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L’Italia dà l’addio ai parà uccisi

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ROMA – La mano del piccolo Martin, sette anni, che si alza improvvisamente dal banco riservato in chiesa ai familiari delle vittime dell'attentato di Kabul per avvicinarsi al feretro del padre, il capitano Antonio Fortunato, e accarezzarne la foto posta dinanzi alla bara. Come anche il saluto militare tra le lacrime con il basco amaranto sul capo, omaggio ala papà. Sono forse queste le immagini più commoventi che hanno segnato la giornata dei funerali solenni dei sei parà uccisi in Afghanistan, celebrati oggi nella basilica di San Paolo fuori le Mura. Martin che dà l'ultimo saluto al padre, come ieri il piccolo Simone all'arrivo dell'aereo che riportava in Italia la salma del papà.

Un grido, 'Folgore, Folgore', ha accompagnato i feretri dei sei parà all'uscita della chiesa. 'Viva i nostri eroi' ha gridato la folla tra gli applausi. Al termine delle esequie la pattuglia acrobatica delle frecce Tricolori ha sorvolato la basilica. Poi, per i sei parà, l'ultimo viaggio verso le rispettive città di appartenenza.

Decine le bandiere tricolori sui balconi di via Ostiense, nel tratto che dalla Piramide Cestia conduce alla basilica di San Paolo fuori le Mura. I cittadini romani hanno così voluto manifestare la loro vicinanza e solidarietà alle Forze armate colpite da un così grave lutto. Alle finestre anche qualche bandiera della pace cui sono stati sovrapposti altri piccoli tricolori. A dare il segno tangibile della partecipazione delle istituzioni anche i tanti tricolori posti sui lampioni e sugli arredi urbani nell'area intorno alla basilica.

Un lungo applauso della folla ha accolto l'arrivo in chiesa dei familiari dei militari uccisi. Persone di tutte le età, in tanti con in mano una bandiera tricolore. Famiglie con bambini al seguito, ex parà, singoli cittadini sono accorsi in migliaia per assistere ai funerali. Tra loro anche tanti giovani. I sei parà avevano dai 26 ai 37 anni. Più di 3.000 le bandiere tricolori distribuite dalle squadre del comune di Roma. Tra i cartelli e gli striscioni tenuti in alto dai gruppi di persone alcuni che recitavano: 'Gli angeli degli eroi vi sorridono mentre vi fanno la scorta d'onore fino alla luce di Dio in paradiso. Viva l'Italia'. E ancora: 'Onore e gloria ai nostri soldati caduti'.

Tra gli applausi e le urla della gente che gridava 'Viva la Folgore', le bare dei sei caduti di Kabul, avvolte nel Tricolore, hanno fatto ingresso nella basilica, gremita di persone. E tra gli applausi si è svolta la lenta processione dei sei feretri attraverso la navata centrale. Fuori, nel piazzale antistante, un silenzio surreale e assordante.

Fra le corone di fiori, anche quella inviata dai familiari della strage di Nassiriya. Tanti i fiori e le corone, da parte delle istituzioni, appoggiati sul piazzale davanti a San Paolo.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è inchinato al passaggio di ognuna delle sei bare, mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è unito all'applauso di tutti i presenti nel momento dell'ingresso dei feretri portati a spalla dai 'baschi amaranto'. In prima fila anche il presidente del Senato Renato Schifani e il presidente della Camera Gianfranco Fini, visibilmente commosso.

Del mondo politico erano presenti, tra gli altri, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, i ministri Ignazio La Russa, Giulio Tremonti, Roberto Calderoli, Umberto Bossi, Franco Frattini, Altero Matteoli, Renato Brunetta, Maurizio Sacconi, Giorgia Meloni, Angelino Alfano, Raffaele Fitto, Andrea Ronchi, Michela Vittoria Brambilla, l'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il segretario del Pd Dario Franceschini, Massimo D'Alema, Francesco Rutelli, Piero Fassino, il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, Lorenzo Cesa, Rocco Buttiglione, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il capo dipartimento della Protezione Civile Guido Bertolaso.

