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Iran, la ‘democrazia via sms’ non corre alle elezioni

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ROMA – Fermare gli sms per impedire il controllo del voto: sarebbe stata questa – secondo i sostenitori del candidato moderato Hossein Mousavi – la strategia delle autorità iraniane, che hanno affermato, fra le proteste dell'opposizione, una riconferma 'trionfale' per il presidente uscente Mahmoud Ahmadinejad. Ancora oggi,

Sui blog diversi attivisti iraniani hanno affermato nel Paese è stato impossibile inviare messaggini: impossibile quindi per i rappresentanti del fronte riformatore presenti nei seggi, comunicare via sms i risultati verificati. E' un blackout forse non casuale che giunge dopo un'affluenza incredibile alle urne, mossa in parte da una vera e propria catena di sms inviati per sollecitare il voto.

Come ricordava il quotidiano 'Teheran Times', citando i dati forniti dalla compagnia telefonica iraniana, alla vigilia delle elezioni, il numero di messaggini inviato quotidianamente si e' raddoppiato, passando da una media di 55 milioni di sms al giorno fino a 110 milioni. Molti di questi, inviati dagli attivisti pro-Moussavi, puntavano ad evocare l' "incubo" di una rielezione di Ahmadinejad.

Ma, non solo a Teheran, i messaggini sono diventati da tempo anche uno strumento di controllo 'dal basso' della regolarità delle consultazioni elettorali. Grazie a una rete capillare di osservatori nei singoli seggi, con la distribuzione di risultati via sms, è possibile creare piuttosto facilmente un centro di raccolta dati 'parallelo' in grado di verificare la correttezza dello spoglio a ogni livello.

Pochi giorni fa in Libano, in poche ore, nonostante le tensioni il fronte filo-occidentale di Hariri ha potuto dichiarare la chiara vittoria sull'alleanza filo-Hezbollah grazie al monitoraggio capillare via sms e e-mail.

Il sistema di controllo via messaggini è stato usato per la prima volta nelle elezioni presidenziali indonesiane del 2005 e in quelle palestinesi del 2006 (in entrambi i casi i risultati, per quanto sorprendenti, non sono stati contestati dagli sconfitti). Può sembrare sorprendente, visto il livello piu' basso di diffusione della telefonia mobile, ma è in Africa che la 'democrazia via cellulare' ha conosciuto il maggiore sviluppo.

In Sierra Leone il sistema di controllo è stato utilizzato nel 2007, in Ghana nel 2008 gli 'scrutatori via sms' hanno monitorato oltre un migliaio di seggi mentre in Nigeria – un gigantesco paese con oltre 140 milioni di abitanti – nelle presidenziali di due anni fa via cellulare e' stato chiesto agli osservatori locali se ritenevano che il risultato ufficiale coincidesse con quanto riscontrato direttamente nei seggi: in quel caso l'80% degli sms confermarono l'esito ufficiale.

Le esperienze africane di 'partecipazione sociale' via cellulare sono gestite e descritte sui siti di numerose associazioni, come kiwanja.net, mobileactive.org o bungesms.com. Ma, proprio per le sue potenzialità, la nuova arma ha molti avversari. In alcuni casi, il blocco degli sms è stato addirittura preannunciato ufficialmente: due anni fa, in Cambogia, infatti, i messaggini vennero banditi durante il weekend delle elezioni politiche per permettere alla "situazione di calmarsi", spiegò il comitato elettorale di Phnom Pehn.

Più di recente in Kenya alcuni attivisti si videro recapitare sul telefonino un messaggio in cui, sotto la minaccia di azioni legali, il ministero della Sicurezza Interna li "invitava a desistere dall'inviare o inoltrare quasiasi sms che possa provocare disordini pubblici". Anche il Grande Fratello, insomma, sa usare gli sms.

Articlolo scritto da: Adnkronos