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Paolucci e Tulli: ‘Sulla vicenda D’Alessandro polemiche pretestuose’

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Paolucci e Tulli: ‘Sulla vicenda D’Alessandro polemiche pretestuose’

AREZZO – Dichiarazione dei consiglieri comunali Marco Paolucci e Marco Tulli: «Le polemiche di questi giorni su Rolando D’Alessandro, o Felice, coinvolgono il passato di una persona che, è banale dirlo, non conoscevamo fin quando non è scoppiata la querelle sulla targa posta nell’atrio del Liceo Classico dedicata al fascista Vittorino Ceccherelli. Il fatto è che sono state consegnate centinaia di firme dalla Spagna, a nome dell’associazione Associació Cultural Altraitalia di Barcellona, attinenti a una questione politica e culturale.

E visto che si tratta di una questione politica e culturale, la vita precedente di D’Alessandro, consumata in Italia più di 30 anni fa, non sposta di una virgola la questione della targa a Ceccherelli. Per noi resta un fatto grave che in una scuola pubblica ci sia una lapide dedicata a un legionario che partecipò al colpo di stato fascista di Franco, uccise civili dal suo aereo e contribuì a 40 anni di dittatura in terra iberica. E continueremo la nostra battaglia, iniziata ben prima che gli italiani di Catalogna raccogliessero firme, per rimuoverla o aggiungere a essa un’ulteriore didascalia che faccia chiarezza storica e ricostruisca le vicende e le ragioni della guerra civile spagnola.

Rileviamo piuttosto, ancora una volta, con preoccupazione che da parte di consiglieri comunali di centrodestra si colga l’occasione per rinnegare il dettato della Costituzione Repubblicana. Perché si sfrutta questa vicenda, nata da un equivoco, per dare legittimità all’esercito falangista e al generale Franco sostenuto da Mussolini e Hitler. Si fa di conseguenza apologia del fascismo nella sua variante spagnola, così come la si farebbe se finissimo per giustificare o, peggio, glorificare, Salazar, i colonnelli della Grecia, Pinochet o i militari argentini e tutti i loro sostenitori italiani. Che eroi non sono perché non hanno combattuto dalla parte della democrazia e della libertà.»