinesi hanno lanciato oltre 700 razzi e proiettili di mortaio contro il territorio israeliano.

Mentre fonti palestinesi a Gaza hanno aggiornato il bilancio delle vittime a 1.105 morti e 5.130 feriti. ''Quello che si vede in tv e si legge sui giornali non rappresenta la dura realtà in cui versa la popolazione della Striscia. L'amaro assedio di Gaza è una tempesta che aumenta di ora in ora fino a diventare un crimine contro l'umanità'' ha dichiarato oggi al Sir, l'agenzia stampa della Cei, in un messaggio, il parroco di Gaza, padre Manuel Musallam.

Intanto il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, è arrivato a Ramallah questa mattina per incontrare il premier palestinese Salam Fayyad e il presidente Mahmoud Abbas. Ban ripartirà poi per Ankara, prossima tappa della sua missione nella regione.

Incontrando i leader israeliani a Tel Aviv e Gerusalemme Ban ha affermato ieri che ci sono gli elementi per raggiungere una tregua in tempi ragionevolmente brevi. Il segretario generale ha poi presentato "una dura protesta" e manifestato "il suo oltraggio" per l'attacco israeliano contro una sede Onu a Gaza, che ha fatto tre feriti.

E' iniziata nel frattempo a a Kuwait City la riunione straordinaria dei ministri degli Esteri dei paesi arabi dedicata alla crisi a Gaza. Il vertice – il secondo in 15 giorni dopo quello che si è tenuto il 31 dicembre scorso al Cairo – è stato convocato dal Qatar. Lunedì il segretario generale delle Lega Araba, Amr Moussa, aveva preannunciato che durante la riunione si sarebbero analizzate le conseguenze del rifiuto di Israele di attenersi al contenuto della risoluzione 1860 del Consiglio di Sicurezza Onu che chiedeva un cessate il fuoco immediato.