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Nel mondo 2.390 esecuzioni capitali nel 2008

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ROMA – Una buona e una cattiva notizia: l'anno scorso sono state messe a morte 2.390 persone in 25 paesi del mondo su 59 di quelli che ancora la mantengono. La maggior parte dei Paesi del mondo si sta dunque avvicinando all'abolizione della pena capitale. Sul fronte opposto, tuttavia, sono state emesse almeno 8.864 condanne in 52 paesi, oltre il doppio rispetto ai 3.347 del 2007.

E' quanto emerge dal rapporto di Amnesty International (AI), 'Condanne a morte ed esecuzioni nel 2008', in cui l'organizzazione per i diritti umani sottolinea che sono state eseguite più condanne in Asia che in ogni altra parte del pianeta. "Solo in Cina -si legge- hanno avuto luogo quasi tre quarti delle esecuzioni su scala mondiale, 1718 su 2390, dati che si teme potrebbero essere più elevati poiché le informazioni sulle condanne a morte e le esecuzioni restano un segreto di stato".

Per contrasto, in Europa solo un paese ricorre ancora alla pena di morte: la Bielorussia. ''La pena di morte è la punizione estrema, è crudele, inumana e degradante. Nel XXI secolo non dovrebbe esserci più posto per decapitazioni, sedie elettriche, impiccagioni, iniezioni letali, fucilazioni e lapidazioni'' ha detto Irene Khan, segretaria generale di AI.

Il rapporto segnala i paesi in cui sono state emesse condanne a morte al termine di processi iniqui, come Afghanistan, Arabia Saudita, Iran, Iraq, Nigeria, Sudan e Yemen; l'uso spesso sproporzionato della pena di morte nei confronti di persone povere o appartenenti a minoranze etniche o religiose in paesi come Arabia Saudita, Iran, Stati Uniti d'America e Sudan; il costante rischio che vengano messi a morte innocenti, come dimostrato dal rilascio di quattro detenuti nel braccio della morte delle carceri statunitensi.

Entrando nel dettaglio regione per regione, il rapporto di Amnesty International ricorda che in Asia 11 paesi continuano a ricorrere alla pena di morte: Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam.

Il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, è stato registrato nella regione Africa del Nord-Medio Oriente. In Iran sono state messe a morte almeno 346 persone, tra cui otto minorenni al momento del reato, con metodi che comprendono l'impiccagione e la lapidazione. In Arabia Saudita le esecuzioni sono state almeno 102, solitamente tramite decapitazione pubblica seguita, in alcuni casi, dalla crocifissione.

Nel continente americano, rileva AI, solo gli Stati Uniti d'America hanno continuato a ricorrere con regolarità alla pena di morte, con 37 esecuzioni portate a termine lo scorso anno, la maggior parte delle quali in Texas. L'unico altro stato in cui sono state eseguite condanne a morte è stato Saint Christopher e Nevis, il primo dell'area caraibica ad aver ripreso le esecuzioni dal 2003.

Quanto alla Bielorussia, ultimo paese in Europa e nell'ex Unione Sovietica che ancora esegue condanne a morte, Amnesty International rileva che "non esistono dati o statistiche ufficiali", stimando che "più di 400 persone siano state messe a morte dal 1991, anno in cui la Bielorussia è diventata indipendente". "L'intero procedimento che riguarda la pena di morte è avvolto dal segreto -si legge nel documento di AI- I prigionieri e i loro familiari non sono informati sulla data dell'esecuzione; il corpo del condannato non viene restituito alla famiglia, né viene detto dove sia sepolto". L'applicazione della pena di morte nel paese "è aggravata da un sistema di giustizia penale viziato, dove tortura e maltrattamenti sono utilizzati per estorcere le 'confessioni' e i condannati non hanno accesso alle legittime procedure d'appello", denuncia l'organizzazione per i diritti umani.

Dall'indipendenza, le autorità bielorusse hanno intrapreso qualche passo verso l'abolizione della pena di morte, come la riduzione dei reati capitali -si legge-. Nel 2004, la Corte costituzionale ha dichiarato che la pena di morte è in conflitto con la Costituzione e che dovrebbe essere abolita dal Presidente e dal parlamento. Tuttavia, sottolinea Amnesty che nell'ottobre scorso ha visitato il Paese, "le autorità non hanno ancora dimostrato la volontà politica di intraprendere i necessari cambiamenti legislativi o di iniziare un ampio dibattito pubblico sull'argomento".

Articlolo scritto da: fonte: Adnkronos/Ign