Nell'omelia monsignor Vincenzo Pelvi, ordinario militare, ha sottolineato che se uno Stato ''non è in grado di proteggere la propria popolazione da violazioni gravi e continue dei diritti umani, come pure dalle conseguenze delle crisi umanitarie provocate sia dalla natura che dall'uomo'', la comunità internazionale ''è chiamata ad intervenire esplorando ogni possibile via diplomatica e prestando attenzione e incoraggiamento anche ai più flebili segni di democrazia o di desiderio di riconciliazione''. La ''responsabilità di proteggere'' è per l'ordinario militare ''un principio divenuto ragione delle missioni di pace''.

Durante i funerali un uomo e una donna, familiari delle vittime, hanno dovuto lasciare la prima fila a causa di un lieve malore. Mentre un uomo, nel corso della celebrazione, ha urlato: "Pace subito, pace subito". Subito bloccato dal personale di sicurezza è stato accompagnato all'uscita laterale posta sulla navata sinistra della basilica.

Da una voce tra la folla, all'uscita delle bare dalla chiesa, si è levato un altro grido: ''Lasciateli marcire i talebani, lasciateli marcire questi afghani. Quanti morti ancora?''. E c'era pure chi chiedeva: "Rimandateli a casa".

Antonio Fortunato, "è morto per portare un aiuto a quella gente, per dare una mano" dicono i commilitoni ricordando il capitano ucciso. "Conosciamo i rischi cui andiamo incontro, sappiamo di non andare a fare una gita. Ero amico di Antonio Fortunato, prestavo servizio nella sua stessa compagnia – dice il tenente Stefano Cozzella, del 186° reggimento – lui ora è morto e io mi sento un po' in colpa. Sono sicuro che i commilitoni che si trovano in missione saranno ora ancor più motivati per portare avanti il loro compito".

''Conoscevo Massimiliano – ricorda Marco, un parà della Folgore amico di Massimiliano Randino – ho lavorato con lui a Livorno anni fa. Lo ricordo come un paracadutista e un lavoratore che non si è mai tirato indietro davanti a niente. Sono di Roma e sono venuto qui per dargli l'ultimo saluto''.

''E' una tragedia per noi italiani e per tutto il mondo. Sono eroi'' secondo Giuliano, in fila davanti alla basilica, che ha voluto rendere omaggio ai parà indossando una maglietta con la scritta 'campioni del mondo'. ''Oggi ho deciso di mettermi questa maglietta bianca con scritto campioni del mondo – spiega all'ADNKRONOS – per rendere così omaggio a questi ragazzi. E' una tragedia, come lo è stata quella di Nassyria''.

''Siamo commossi. Questi ragazzi partono per portare la pace e ci rimettono la vita ma sono più forti loro della guerra'' sono le parole di una signora, tra le lacrime, che spiega così perché ha voluto essere presente. ''Siamo italiani – ha ribadito – questa mattina abbiamo voluto essere qui''.

''Siamo qui per solidarietà, siamo fieri di essere italiani'', dice una ragazza, un'altra giovane, Simona, spiega: ''Stare qui è per chi crede veramente nell'Italia, nella bandiera e nei valori che hanno portato i nostri eroi a Kabul e che li hanno portati a compiere il sacrificio estremo''.

''Profondamente addolorato per il tragico attentato'' a Kabul si è detto papa Benedetto XVI, esprimendo ''sentite condoglianze'' ai familiari delle vittime ''come pure all'intera nazione italiana'' per questo gravissimo lutto in un telegramma inviato dal segretario di Stato Vaticano cardinale Tarcisio Bertone in occasione delle esequie solenni. Il Pontefice si è unito ''spiritualmente alla celebrazione'' ed ha invocato ''l'intercessione di Maria Santissima Regina Pacis affinché Dio sostenga quanti si impegnano ogni giorno a costruire nel mondo solidarietà, riconciliazione e pace''. Nel messaggio del Papa un ''particolare pensiero'' è stato rivolto ai militari feriti.

Articlolo scritto da: Adnkronos/Ign