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Marcello Scuffi: “Opere recenti”

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AREZZO – Nuovo prestigioso appuntamento per la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Piazza San Francesco. In esposizione le opere recenti del maestro Marcello Scuffi, figura di spicco nello scenario artistico nazionale. La mostra è organizzata dall’assessorato alla cultura del Comune di Arezzo e curata da Giovanni Faccenda.

Inaugurazione giovedì 1 ottobre alle 18, fino al primo novembre con ingresso gratuito dal martedì alla domenica dalle 10,30 alle 18,30. Alla inaugurazione saranno presenti Lorella Pagnucco Salvemini, direttrice di “Arte in”, il bimestrale d’arte più diffuso, e una troupe di Sky per una trasmissione sull’autore e sulla mostra che rappresenterà un “veicolo pubblicitario” importante per Arezzo.
“Ci fa piacere ospitare Scuffi – ha dichiarato l’assessore alla cultura del Comune di Arezzo Camillo Brezzi – per l’evidente ispirazione a Piero della Francesca delle sue opere, espressa specialmente nel tendone da circo ricorrente che richiama la tenda del sogno di Costantino. Scuffi meritava un tale riconoscimento, i suoi dipinti una siffatta collocazione: la Cappella Bacci è a pochi passi, separata, o potremmo dire unita, alla Galleria Comunale soltanto da un muro. A livello personale ho apprezzato altri temi come le locomotive inserite in contesti urbani rarefatti e i paesaggi di pescatori. Ringrazio inoltre il maestro per il quadro che donerà alla collezione della Galleria Comunale, ‘Il circo nell’aia’. Esso andrà ad arricchire una raccolta che dal 2008 sta irrobustendosi e che presto esporremo nella sala di Consiglio Comunale”.
“Quanto Piero della Francesca e le sue solenni atmosfere – ha aggiunto il curatore Giovanni Faccenda – abbiano da sempre costituito il principale modello di Scuffi lo dimostrano le opere che realizza, ricercate soprattutto in quella tensione, misteriosa e impalpabile, che sciama all’ombra del tendone fissato da invisibili circensi in prossimità di piazze d’acqua o depositi di treni in disuso. In un paesaggio, comunque, annegato nel silenzio. Questa perenne condizione evocativa, molto sentita anche nelle nature morte, che il pittore peraltro costruisce senza ricorrere a bizzarri artifici, determina una metafisica nella quale facile è scorgere la lezione di Böcklin e de Chirico, dei paesaggisti del Quattrocento così come di Sironi e le sue desolate periferie. Senza tuttavia per Scuffi giungere a mera emulazione. La sua iconografia resta infatti personale e caratteristica”.
“Non riuscivo a fare quadri piccoli – ha concluso Marcello Scuffi – fino a non molto tempo fa. Poi, progressivamente ne ho realizzato una ventina che ho tenuto da parte per Arezzo e che adesso finalmente sono riuscito a radunare. Vorrei dimostrare che si può credere nella pittura non solo come arte ma anche come artigianato, un po’ come i pittori delle chiese toscane del tre-quattrocento che hanno costituito la mia prima fonte di ispirazione, fino a quando non ho scoperto Piero della Francesca, il pittore più moderno nella storia dell’arte, dalle grotte primitive agli ultimi concettuali”.