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Morta la stella più vecchia dell’Universo

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Morta la stella più vecchia dell’Universo

ROMA – Muore una delle stelle più vecchie e lontane dell'Universo, una di quelle stelle nate 'poco dopo' il Big Bang. E a vederne la fine è stato un telescopio italiano. ll Telescopio Nazionale italiano Galileo, posto alle Isole Canarie, lo scorso venerdi' notte e' infatti riuscito, per primo al mondo, ad osservare il segnale ottico corrispondente ad uno dei Lampi di Raggi Gamma piu' importanti mai registrati. "Con enorme stupore, -riferisce l'Istituto Nazionale di Astrofisica- gli astronomi italiani si sono accorti, mentre analizzavano febbrilmente i primi dati che arrivavano in tempo reale, che avevano a che fare con l'oggetto piu' distante nell'Universo mai osservato, con un redshift 8.1, record assoluto".

"Secondo le prime interpretazioni, -continua l'Inaf- si potrebbe trattare dell'immane esplosione conseguente alla fine dell'esistenza di una delle prime stelle formatasi nell'Universo, a poco piu' di 600 milioni di anni dal Big Bang, che sarebbe quindi lontana da noi oltre 13 miliardi di anni luce e risulterebbe l'oggetto celeste piu' distante mai osservato". La scoperta, che in poche ore ha fatto il giro del mondo scientifico per la sua importanza e annunciata oggi, "premia anni di paziente ricerca e collaborazione della rete di astrofisici italiani, Cibo, specializzati in queste ricerche" commenta l'Inaf.

"Secondo le teorie maggiormente accreditate questa esplosione -affermano ancora gli scienziati- sarebbe l'ultimo, immenso, bagliore di una stella grande piu' di cento volte il nostro Sole. L'osservazione ci rivela poi che gia' in un Universo cosi' 'giovane' esistevano stelle gia' formate ed anzi giunte al termine della loro esistenza". "Il Telescopio Nazionale Galileo -conclude l'Ente di ricerca italiano- onora quindi nel modo migliore i 400 anni dalle prime osservazioni del cielo col cannocchiale, effettuate nel 1609 proprio dal Galilei". E la cronaca dell'affascinante osservazione e' scandita edalla grande "emozione" degli scienziati italiani. Sono le 10 di mattina, ora italiana, dello scorso 23 aprile, quando il satellite Swift, detto "il rondone", coglie un improvviso Lampo di Raggi Gamma, con lo speciale strumento di bordo sviluppato per questo scopo, il Bat, Burst Alert Telescope.

Il Lampo Gamma dura parecchio, almeno 10 secondi, indice, raccontano gli scienziati dell'Inaf, "di un evento cosmico probabilmente catastrofico ed estremamente energetico. Si calcolera' poi che in quei 10 secondi sia stata emessa 100 volte piu' energia di quanto il Sole faccia nell'intera esistenza di 9 miliardi di anni". Grazie a questa prima rilevazione, quindi, il satellite riesce a ripuntare immediatamente gli altri telescopi di bordo verso la zona in cui e' appena terminato il Lampo Gamma. Si mettono in osservazione il telescopio capace di catturare i raggi X, Xrt, realizzato in parte dall'Osservatorio di Brera-Milano dell'Inaf, ed un secondo che osserva la radiazione visibile ed ultravioletta.

Ad un Lampo di Raggi Gamma infatti segue, quasi subito, una forte emissione di raggi X ed una controparte nell'ottico, un fenomeno noto come "afterglow". "In questo modo -continuano gli scienziati dell'Inaf- si e' potuto localizzare con precisione dove, nel cielo, era avvenuto il Lampo e il satellite Swift, una missione Nasa con il contributo della Gran Bretagna e dell'Italia, tramite anche l'Agenzia Spaziale Italiana, 'passa la palla' ai telescopi a Terra perche' continuino l'osservazione nelle lunghezze d'onda della luce visibile". Al momento dello scoppio del lampo, i soli telescopi che potevano essere puntati verso quella zona di cielo sono quelli del Nord America e delle Hawaii, dato che in quel momento in quei luoghi era notte.

Si mettono all'opera, ma riescono solo a rivelare una debole sorgente visibile nell'infrarosso, possibile indizio che la sorgente osservata e' veramente molto, molto lontana. La notte arriva finalmente, dopo qualche ora, anche alle Canarie, dove l'Italia ha il proprio Telescopio Nazionale Galileo, Tng. E in Italia c'e' anche, da oltre 10 anni, una rete di astrofisici denominata Cibo, organizzata a seguire e studiare questi fenomeni, che rappresentano uno dei problemi di frontiera piu' affascinanti dell'astrofisica attuale. Avuto l'allarme in automatico da Swift, si attivano e chiedono di osservare il fenomeno con il Tng, sconvolgendo la schedula di lavoro di quella notte. Permesso accordato dal direttore, Emilio Molinari, data l'eccezionalita' della situazione.

Articlolo scritto da: Adnkronos