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Nave dei veleni, nessuna scoria radioattiva

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Nave dei veleni, nessuna scoria radioattiva

ROMA – Nessuna 'nave dei veleni': solo una nave passeggeri. Per l'esattezza, ad affondare al largo delle coste calabresi di Cetraro fu la nave passeggeri 'Catania', costruita nei cantieri navali di Palermo nel 1906 per l'armatore di Genova 'Società Marittima Italiana' e silurata il 16 marzo 1917, nel corso della érima guerra mondiale, dal sommergibile tedesco U-Boat 'U 64' nel viaggio di ritorno sulla tratta Bombai-Napoli. E' quanto informa ufficialmente il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, nella conferenza stampa convocata con il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso nella sede della Dna, la direzione nazionale antimafia.

Che non si tratti di alcuna 'nave dei veleni' è la conclusione cui sono giunte le autorità chiamate dal ministero dell'Ambiente e dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro a indagare sul relitto rinvenuto al largo di Cetraro, in provincia di Cosenza, e sul suo relativo carico. L'investigazione ha messo in luce che l'imbarcazione affondata ha una lunghezza di 103 metri con una sovrastruttura centrale, nella quale si intravedono alcune 'maniche a vento' cilindriche e non dunque bidoni con al loro interno materiale radioattivo. Inoltre, è stata rilevata la presenza di numerose cabine tipiche delle navi passeggeri e visionati anche alcuni interni, grazie al ponte in legno distrutto dal siluramento, ordinato dal comandante del sommergibile tedesco Robert Moraht.

"In 47 giorni, a tempo di record, siamo riusciti a fare piena luce sulla vicenda – dichiara soddisfatta la Prestigiacomo – per non lasciare margini di ambiguità sulla sicurezza sia ambientale che alimentare. E' giusto ora rassicurare subito l'opinione pubblica nazionale e la popolazione calabrese sull'esito delle indagini su quella che non è assolutamente una nave dei veleni ma un comune piroscafo".

La Prestigiacomo esorta in futuro a "seguire vicende simili con più prudenza e con meno allarmismo. Purtroppo, si è soffiato sulla vicenda da parte di diversi sindaci e amministratori locali e si è registrata una ostilità a tutti i costi delle autorità regionali calabresi contro il governo. L'invito alla cautela e alla prudenza in casi simili serve non solo a non creare allarmismi tra la popolazione ma anche a non mettere in ginocchio settori economici nevralgici come il turismo e la pesca, fermo restando che deve andare avanti la lotta contro l'inquinamento e contro le ecomafie, che considero una priorità per il governo e per il ministero che guido".

Dal suo canto, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso sottolinea che "gli esiti odierni non bastano comunque a rassicurare una volta per tutte i calabresi e i turisti italiani e stranieri. Occorre un programma organico di interventi che accerti la realtà e verifichi tutte le situazioni, sia in mare che in terra, per bonifiche con uomini e mezzi adeguati. La lotta all'ecomafia non si chiude certo con la chiusura del caso Cetraro, al di là della giusta esigenza di evitare i responsabili allarmismi e negativi pregiudizi ma recuperando la fiducia nelle istituzioni".

C'è ''sollievo per il falso allarme'' ha detto Ermete Realacci, del Pd, ''ma non perdiamo l'occasione per fare luce una volta per tutte sul mistero delle navi dei veleni e per bonificare le aree della Calabria che risultano contaminate dalla radioattività. Che decine di navi siano state affondate nel Mediterraneo con il loro carico sospetto è un fatto documentato in atti parlamentari e nelle inchieste condotte dalla magistratura da oltre dieci anni a questa parte''.

''La Cunsky, la Nicos 1, la Mikigan, la Rigel, la Four Star 1, la Anni Alessandro 1, Marco Polo e altre navi dei veleni – riferisce – giacciono ancora da qualche parte del Mediterraneo. E' dovere di uno Stato civile non affondare il diritto alla verità''.

Articlolo scritto da: Adnkronos/Ign