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Hotel a luci rosse vicino al Santuario di Pompei

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NAPOLI – Blitz antiprostituzione dei carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata (Na) che hanno arrestato 10 persone, di cui 3 in carcere e 7 ai domiciliari, in esecuzione a ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Torre Annunziata su richiesta della locale Procura. Ad altre 7 persone è stato notificato l'obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla prostituzione ed alla agevolazione della prostituzione.

Sequestrati 7 alberghi e un appartamento nei quali si esercitava il meretricio. Nel corso di indagini coordinate dalla Procura di Torre Annunziata, i militari dell'Arma hanno scoperto l'esistenza dell'organizzazione delineando il modus operandi del gruppo al quale erano associate prostitute, italiane e straniere, gestori di alberghi nelle province di Napoli, Caserta e Avellino e la proprietaria 57enne di un immobile messo a disposizione per il meretricio. Dei 7 alberghi 3 sono ubicati nella città di Pompei, sede del Santuario pontificio.

L'indagine denominata 'Lupa' "trae origine – si legge in una nota della Procura – dalla presa di coscienza del diffuso disagio sociale causato dal dilagante fenomeno della prostituzione praticato a Pompei, non solo in modo tradizionale per le vie pubbliche, ma soprattutto mediante la tollerante compiacenza dei gestori di strutture ricettive che da tale fenomeno traggono cospicui guadagni, specie in nero, tralasciando la loro naturale vocazione e cioè quella di offrire servizi di ristorazione ai turisti".

"L'imbarazzante fenomeno della prostituzione è noto anche all'amministrazione comunale – prosegue la nota – che nel tentativo di arginarne le ripercussioni negative sull'immagine cittadina, nel 2007 emanava specifica ordinanza con la quale inaspriva le ammende per gli automobilisti che venivano sorpresi ad ingaggiare le prostitute lungo la strada".

Il fenomeno, spiega ancora la Procura, era "particolarmente diffuso nell'arco serale e praticato a ridosso dei rinomatissimi scavi archeologici di Pompei e in particolare in prossimità della prestigiosa 'Villa Dei Misteri'". Il nome dell'indagine nasce, non a caso, dal vocabolo latino 'lupa' ossia prostituta. Partita da Pompei, l'indagine, scrive la Procura, "ha dovuto subire una sorprendente espansione territoriale in diversi comuni della Campania come Mercogliano e Serino (Av), San Nicola La Strada (Ce), Napoli e Giugliano in Campania (Na), ed oltre, accertando che diverse strutture alberghiere si sostenevano esclusivamente con i proventi della prostituzione".

"Le prostitute sono arrivate a guadagnare in un giorno 3.000 euro cadauna – si legge nella nota della Procura – Il gruppo criminale che aveva allestito il giro di prostituzione, disponeva di un ampia scuderia di donne per poter soddisfare qualunque tipo di lussuria, e la tipologia dei clienti che a loro si rivolgevano era variegata, appartenente ad ogni ceto sociale. La tecnica del procacciamento dei clienti avveniva anche mediante inserzioni di annunci su riviste e quotidiani a tiratura anche nazionale, pagati esclusivamente dalla prostituta al prezzo di 85 euro cadauno".

Secondo quanto emerso dall'indagine inoltre "la promotrice dell'intera organizzazione, faceva prostituire la propria figlia di 20 anni e la nuora coetanea, al solo fine di massimizzare i suoi guadagni, trattando i propri affini alla stregua delle altre prostitute e pretendendone in egual misura la somma a lei spettante per quanto percepito dalla prostituta per ogni singola prestazione.

Per l'organizzazione della dislocazione sul territorio delle varie prostitute nulla era lasciato al caso – prosegue la nota della Procura – infatti, i vertici dell'organizzazione, sulla scorta di un rigido scadenzario, facevano ruotare le prostitute in ogni luogo da loro prescelto, seguendo veri e propri turni di servizio, ricadenti anche nei giorni festivi e tenendo conto anche dell'eventuale concorrenza di altre prostitute e, li' dove prevista, veniva inviata la ragazza piu' avvenente".

"Il prezzo di ogni prestazione sessuale non era a libera scelta della prostituta – prosegue la nota – ma era imposto dal vertice dell'organizzazione nella misura di 130 euro e rispondeva ad un rigido protocollo, poiche' nel prezzo doveva essere compresa la cifra di 30 euro da elargire alla struttura ricettiva, 50 euro da elargire comunque al R.M. che reggeva il gruppo, e 50 euro intascati dalla prostituta, rimanendo a suo carico le spese per l'autista e per l'annuncio".

Articlolo scritto da: Adnkronos