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‘Nuvole Barocche’ al Teatro Giacomo Papini di Pieve Santo Stefano

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"Intenso lavoro di invenzione e movimento, realizzato da tre giovani attori che formano un corpo solo, per una drammaturgia del sequestro, tra microcriminalità e disperazione urbana", questa è la Menzione speciale della Giuria del Premio Tuttoteatro.com Dante Cappelletti, che ha ricevuto lo spettacolo Nuvole Barocche di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Luca Stano, che sarà presentato al Teatro G. Papini di Pieve Santo Stefano, sabato 24 gennaio al Teatro Papini di Pieve Santo Stefano alle ore 21.15. Un testo che fonda le proprie radici sul desiderio e l'esigenza di tre giovani attori, da poco diplomati presso l'Accademia d'Arte Drammatica Nico Pepe di Udine, di mettersi in gioco, di esporsi in prima persona al termine della propria esperienza formativa. Durante gli ultimi mesi di corso, Di Luca, Setti e Stano, decidono di scrivere una nuova drammaturgia all'interno della quale le individualità, le capacità e le esigenze artistiche di ognuno, possano convogliare e unirsi all'interno di un'unica forte idea comune. Nasce così "Nuvole Barocche", Lo spettacolo che prende il titolo dall'album di De Andrè e gode del patrocinio morale della Fondazione Fabrizio De Andrè . "Non è nostra intenzione celebrare in modo divinatorio la figura del cantautore – scrivono gli autori – così facendo daremmo vita ad un'operazione banale e scontata. Al contrario, abbiamo indagato la sua poetica, le sue debolezze di uomo, le fragilità e i limiti ispirandoci a ciò che il cantautore stesso faceva: dar voce alle diversità e alla miseria umana. I tre personaggi del nostro testo si relazionano alla vicenda del sequestro con curiosità, freschezza e talvolta ingenuità; essi non hanno soluzioni da intellettuali, non parlano di De Andrè in modo ricercato e non vogliono compiacere nessuno". E' l'estate 1979, quella dei grandi sequestri e del rapimento di Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi. Nello stesso periodo tre ragazzi di ventisette anni, in passato amici e da diverso tempo lontani tra loro, si ritrovano in uno scantinato per rapire un bambino. Essi hanno, per tre motivi diversi, un disperato bisogno di denaro. La disillusione, il rapporto con la loro infanzia, l'amicizia ormai tramutata in qualcos'altro e la perdita della loro innocenza, sono i temi che dominano i dialoghi. Lo spettacolo esplora, a dieci anni dalla morte di De Andrè, i concetti di periferie fisiche, mentali e sociali. Luoghi border-line tra il lecito e l'illecito, tra l'illusione e la disillusione, tra sogno e realtà. Vorrebbero tornare indietro, alla loro giovinezza, per recuperare uno sguardo ormai perso, ma tutto è svanito per sempre, tutto ormai ruota intorno all'inganno e alla speranza di un riscatto sociale. L'anarchia (Nico), l'alcolismo (Beppe) e l'emarginazione (Pier), come punti di contatto tra i tre protagonisti ed il cantautore genovese. La vicenda diventa allora un simbolo della crisi sociale all'interno del proletariato, al suo culmine nei tormentati anni '70, ma ritrova un occhio di speranza per i vicini '80.