Home Cronaca Navi dei veleni, Mediterraneo infestato forse da 30 relitti

Navi dei veleni, Mediterraneo infestato forse da 30 relitti

0
Navi dei veleni, Mediterraneo infestato forse da 30 relitti

CATANZARO – Il collaboratore di giustizia Francesco Fonti, che ha fornito dichiarazioni sulla base delle quali è stata trovata la sospetta 'nave dei veleni' al largo di Cetraro, potrebbe essere sentito presto dal procuratore di Paola, Bruno Giordano, titolare dell'indagine sui rifiuti tossici fatti affondare nel Mediterraneo.

''Ho attivato i miei canali per verificare se si trovi sotto protezione, è anche malato'' ha detto all'Adnkronos il magistrato. ''Certo le sue dichiarazioni finora hanno trovato riscontro'' ha aggiunto Giordano, che sul seguito dell'inchiesta non si sbilancia: ''Chiaramente siamo ancora nella fase delle indagini, verifichiamo intanto che la nave affondata sia proprio la Cunsky e poi proseguiremo con la politica dei piccoli passi''.

L'assessore all'ambiente della Calabria, Silvio Greco, che ha messo a disposizione della Procura di Paola il robot sottomarino che ha individuato il relitto, ha lanciato un appello per la realizzazione di una mappa mediterranea. ''E' l'intero Mediterraneo, dall'Adriatico al Tirreno dal Canale di Sicilia all'Egeo, ad essere coinvolto nell'inabissamento delle navi dei veleni, problema che oggi si presenta in Calabria, scoperto grazie alla testardaggine della Procura di Paola e della Regione – afferma l'assessore Greco – Senza un meticoloso lavoro di indagine della magistratura, con la necessaria verifica strumentale ottenuta dalla Regione Calabria, non si sarebbe giunti alla scoperta della Cunski. Ora che il velo è stato alzato bisogna realizzare una mappa mediterranea, perché mancano all'appello forse trenta mercantili utilizzati per far sparire rifiuti tossici, nocivi e radioattivi''.

Su questi temi il 23 settembre è stata convocata a Roma una riunione della Commissione Ambiente e Protezione Civile degli assessori regionali, di cui Silvio Greco è coordinatore.

''Questo inquinamento riguarda tutte le Regioni, non solo rivierasche, perché i traffici illegali di rifiuti non hanno confini. Ma da sole non possiamo farcela né nella ricerca dei relitti, né nella bonifica. Dalla vicenda calabrese – ha affermato Greco – si possono trarre alcune considerazioni che valgono per tutti i mercantili usati per questo businnes criminale e che inevitabilmente riportano a responsabilità nazionali e internazionali. Se nel mare di Cetraro, come sembra, c'è il relitto della Cunski, per lo Stato ci troviamo davanti a un naufragio mai iscritto nei registri delle Capitanerie di Porto, perché quella nave risultava ufficialmente rottamata il 23 gennaio 1992 in India, nell'area di smantellamento di Alang, nel distretto di Bhavnagar. Insomma, qui le complicità sono globali come il pericolo di questi rifiuti inabissati''.

''Se il governo italiano non si muoverà – ha concluso Greco – le nostre Regioni dovranno promuovere un incontro con Francia, Spagna, Grecia, Malta e Slovenia, Paesi coinvolti dalle navi dei veleni. Dobbiamo chiedere l'intervento straordinario della Commissione Europea, per sapere dove si trovano i relitti e avviare le operazioni di recupero e smaltimento. E' evidente che questi rifiuti creano un problema all'interno dell'ecosistema mediterraneo e quindi a tutta la popolazione dei 22 Paesi rivieraschi''.

Intanto, dopo il ritrovamento del presunto relitto del Cunsky in Calabria, riprende quota in Basilicata la segnalazione di un possibile affondamento di una nave utilizzata per il traffico di rifiuti radioattivi. Nel 2005 il collaboratore di giustizia, che per primo ne ha parlato, ha dichiarato anche che al largo di Maratea (Potenza) nel 1992 fu fatta affondare la nave 'Yvonne' che trasportava 150 fusti di fanghi radioattivi. La conferma alle dichiarazioni del pentito giunta da Cetraro ora viene attentamente valutata anche in Basilicata. Si sono già svolte delle ricerche e, a quanto apprende l'Adnkronos, ci sono delle tracce.

Nel 2007 il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata commissionò uno studio all'Istituto per l'ambiente marino costiero del Cnr per ricavarne una cartografia marina e costiera. Si trattava di realizzare la 'Cartografia morfobatimetrica al largo della costa lucana' ma nello stesso tempo le attività avrebbero consentito di acquisire informazioni su ciò che poteva essere presente in quel tratto e in quello immediatamente confinante. Nel corso di quattro campagne oceanografiche furono utlizzate le navi 'Urania' e 'Thetis' e la research vessel 'Napoli'.

I rilievi effettuati si spinsero fino a una profondità di 600 metri. Le ricerche si sono concluse con la stesura della cartografia, così come richiesto, ma hanno anche evidenziato la presenza di 7 'target'. In pratica le carte mostravano la presenza di 7 'macchie', la cui natura però non poteva essere determinata. Si trovano alla profondità di 81 metri, 113 m, 512 m, 448 m, 526 m, 484 m, 62 m.

Potrebbe trattarsi di rocce ma una di queste 'macchie' è ritenuta particolarmente significativa perché simile a quella della nave affondata che è stata rilevata a suo tempo a Cetraro. La nave ritrovata in Calabria, infatti, era stata evidenziata con tanto di coordinate da una ricerca oceanografica e poi confermata dal robot marino il 12 settembre sulla base di quelle coordinate.

Articlolo scritto da: Adnkronos/Ign